Mkhitaryan: "Io ancora all'Inter? Lo scopriremo a giugno. Prima però vinciamo tutto"

Henrikh, due settimane di riposo non capitavano da tempo. Quanto hanno aiutato? “Ci sono servite per staccare un po’ la testa. Anche per quelli che sono andati in Nazionale e hanno comunque giocato. Aspettiamo a ritrovarci tutti insieme e prepararci alla partita contro l’Udinese: lì capiremo davvero se la sosta ci ha fatto bene o no. È l’ultima chiamata del campionato, l’ultima parte: vogliamo chiuderla a livello alto, vincendo quello che dobbiamo vincere. Speriamo di fare del nostro meglio.” Di fronte c’è un’Udinese compatta, che avversario vi aspettate? “Non è mai stato facile giocare contro di loro, né in casa, né fuori. Ci aspettiamo una gara difficile ovviamente: è una squadra fisica, tatticamente molto disciplinata, sa come difendere e attaccare. Dobbiamo fare del nostro meglio per batterli.” In questi anni l’Inter ha imparato a gestire gli impegni e i margini di vantaggio per arrivare al meglio fino in fondo alla stagione. Vi sentite un po’ più in sicurezza, con questi punti in più sulla seconda? “Non siamo arrivati da nessuna parte per ora: stiamo ancora lavorando per i nostri obiettivi. Abbiamo un cammino lungo di fronte, fatto di 9 partite in campionato, 2 in Coppa Italia e 2 in Champions, per il momento. Pensiamo all’Udinese e poi alle gare che ci aspettano. Abbiamo altri due mesi da giocare: non andiamo troppo avanti con la testa, ma a livello di impegno ci stiamo preparando per la fine della stagione...” In più l’Inter sembra avere un altro vantaggio: la rosa ampia. “Ci servono tutti i giocatori: non giochi mai con 11 elementi per tutto l’anno. Tutta la rosaè fondamentale: alla fine della stagione tutti noi vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, non è che qualcuno remi contro. Dopo la stagione scorsa e il campionato vinto con 16 punti rispetto alla seconda, tutti pensavano che sarebbe stato così anche adesso. Ma non è facile e lo sapevamo: si sono rinforzate anche le altre e lo vediamo adesso, sono tutte una vicina all’altra. Dobbiamo pensare alla nostra squadra, essere insieme e andare avanti.” Avete qualche rimpianto? Magari per qualche punto lasciato indietro come nei derby. “No, non ce ne sono. Quando abbiamo vinto abbiamo fatto bene, quando abbiamo pareggiato o perso è stata solo colpa nostra. Potremo parlare più precisamente alla fine del campionato, vedendo dove siamo arrivati. Il calcio non è facile: l’aritmetica dice che tutti possono vincere il campionato. Dobbiamo solo guardare avanti, ci aspettano nove partite importantissime e dobbiamo fare il massimo per vincerle tutte quante.” Siete convinti che questa squadra possa arrivare in fondo a tutto? “Siamo capaci ad arrivare alla fine di tutte le competizioni, sì. Tutti noi sogniamo in grande: se sogni, allora puoi arrivare a quei risultati. Non sarà facile: tutti vogliono vincere il campionato, la Coppa Italia e la Champions. Ma piano piano possiamo arrivare dove vogliamo arrivare.” Stai scrivendo un libro: vorresti dedicare un capitolo speciale per questo finale? “Spero che questa stagione avrà una parte speciale nel mio libro. Vediamo! Ma andiamo avanti piano piano...” Mourinho, Emery, Inzaghi: tre nomi di grandi allenatori con cui hai lavorato. Sembra che però Simone abbia creato un rapporto con il gruppo di grande empatia. Non di amicizia, ma di empatia. È il suo segreto? “Sì, penso di sì. Non solo questo: è migliorato tantissimo come allenatore, negli ultimi 2 anni l’ho notato da quando sono qui all’Inter. Sta ancora cambiando nel modo giusto, nel senso che vuole imparare. Ho avuto tanti allenatori, ognuno è stato diverso… C’è chi pensa che sia meglio stabilire un rapporto quasi paritario, chi invece che sia meglio mantenere più la distanza. Non c’è un metodo corretto a prescindere, ma quello che sta facendo Inzaghi è certamente giusto e merita di essere dove sta adesso.” Tra Coppa Italia e Champions League, tra derby e partita contro il Bayern: cosa ti preoccupa di più? “Sono entrambe toste. Tutte le quattro partite sono sullo stesso livello, ogni gara è importante nel nostro percorso. Non c’è differenza se giochiamo campionato, Coppa Italia o Champions.” Hai 35 anni, ti sei sempre gestito bene. Ma quanto migliora l’intelligenza calcistica andando avanti con l’età? “Non puoi andare avanti a lungo senza gestirti e curarti bene prima. Non puoi arrivare a 35 anni pensando di cominciare un percorso per allungare la carriera, devi farlo da prima: le cose non cambiano tutte in un giorno. Per quello ho curato il mio corpo durante tutti questi anni, perché volevo giocare il più a lungo possibile e sono arrivato a questo punto. Il futuro? Vediamo, non è facile restare a livelli alti.” Il tuo contratto scadrà nel 2026, hai pensato di chiudere la carriera all’Inter? “Sì, la mia idea è quella di finire comunque a un livello alto come qui all’Inter. Ma terminata questa stagione vedremo se continuerò per un altro anno o andrò via: non l’abbiamo ancora deciso, sono felice qui e vorrei continuare. Se arriva il contratto fino al 2027? Perché no! Dipende dal mio corpo, se sono capace a gestirmi bene, a continuare, a mantenere il livello che sto dimostrando. Lo capiremo.”

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