I tre gol incassati ieri a Genova portano a 14 il numero di reti subite dai bianconeri: in pratica, una per partita. Il dato in proiezione attesterebbe a fine stagione circa 40 gol incassati, mentre l'anno scorso furono soltanto 27
Il problema potrebbe essere proprio ciò che per anni è stato il punto di forza. La Juventus ha consolidato l’egemonia degli ultimi sei anni grazie ad un’attenzione difensiva ammirata anche oltre i confini nazionali. Un ciclo di successi, che per poco non ha trovato anche il giusto riconoscimento a livello europeo, basato sulla difesa a tre prima e a quattro poi composta da Barzagli, Bonucci e Chiellini. Senza dimenticare la sicurezza data tra i pali di un sempreverde Buffon. La virtù è nella difesa, insomma. Ma in questa stagione qualcosa è cambiato. Facile e frettoloso imputare tutto alla partenza di Leonardo Bonucci, passato al Milan per il trasferimento più clamoroso dell’estate calcistica. Ma intanto i numeri certificano una verità inattaccabile, confermata anche ieri dalle tre reti incassate dalla Sampdoria, che fino al recupero avevano costituito un solidissimo vantaggio per i blucerchiati. A Massimiliano Allegri l’arduo compito di escogitare soluzioni efficaci, per non perdere contatto con Champions League e campionato: in dieci giorni, la Juventus dovrà affrontare Barcellona, Crotone e Napoli. Un momento chiave, quindi, per la stagione dei bianconeri. L’allenatore, però, dopo la sconfitta con la Samp non ha voluto far drammi, pur riconoscendo delle lacune strutturali. “I troppi gol subiti non mi preoccupano, ma dobbiamo metterci a posto. Solo contro il Milan siamo riusciti a non prenderne in trasferta. La calma significa saper gestire le situazioni, non addormentarsi. La Sampdoria ha fatto tre gol su quattro tiri” aveva detto al termine della gara. Ribadendo poi il concetto a mezzo social: “Se non si è reattivi con la testa, si prende gli schiaffi anche quando non li si merita. Ora reagire con positività che i giorni da qui al 6 gennaio diranno tanto su chi siamo e dove vogliamo andare”.
Proiezione preoccupante
Al momento, la Juventus ha subito 14 reti in 13 uscite: la media, facilmente calcolabile, si attesta su un gol subito a partita. Lo score negativo riguarda specialmente le partite in trasferta, dove gli avversari sono andati a segno ben 10 volte sul totale. Questo rende i bianconeri la 4° miglior difesa del campionato a pari merito con la Lazio, dietro a Roma (8), Napoli e Inter (entrambe a 9). Un dato edulcorato dall’essere il miglior attacco del campionato, con 37 reti siglate, che permette alla squadra di Allegri di tenersi ben salda al gruppo di testa anche se a quattro punti dalla vetta. Il confronto con l’anno scorso rende ancor più evidente la flessione in fase difensiva. La Juve ha chiuso il campionato 2016/17 con 27 gol incassati su 38 partite. In proiezione, invece, quest’annata potrebbe chiudersi con una quarantina di gol al passivo, che difficilmente consentirebbero di essere favoriti per lo scudetto.
Questione di interpreti?
Una stagione fitta di impegni obbliga Allegri a far ruotare i propri calciatori. Nonostante il turnover, l’allenatore non ha mai optato però per cambi di modulo avventati, preferendo adattare i giocatori alla propria idea tattica. La combinazione difensiva più utilizzata al momento (quattro volte) è quella che vede Lichtsteiner a destra e Alex Sandro a sinistra, con Chiellini e Rugani al centro. Le alternative si sono delineate ben presto: Barzagli sostituisce generalmente Chiellini, mentre Benatia è diventato il logico sostituto di Rugani. I due, infatti, soltanto in un’occasione hanno giocato insieme, in Juventus-Chievo. L’infortunio di De Sciglio ha reso Sturaro alternativa d’emergenza all’esterno svizzero, mentre Asamoah ha sostituito dal primo minuto per sei volte Alex Sandro, confermando come ancora non si sia affermato con decisione un titolare sulla fascia sinistra. Il brasiliano, infatti, sta attraversando un calo di rendimento sensibile rispetto alla passata stagione, quando si era imposto come uno dei migliori nel ruolo. Non esiste, pertanto, una particolare correlazione con le scelte dell’allenatore. Sarà proprio una questione di testa, allora, come ha detto Allegri. Un problema, però, da risolvere alla svelta.