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Il 'Massimo' della Premier: il Tottenham

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Massimo Marianella

Il viaggio di Massimo Marianella fa tappa nel nord di Londra per raccontare la storia del Tottenham. Dalle vittorie con il leggendario manager Bill Nicholson alle ambizioni future con Conte al timone: gli Spurs sono stati i primi in Inghilterra a far giocare uno straniero e i primi a essere quotati in borsa. Hanno vinto meno di altre big, ma restano una delle squadre più affascinanti del mondo

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Nella storia del calcio quando si parla di grandi club ci sono sempre nel percorso un tecnico leggendario, giocatori mitologici, delle lacrime, dei trofei e spesso…..un lampione. Sì un lampione. Perché tanti racconti di squadre poi entrate nella fantasia del mondo del grande calcio iniziano da un meeting pre-fondazione attorno ad un vecchio palo della luce tanto che Thomas Edison non avrebbe mai sospettato di quanto sarebbe stato centrale anche nello sviluppo del football. Il Tottenham Hotspur è un club di dimensioni mondiali e nella sua di storia ci sono tutti questi elementi. È stato anche fondato nel 1882 sotto un lampione nel Nord di Londra tra High Road e Park Lane e quella luce avrebbe messo a fuoco nei secoli uno dei più grandi club del calcio Europeo.

Un lampione in prossimità del White Hart Lane - ©Getty

Un club rivoluzionario

Passando attraverso molte delle sfumature dell’arcobaleno, dal rosso al blu, dall’oro al marrone, dall’azzurro al nero, ci ha messo 18 anni ad arrivare agli attuali colori sociali, ma per tantissimi altri aspetti è stato un club rivoluzionario nella storia del calcio inglese. Nel 1908 primi a schierare un giocatore straniero, il tedesco Max Seeburg, nel 1963 primo club inglese a vincere un trofeo Europeo quando sollevarono la Coppa delle Coppe e nel 1983 quando ancora una volta per primi furono quotati in borsa. Il Tottenham non ha probabilmente, soprattutto nella storia moderna, vinto tanto quanti altri club del suo livello, ma proprio questo aspetto della sua storia lo rende paradossalmente più affascinante. Esattamente come i Boston Red Sox o i Chicago Cubs nel baseball professionistico americano, almeno fino al nuovo millennio.

A sinistra Danny Blanchflower solleva la Coppa delle Coppe del 1963; a destra Max Seeburg, primo straniero a giocare in Inghilterra - ©Getty

Bill Nicholson, il manager dei 12 trofei

Un’identità il cui fascino è difficile da spiegare ai tifosi, ma che non leva nulla agli anni dei trionfi firmati Bill Nicholson, il manager che ha ridisegnato la storia del Tottenham. Dodici dei 24 trofei della storia degli Spurs in bacheca li ha messi lui. La metà esatta dal punto di vista numerico, ma per quello che ha rappresentato in percentuale vale molto di più del 50%. Non permetteva ai suoi giocatori di rilassarsi mai anche dopo un successo. Le sue frasi più celebri sono legate proprio a questo aspetto, ma non era un aguzzino e i suoi lo amavano tantissimo.

Bill Nicholson con in mano il trofeo della Coppa di Lega del 1971 - ©Getty

Sosteneva che "se un giocatore non esce stremato dal campo, vuol dire che non ha dato tutto" oppure che "una pacca sulla spalla era solo a pochi centimetri da un calcio nel cu…", ma si prendeva cura d tutti. Da Jimmy Greaves a Martin Chievers, dalla signora che preparava il the per lo spogliatoio a chi preparava le maglie di gioco e pure per questo ha vinto tanto e per tanti anni. È rimasto a White Hart Lane per 36 e adesso, oltre al suo mito, resta presente anche nel nuovo stadio perché lì hanno spostato le sue ceneri e quelle di sua moglie nella speranza che torni quello spirito vincente e un trofeo che manca da troppi anni per un club di questo calibro, dalla Coppa di Lega del 2008.

Bill Nicholson Way nel quartiere di Tottenham, a due passi dal nuovo stadio degli Spurs - ©Getty

Addio White Hart Lane

Lo stadio è l’anima di un club e attorno a questo si può capire meglio la realtà del Tottenham. Lasciare White Hart Lane dopo 118 anni è stato per certi versi triste, ma la cerimonia ufficiale ha permesso di ricordare quanta storia e quanti giocatori leggendari (Hoddle, Chivers, Ardiles, Jennings, Klinsmann, Archibald, Bale, Modric, Greaves, Perryman, Blanchflower, Gascoigne, Sheringham, Waddle, Ginola, Lineker) siano passati da lì per proiettarsi subito qualche metro più in là verso il futuro.

Una foto scattata da Marianella durante la cerimonia di addio a White Hart Lane dopo l'ultima partita contro il Manchester United

Un nuovo impianto che forse è uno dei più belli del Mondo, che vuole ospitare non solo tecnologia e le partite europee della NFL, ma anche nuovi trofei. Chissà, magari con Antonio Conte al timone.

A sinistra una maglietta che raffigura l'attuale manager degli Spurs Conte; a destra una coreografia nel nuovo stadio del Tottenham - ©Getty