La crisi del Celtic può cambiare il corso della storia

Pochi mesi fa una dichiarazione di Brendan Rodgers rilasciata alla BBC fece il giro del Regno Unito. “Allenare una squadra di Premier League rispetto al Celtic è come lavorare in un villaggio turistico”. L’allusione, da molti strumentalizzata, era indubbiamente rivolta alla pressione di guidare un club sicuramente indisturbato nel suo dominio domestico, ma costretto proprio per questo a dover vincere ogni partita mandata dal calendario. Qualcuno potrà dissentire con l’ex allenatore del Liverpool che, a proposito di pressione, fu costretto a soccombere nell’aprile del 2014 quando fu tradito a pochi metri dal traguardo da uno scivolone del suo capitano nonché futuro allenatore degli storici rivali del Celtic . Quel che è certo è che in due incarichi differenti Brendan Rodgers ha tenuto alto il glorioso nome del Celtic, il primo club britannico a vincere un Treble con la leggendaria Coppa dei Campioni conquistata dai Leoni di Lisbona contro l’Inter di Helenio Herrera nel 1967. Il Celtic di Rodgers non ha di certo ripercorso quelle orme in campo europeo, ma in campo domestico ha dominato in lungo e in largo, concedendo un solo titolo ai Rangers post fallimento, quello vinto a porte chiuse nel 2021 dal già citato Steven Gerrard. Tuttavia, anni di lavoro e di costruzione sono amaramente evaporati in pochi mesi. Se a febbraio 2025, il Celtic sfiorava una clamorosa rimonta nel playoff di Champions League a spese del Bayern Monaco, a fine ottobre si ritrova catapultato nel ricordo di uno stupendo passato ma ormai arrugginito dal passare del tempo. Brendan Rodgers si è dimesso per insanabili contrasti con la proprietà e al suo posto – come traghettatore – si rivede Martin O’Neill che di questo club è una leggenda , ma ormai 73enne si era pienamente calato – fino alla notizia delle dimissioni di Rodgers – nel ruolo di opinionista per i cugini di Sky Sports. Ma occorre riavvolgere il nastro. In estate, Brendan Rodgers chiede di costruire sulla base della stagione precedente, impreziosita dal quarto titolo nazionale consecutivo e dalla più che dignitosa uscita dalla Champions League ai playoff contro il Bayern. Risposta: cessione del miglior giocatore, Kuhn, al Como e nessun acquisto dentro la finestra di mercato, con la mossa in extremis di mettere sotto contratto lo svincolato Iheanacho a mercato chiuso. Nel frattempo, il Celtic si fa eliminare dal turno preliminare di Champions League dal Kairat Almaty, alla prima storica qualificazione e ancora oggi sotto di 97 posizioni in termini di ranking UEFA. Le poche consolazioni stagionali arrivano dalle disgrazie altrui. Non è correttissimo da pensare, e neanche da scrivere, ma in Scozia si applica alla lettera il celebre detto ‘mal comune, mezzo gaudio’. Le sconfitte ripetute dei Rangers e la campagna di protesta dei tifosi verso società e allenatore , garantisce un precario ordine interno in casa Celtic che forse però, vista la natura del campionato, non aveva fatto i conti con una terza incomoda, gli Heart of Midlothian, il cui ultimo successo in campionato risale al lontano 1960. In questo momento i Jambos guidano la classifica con un rassicurante margine di 8 punti rispetto al Celtic, sconfitto nello scontro diretto dell’ultimo weekend con un netto 3-1 in quella che rimarrà l’ultima partita sulla panchina del Celtic di Brendan Rodgers. Le dimissioni del nordirlandese hanno scatenato una ferma reazione da parte del contestatissimo board del Celtic. L’azionista di maggioranza Dermot Desmond - si legge nel comunicato - accoglie la decisione di Rodgers con profonda delusione. Le sue parole pronunciate in queste settimane – continua Desmond – sono state divisive, fuorvianti e funzionali a un unico interesse personale. Tutto quello che è stato detto appartiene al mondo delle menzogne. La reazione del popolo non si è fatta attendere. Per quanto Rodgers non fosse più in grado di guidare la squadra come dimostrato dai risultati in campionato e in Europa League, sicuramente le preoccupazioni espresse durante le conferenze stampa di questa stagione sono state il veicolo di espressione di un malcontento popolare diffuso e condiviso all’unanimità. La soluzione temporanea di Martin O’Neill in collaborazione con Shaun Maloney è un palliativo per non far degenerare la situazione ambientale. Ma è evidente che in queste condizioni il Celtic difficilmente riuscirà a raddrizzare una stagione iniziata male e indirizzata al peggio. Mentre la storia sorniona osserva interessata. È dal 1985 che una squadra diversa dalle falangi dell’Old Firm non vince il campionato. Era l’Aberdeen di un allenatore visionario di nome Alex Ferguson. A Dereck McInnes, allenatore degli Hearts, l’arduo invito a un brindisi con la storia. 8 punti sono un buon vantaggio ma siamo solo alla fine di ottobre. E gli inverni in Scozia possono essere infinitamente lunghi.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La crisi del Celtic può cambiare il corso della storia

Filippo Benincampi