Douglas Costa, la variante vincente del sistema Allegri. L'analisi

Serie A

Augusto De Bartolo

Il brasiliano ha dato maggiore qualità e imprevedibilità alla squadra di Allegri. Con lui e Cuadrado la Juve può attaccare indifferentemente da destra o da sinistra. E lo spazio al centro per Dybala si apre con l'argentino che può restare più vicino alla porta

C'è una data in cui Massimiliano Allegri si è innamorato di Douglas Costa. Il 16 marzo 2016 quando la Juventus fu sconfitta ai supplementari dal Bayern Monaco di Guardiola agli ottavi di Champions e il brasiliano fu decisivo nell'ultima parte di gara per i tedeschi. Allegri è riuscito a portare Douglas Costa in bianconero, una freccia da aggiungere a un nuovo modo di interpretare il gioco per la sua Juve. Tanti uno contro uno sugli esterni per creare quello spazio centrale che serve a Dybala per essere più vicino alla porta e far valere le sue doti di goleador amplificate in questo inizio stagione. Il brasiliano si sta inserendo nei meccanismi della squadra, la sua presenza risulta incisiva nella ricerca di una maggiore imprevedibilità che la Juve vuole quest'anno. Non più il solo Cuadrado (a destra), ma molte più possibilità anche a sinistra. Vediamo come.

Douglas-Cuadrado, due frecce per Allegri

E' certo che l'ingaggio di Douglas Costa abbia dato più scelta offensiva ad Allegri e la possibilità di variare l'assetto tattico e lo sviluppo offensivo della sua squadra. Senza Douglas, spesso, la Juve è ricorsa a Mandzukic nella posizione di esterno sinistro avanzato. Il croato ha sempre svolto un lavoro eccellente ma con caratteristiche legate alla forza, alla protezione di palla e all'attacco della porta. Con il brasiliano, l'allenatore juventino può contare su una soluzione differente: aprire il gioco (allargando la difesa avversaria) e favorire gli uno contro uno per puntare dritto alla porta o per andare sul fondo e mettere al centro palloni interessanti per Mandzukic, Dybala o Higuain. Se da una parte (a destra) Cuadrado garantisce una maggiore percorrenza della fascia, a sinistra la situazione appare leggermente diversa. Douglas è molto alto perché, a sua volta, spinto da Alex Sandro. Ma nell'uno contro uno è devastante. Cuando gioca a destra, essendo mancino, il brasliano preferisce accentrarsi per aprirsi lo spazio e concludere in porta.

Douglas libera Dybala al centro, con Cuadrado in coppia a destra

Se consideriamo il ruolo di Douglas Costa relazionato a quello di Dybala e Cuadrado, si nota in maniera evidente che l'azione del brasiliano che, come detto, preferisce i duelli uno contro uno o in collaborazione con Alex Sandro, resta molto aperto a sinistra lasciando il corridoio centrale a Dybala che si muove tra le linee e riesce a restare più vicino alla porta non avendo compiti specifici di ricevere in zona esterna. Tuttavia, per scelta, l'argentino si lega tatticamente molto più a Cuadrado: si allarga più spesso a destra per permettere al colombiano di entrare nel campo in accelerazione.

La fase di non possesso: Douglas aiuta la pressione alta

Non che Mandzukic non lo faccia, anzi, il croato è spesso prezioso in questa fase di gioco, ovvero nella pressione alta sulla costruzione bassa dell'avversario. Tuttavia, il dinamismo di Douglas Costa garantisce una maggiore mobilità della linea di prima pressione bianconera che aggredisce il possesso con continue pressioni individuali. La distanza ravvicinata tra i giocatori le trasforma in un'unica pressione collettiva. Principio molto evidente nel match con il Torino in occasione del vantaggio segnato da Dybala.

Dunque, ai molti che vedono una Juve diversa in questa stagione si può dire che certamente i bianconeri sono differenti rispetto a un anno fa. La capacità di Allegri è stata quella di cercare e riuscire ad avere un giocatore come Douglas Costa che garantisce una variante importante a ciò che era l'idea tattica di base della squadra. Una variante che dà la possibilità di avere due giocatori (e non più uno solo) molto abili tecnicamente e molto dinamici sulla corsia in modo tale che i centrocampisti possano attivare (a seconda della situazione di gioco) l'uno o l'altro indifferentemente, garantendo imprevedibilità al gioco offensivo, complicando i piani di marcatura degli avversari.