Il giorno in cui Matthew Le Tissier sbagliò l'unico rigore della sua carriera

Mark Crossley oggi ha 55 anni e una storia da raccontare ai nipotini. È stato un discreto portiere a cavallo tra Anni Novanta e Duemila, con una Coppa di Lega messa in bacheca da ‘secondo’ del Nottingham Forest e un fugace passaggio in prestito al Manchester United quando aveva vent’anni. La vera storia però, quella per i nipotini, l’ha scritta il 24 marzo del 1993, semplicemente parando un rigore. ‘Semplicemente’ per modo di dire: perché Crossley è tuttora l’unico portiere nella storia del calcio ad aver parato un rigore al miglior rigorista di tutti i tempi. E quel record non glielo potrà mai togliere nessuno, come ama ripetere quando periodicamente lo intervistano riportandolo a quel magico pomeriggio di ormai 32 anni fa. Le statistiche non mentono: segnare 47 rigori su 48 calciati in carriera è roba da extraterrestre. O da 'Le God', come i tifosi del Southampton chiamavano il loro ‘dio’, Matthew Le Tissier. La carriera di Le Tissier è un romanzo d’amore. Chi l’ha visto giocare può testimoniarlo: era un genio. A una prima occhiata, lui così rotondetto e tutt’altro che propenso allo scatto, non l’avresti mai detto: probabilmente l’ultimo a cui chiederesti di custodirti la merenda. Ma il suo piede destro era stato baciato da Dio, e quella era l’arma con cui ridicolizzava i portieri avversari, soprattutto da fermo. Fenomenale su punizione, semplicemente infallibile su rigore. Quando si metteva in moto, poi, al 'The Dell' – lo stadio fuori da cui si leggeva ‘Benvenuti nella casa di Dio’, quando giocava lui – si levavano gli oooh di stupore. Tecnica pazzesca inserita in un corpo ‘morbido’ che oggi trascina sui campi da golf, dribbling caracollanti che sarebbero stati inspiegabili anche al Var: entrava in nuvole di avversari e ne usciva elegantemente palla al piede. E poi tutta una serie di trucchetti accessori, dagli adorati sombreri ai difensori alle rabone. “C’è una parte di me che voleva dare spettacolo e regalare un sorriso alla gente”, spiegò a fine carriera. “E mettere spesso un pallone all’incrocio da 25 metri mi sembrava un buon modo per farlo”. È il secondo motivo per cui i tifosi del Southampton lo adoravano. Il primo, invece, era la fedeltà. Da quando entrò nel settore giovanile dei Saints fino al commovente saluto del 30 gennaio 2002, indossò la maglia a strisce bianche e rosse: sedici anni, dal 1986 al 2002, nel corso dei quali a turno tutti i grandi club d’Inghilterra si sono messi in fila davanti alla sua porta con in dono contratti faraonici e promesse di trofei, vittorie, successo. A tutti 'Le God' rispondeva che a Southampton stava bene, e che prezzo ha la felicità? Sedici stagioni spesso in doppia cifra, ma mai ai vertici della classifica con il Southampton. Di coppe e titoli non se ne parla proprio. Anche in nazionale non ha fortuna: poche presenze, mai un Ct che gli desse fiducia per un grande torneo. Ma 'Le God' ha l’amore del suo popolo, ed è felice lo stesso. Felice di farli felici. Ma torniamo ai rigori, e a quel rigore. Le Tissier appenderà gli scarpini con un tasso di realizzazione dal dischetto del 97,9% , allenato in settimana mandando in porta il portiere delle giovanili al termine di ogni sessione e promettendogli cinque sterline per ognuno dei dieci rigori che gli avrebbe parato. “Era impossibile replicare la pressione di una partita vera, ma io non volevo certo regalare soldi”, spiegò. “E i portieri delle giovanili erano motivati, perché a quei tempi cinque sterline rappresentavano circa un quinto del loro stipendio”. Poi venne il giorno di Crossley e del suo unico rigore sbagliato. O meglio: parato, come preferisce si dica lo stesso Le Tissier, e potete giurarci che c’è differenza. Per capirla bisogna partire dall’analisi della sua tecnica nel calciarli. Il suo angolo preferito – lo raccontò lo stesso 'Le God' quando, terminata la carriera, poteva anche svelare i suoi trucchi – era quello alla sinistra del portiere. Calciando con il destro, infatti, riusciva a imprimere alla palla una leggera curva che la allontanava dal portiere, nel caso si fosse disteso dalla parte giusta, per poi rientrare in rete. Se vedeva però che il portiere si muoveva in anticipo battezzando quell’angolo, all’ultimo momento con una rotazione della caviglia che richiede grande potenza e sensibilità, mandava la palla dalla parte opposta. Semplice, no? Il 24 marzo 1993, però, Crossley si muove impercettibilmente verso la sua sinistra, Le Tissier lo sbircia, cambia idea e incrocia, ma a quel punto il portiere del Nottingham, dopo la finta, si è già lanciato dalla parte giusta. Quella della storia. Titoli di coda. Due anni dopo, il 19 agosto 1995, nel corso di un altro Southampton-Nottingham Forest, vengono fischiati due rigori nella stessa partita a favore dei Saints. C'è ancora Crossley in porta. Li tira entrambi Le Tissier, ovviamente, e non sbaglia. Poi fa tripletta con un calcio di punizione. Crossley battuto da fermo per tre volte. Ma vince il Nottingham 3-4. Ecco perché la vita di 'Le God' è un romanzo.

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Vanni Spinella