Processo Alto Piemonte, le motivazioni della sentenza: "La 'ndrangheta controllava tifo Juve"

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Sono state depositate le motivazioni del processo che ha riguardato nei diversi aspetti anche il rapporto tra i boss e il mondo della curva bianconera

"La 'ndrangheta si è di fatto imposta nel tifo organizzato esercitando un vero e proprio controllo nei gruppi che supportano la Juventus". E’ quanto scrive il tribunale di Torino nelle motivazioni della sentenza del processo Alto Piemonte, celebrato nei mesi scorsi, che ha riguardato, nei suoi vari aspetti, i rapporti tra i boss e il mondo della curva. In questo filone, il principale imputato Rocco Dominello è stato condannato a sette anni e nove mesi di carcere, indicato insieme al padre Saverio come esponente della Cosca Pesce-Bellocco di Rosarno. L’inchiesta penale non ha toccato alcun tesserato della Juventus, ma ha determinato l’apertura di un procedimento sportivo nel corso del quale, il presidente bianconero Andrea Agnelli ha ricevuto in primo grado dal tribunale federale della Figc un’inibizione di 12 mesi per aver avallato le condotte dei suoi dirigenti che "scendevano a patti con gli ultrà" pur di compiacere la tifoseria. E’ stato invece escluso ogni legame con la criminalità organizzata.

"Forza intimidatoria sotto il controllo della 'ndrangheta"

Nella sentenza depositata oggi (29 settembre), la gestione dei biglietti per le partite della Juventus, e la loro rivendita a prezzo maggiorato, è "formalmente riferibile ai gruppi del tifo organizzato, i quali, pur esercitando una rilevante forza intimidatoria nei confronti della società, agiscono tuttavia sotto il diretto controllo" della 'ndrangheta. Questa forza intimidatoria, come spiegano i giudici, sarebbe dimostrata da un episodio: in un’occasione, tre misteriosi ambasciatori salirono a Torino direttamente dalla Calabria per risolvere una situazione problematica. Nella gestione del ricco business dovevano subentrare personaggi differenti e bisognava "fare accettare agli altri sodali i nuovi equilibri".

"Poca trasparenza"

La sentenza del giudice Marson parla di una Juventus che tenta di barcamenarsi fra i ricatti della tifoseria organizzata, capace di "esercitare una rilevante forza intimidatoria nei confronti della società calcistica". Alcuni gruppi, però, "agiscono sotto il diretto controllo" della 'ndrangheta. La quale, fra le altre cose, si accaparra "una consistente quota degli utili" della rivendita a prezzo maggiorato dei biglietti. La società bianconera, secondo le motivazioni, doveva sapere che la gestione dei biglietti destinati agli ultrà era "poco trasparente".