Incrocio del destino tra Ole e il suo primogenito: nell'amichevole Kristiansund-Manchester United, Noah ha mosso i suoi primi passi da professionista. A osservarlo in panchina (accanto all'idolo Carrick) c'era anche Elijah, l'altro figlio di Solskjaer
Biondo come lo era papà. Sorridente come lo è papà. E da qualche giorno tra i professionisti del pallone, come papà e… contro papà. La dinastia dei Solskjaer continua nel segno di Noah, il diciannovenne figlio di Ole che ha debuttato tra i grandi del calcio sfidando nientemeno che il Manchester United e proprio davanti agli occhi del suo primo tifoso. Al momento dell'ingresso in campo una pacca sulla spalla, un sorriso e il miglior augurio che si possa fare al figlio: quello di ripetere le proprie gesta. Il quadretto familiare, completato dall'altro (di tre) figli di Solskjaer seduto in panchina accanto al padre, è andato in scena nell'amichevole tra i norvegesi del Kristiansund e il Manchester United.
Noah Solskjaer ha fatto i suo ingresso tra i pro del calcio al minuto numero 87, e poco importa se proprio pochi secondi dopo sia arrivato il gol partita dell'1-0 di Mata (in una vittoria comunque poco entusiasmante per il papà-allenatore). La gioia nel vedere il proprio ragazzo scendere in campo - per di più accanto all'altro figlio Elijah - è stata sicuramente più forte di ogni aspetto tecnico legato al suo United.
Elijah tra papà Ole e Michael Carrick
Ma chi è Noah Solskjaer, il primogenito del calciatore che portò lo United sul tetto d'Europa nel 1999? Non un attaccante è la prima risposta da dare. "Mentre suo padre era molto efficace ogni volta che si avvicinava all'area, Noah è uno che organizza il gioco - sono le parole riportate dal Sun dell'allenatore del Kristiansund Christian Michelsen -. Ha iniziato giocando in avanti, ma poi è tornato a centrocampo". Un modello? Lo ha detto lo stesso Noah: "È Michael Carrick" - proprio l'uomo seduto accanto al fratellino Elijah e collaboratore tecnico allo United di papà Ole. "Ora sono più un numero 6 a centrocampo che un numero 10". E anche lo stesso manager dei Red Devils si è complimentato con lui: "Ha fatto il suo debutto di fronte a 28mila persone, non una cosa che capita molto spesso a un norvegese". Certo… a meno che il tuo cognome non sia Solskjaer.