Una scelta che lancia due messaggi molto chiari: togliere l'attaccante argentino dal mercato e confermargli la fiducia di una squadra e di un'intera società che adesso è ancora di più sulle sue spalle
La domanda era nata in studio la sera di Atalanta-Juventus, 28 aprile, anticipo del venerdì causa Champions e quindi unica gara della serata (il che permette in genere di approfondire gli argomenti). “Dybala, le piacerebbe vestire la maglia numero 10?”. La risposta era uscita facile e veloce, a dimostrazione che il tema - almeno privatamente - era già stato dibattuto. “Non ho intenzione di chiederla, sono affezionato al 21. Certo però che se fosse la Juventus a volermela dare…”. La presenza in collegamento di Alessandro Del Piero, che quella sera lanciò l’idea della sfida sui calci di punizione, spostò poi l’attenzione sul paragone diretto fra i due. Ma il seme del discorso, giustamente ripreso da giornali e siti, era stato piantato. La maglia numero 10 della Juve ha un valore iconico, e anche se ultimamente ne è stato fatto un uso improprio (Pogba c’entrava poco, per chi ama le tradizioni i numeri che “contengono” il francese sono il 6 oppure l’8), precedenti come Sivori, Platini, Baggio e Del Piero indicano una chiara linea dinastica.
La scelta di consegnarla a Dybala, che in questa rosa è evidentemente il giocatore di maggior classe, ha due significati. Il primo, operativo, è quello di toglierlo dal mercato: molte cose sono successe quest’estate, e l’onda lunga dell’affaire Neymar di qui al 31 agosto ne porterà delle altre. Non credo a un interesse immediato del Barcellona per Paulo, perché le sue caratteristiche tecniche - a partire dal piede migliore, il sinistro - non ricalcano quelle del brasiliano, ma quelle di Messi, che continuerà a lungo a essere fuori concorso. Non a caso il giocatore apparentemente più vicino ai catalani, Coutinho, è un destro naturale. Ma l’onda lunga di cui si diceva riguarda altri grandi club europei, e qui sì che qualche offerta pesante per Dybala sarebbe verosimile: la 10, in questo senso, è una specie di antifurto.
Il secondo significato è rivolto direttamente a Paulo: una conferma forte della fiducia del club ma anche un invito a prendersi maggiori responsabilità, perché al netto di serate strepitose come la gara d’andata contro il Barcellona, la seconda stagione bianconera di Dybala è stata complessivamente inferiore alla prima. Il motivo è semplice: giocando in coppia con Morata o Mandzukic, poteva permettersi la leggerezza della seconda punta, cercando il gol oppure l’assist con la tranquillità data dal fatto che la costruzione del gioco pesava sui centrocampisti alle sue spalle. Higuain è un partner diverso, un terminale assoluto (e superiore) che funge da prima opzione in ogni manovra d’attacco. Allegri ha cambiato l’assetto della Juve anche e soprattutto per sfruttarlo al meglio, ma togliendo un centrocampista ha implicitamente affidato a Paulo i compiti di regista offensivo. Che poi possa anche segnare tanto, è una conseguenza della sua classe. Ma la maglia numero 10 è il segno della leadership. E la Juve, da ieri, gliela chiede in modo esplicito.