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Bandiere per Gaza, il Celtic sospende il suo gruppo di tifosi "Brigate Verdi"

scozia
©IPA/Fotogramma

Il Celtic ha sospeso circa 250 abbonamenti dei tifosi appartenenti alle "Brigate Verdi", dopo che il gruppo organizzato ha espresso più volte il proprio sostegno alla Palestina nel conflitto contro Israele a Gaza. "Il Celtic è una squadra di calcio e non un'organizzazione politica", ha dichiarato la società scozzese. "Vogliamo mostrare al mondo che il Celtic sta dalla parte degli oppressi, non dell'oppressore: le sanzioni applicate, in particolare i divieti collettivi, sono ingiuste", la replica dei tifosi

 

La guerra tra Israele e Hamas si ripercuote anche all'interno del Celtic Park, lo stadio di una delle squadre più importanti e titolate di Glasgow, in Scozia. Il primo novembre, in occasione del match casalingo vinto contro il St.Mirren, i tifosi biancoverdi hanno assistito alla partita senza ascoltare i cori e gli incitamenti di una delle frange più importanti del tifo, le Brigate Verdi, sospesa dal club per le posizioni assunte sul conflitto in Medio Oriente. O meglio, ufficialmente la sospensione è arrivata per una serie di atteggiamenti e comportamenti attuati in vari match, ma sono in pochi a credere che questa sia la reale motivazione.

La società sospende 250 abbonamenti

La società ha annunciato che gli abbonamenti di tutti coloro che appartenevano a quel gruppo - circa 250 persone - sono stati messi in pausa a causa di "un'escalation sempre più grave di comportamenti inaccettabili e non conformi alle normative". Per molti, però, si tratterebbe di una prima risposta alla persistente e continua esposizione di bandiere palestinesi e filo-palestinesi all'interno dello stadio. Le Brigate Verdi, infatti, hanno da tempo espresso la loro vicinanza alla causa della Striscia di Gaza, aumentando il volume del loro sostegno nelle ultime settimane mentre la situazione lentamente si evolveva.

La condanna del Celtic: "Non siamo un'organizzazione politica"

Il 7 ottobre, poche ore dopo gli attacchi di Hamas in Israele, nella partita casalinga contro il Kilmarnock, erano comparsi due grandi striscioni con gli slogan "Palestina libera" e "Vittoria alla Resistenza". Il club ha condannato questa azione, ribadendo che "il Celtic è una squadra di calcio e non un'organizzazione politica". Alla polemica si è aggiunto Nir Bitton, centrocampista israeliano che ha giocato per il club tra il 2013 e il 2022, come riporta The Athletic, che ha criticato tutti quei tifosi che avrebbero subito un "lavaggio del cervello" e che, per questo motivo, non avrebbero "nessuna idea di questo conflitto".

Le Brigate Verdi espongono le bandiere della Palestina al Celtic Park, durante il match di Champions League contro l'Atletico Madrid - ©IPA/Fotogramma

Gli striscioni esposti in Champions League

Un ulteriore capitolo di questa storia è avvenuto prima della partita di Champions League contro l'Atletico Madrid del 25 ottobre. Il Celtic, preventivamente, aveva rilasciato una dichiarazione in cui chiedeva che "gli striscioni, le bandiere e i simboli relativi al conflitto e ai Paesi coinvolti in esso" non fossero "esposti al Celtic Park in questo momento". La risposta delle Brigate Verdi era arrivata a stretto giro in una nota in cui si sottolineava "l'incrollabile convinzione che i tifosi di calcio abbiano il diritto di esprimere opinioni politiche sugli spalti, proprio come fanno i comuni cittadini". Non solo. In quella occasione si era provato ad allargare il sostegno ai palestinesi coinvolgendo altri tifosi e settori, chiedendo di abbracciare la causa della Palestina "per mostrare al mondo che il Celtic Football Club sta dalla parte degli oppressi, non dell'oppressore". E così è accaduto, con molte bandiere e striscioni palestinesi esposti durante la partita. Tra queste anche una bandiera del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, un gruppo separato da Hamas ma classificato come organizzazione terroristica in molti Paesi, compresi gli Stati Uniti. Per il club è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. In una nota ha elencato una serie di episodi, ben 6, tumulti e proteste plateali, che giustificherebbero la decisione del blocco degli abbonamenti. Episodi generici, senza troppi riferimenti a comportamenti specifici. Ma tutti, a Glasgow, ritengono che la questione sia legata esclusivamente al sostegno politico delle Brigate Verdi al popolo di Gaza. Una nota ufficiale ha poi chiarito la posizione dei supporter biancoverdi: "E' innegabile che le sanzioni imposte contro gli affiliati alla Brigata Verde siano il risultato della solidarietà del gruppo verso la Palestina. Le sanzioni applicate, in particolare i divieti collettivi, sono evidentemente ingiuste. Individui che sono stati ingiustamente puniti prima di ricevere qualsiasi accusa ufficiale".