Dzeko, serve più corsa per segnare gli stessi gol. L'analisi tattica
Serie AL'attaccante bosniaco si sarebbe lamentato (salvo poi smentire) di essere troppo solo in avanti. Tutto dipende da un cambio di modulo, il 4-3-3 rispetto al 4-2-3-1, che prevede richieste e movimenti diversi da effettuare. L'assenza di Salah si fa sentire ma la colma Nainggolan, uomo a tutto campo
"Che ne Salah di Dzeko?". Questo gioco di parole per esprimere due concetti evidenziati in questa primissima fase di stagione. 1- La solitudine del numero nove: lo stato di abbandono che lo stesso attaccante bosniaco avrebbe denunciato, salvo poi smentire di aver detto quelle parole. 2- Che l'assenza di Salah effettivamente si fa sentire non tanto da un punto di vista tattico, quanto per le qualità individuali dell'attaccante egiziano. Il tutto, problema e soluzione, spiegabile con il nuovo modulo utilizzato da Di Francesco, il 4-3-3, rispetto al 4-2-3-1 di Spalletti. Richieste differenti nell'occupazione dello spazio e diversa partecipazione nella fase offensiva, concetti che Dzeko deve ancora interiorizzare per tornare ad essere la macchina da gol della scorsa stagione.
Dzeko, movimenti nuovi: appoggio e attacco della linea
Dzeko ha l'impressione di essere più isolato nel 4-3-3 di Di Francesco essenzialmente per un motivo molto preciso: non è lui che deve attaccare la prima profondità. Il modulo di Spalletti prevede quattro linee di gioco: Dzeko fa reparto da solo e viene letteralmente "spinto" verso l'area di rigore dai tre trequartisti. Nel modulo di Di Francesco, Dzeko non fa reparto da solo (gli esterni gli giocano praticamente accanto) ma è lui a dover abbassarsi a ricoprire lo spazio dei trequartisti previsti dal suo ex allenatore nella fase di preparazione alla finalizzazione. Una richiesta esplicita di Di Francesco a Dzeko: venire fuori dalla linea difensiva a ricevere palla per creare spazio alle sue spalle: zone di campo che gli esterni dovrebbero attaccare. Le posizioni medie del bosniaco nelle sfide contro l'Inter (immagine di sinistra) e contro l'Atletico (immagine di destra) lo evidenziano in maniera netta.
Imprevedibile con il movimento di "fuori linea"
La richiesta successiva che viene fatta all'attaccante della Roma è quella di "smistare" il pallone: tante le soluzioni. Dzeko può giocare con i centrocampisti interni (Strootman e Nainggolan) a sostegno, può aprire il gioco sugli esterni (Kolarov e Bruno Peres o Florenzi), tenere palla e puntare da solo la linea in caso di blocco squadra molto alto. A Dzeko, dunque, viene richiesto qualcosa in più: favorire l'attacco della profondità degli esterni e a sua volta riattaccare la linea difensiva per andare a raccogliere in area un cross o una giocata successiva di Perotti o Defrel. In questa situazione di finalizzazione Dzeko diventa imprevedibile con un movimento di "fuori linea" (si apre rispetto al marcatore diretto e lo attacca alle spalle), come è accaduto con l'Inter. Spesso lo fa verso sinistra come si vede dalla grafica e come ricorda il gol segnato ai nerazzurri. Tutto ciò richiede un sacrificio maggiore rispetto alla passata stagione: corse incontro e corse in profondità per coprire una zona più ampia di campo.
Perotti c'è, manca ancora Defrel: ma con Schick...
I conti tornano nella testa di Di Francesco soprattutto quando si analizza la posizione di Perotti. L'argentino è mediamente più "alto" di Dzeko pronto, come dicevamo, ad attaccare lo spazio che il bosniaco crea alla sue spalle. Non a caso, Perotti, con l'Inter, è stato tra i più positivi mentre con l'Atletico, che ha la caratteristica di accorciare le linee e non concedere profondità, è andato in affanno. Manca, invece, ancora qualcosa a Defrel: l'ex Sassuolo resta ancora troppo basso (un po' di timidezza tattica) e non è così efficace nell'attacco della profondità. Qui si può dire che la Roma può "rimpiangere" Salah che grazie alla sua velocità, tavolta alla sua sfrontatezza, avrebbe garantito ciò che Di Francesco richiede. L'attesa, a questo punto, è per Schick che potrebbe, più di Defrel, essere l'uomo adatto per due motivi. Sia per la sua capacità di corsa e di attacco dello spazio vuoto, in alternativa come giocatore a ricevere tra le linee (un po' alla Suso per intenderci) per permettere poi a Dzeko di restare più vicino alla porta.
Nainggolan uomo in più in attacco
La Roma ha tuttavia un uomo in più con la capacità di supportare l'attacco. Radja Nainggolan ha compiti essenzialmente diversi da Strootman che con De Rossi rimane costruttore della manovra. Nainggolan diventa un po' rifinitore e un po' incursore. Spesso esce dalla linea dei centrocampisti con un movimento fuori-dentro per andare alla conclusione, spesso rimane lui a supporto di Dzeko per ricevere la palla in scarico.
Detto questo, molto dipende dall'atteggiamento dell'avversario. Con la Roma in dominio della partita, le richieste di Di Francesco sembrano avere maggiore efficacia, di fronte a un avversario che non lascia giocare (come l'Atletico) e a un blocco avversario molto alto, si rischia di allungare la squadra e di isolare Dzeko nella zona centrale. Per questo Schick a tagliare il campo per inserirsi tra le linee potrebbe essere una soluzione alternativa che consenta alla Roma di avere un'uscita in più sulla pressione avversaria.