Napoli-Juve, un'altra notte magica al San Paolo: dalla Serie C alle Coppe, che storia con DeLa
Serie ANei 13 anni di presidenza di De Laurentiis il Napoli è risorto dalla Serie C fino alla vetta della Serie A, passando per serate incredibili dentro e fuori dal San Paolo. Con la Juve vuole dimostrare di aver fatto l'ultimo salto di qualità. Ma servirà un'altra notte perfetta. Come tante in questi anni: ecco le più importanti, dalla Champions alle vittorie sui bianconeri
I ragazzi di Sarri hanno smesso di fare scongiuri e scaramanzie. L'obiettivo è dichiarato: vincere lo Scudetto, l'ultimo tassello per coronare una rinascita che, a voltarsi indietro a guardarla oggi, non sembra vera. Sarà forse la partita più importante dell'era di De Laurentiis, perché può lanciare gli azzurri in fuga a +7 sulla Juve e trasformarli nella squadra da battere per tutti. I favoriti. Di notti magiche come quella di stasera, al San Paolo ne hanno viste tante. E chi lo avrebbe immaginato ai tempi in cui – dopo il fallimento – a malapena si trovavano i palloni per gli allenamenti? Era il 2004, la squadra di Reja si chiamava Napoli Soccer e cominciava una scalata impressionante davanti a un pubblico da Serie A: 50mila persone sugli spalti, ma era la Serie C. Pazzi d'amore per il Napoli che non hanno perso la speranza al primo tentativo, fallito, di tornare in B, sconfitti dall'Avellino ai playoff, e hanno pazientato fino al 15 aprile 2006, quando Calaiò e Capparella (non proprio Mertens e Insigne) hanno riportato il club tra i cadetti. Sempre più amati, sempre più affamati.
Una notte d'estate, la Juve al San Paolo
Era l'estate di Calciopoli e del Mondiale dell'Italia. Cinquanta giorni dopo la finale di Berlino, Buffon, Camoranesi e Del Piero volavano a Napoli con la Juventus retrocessa in Serie B: al San Paolo fu calcio champagne come ai vecchi tempi, con una doppietta di Alex e una rovesciata di Cannavaro junior. Finì 3-3 dopo i supplementari e ai rigori Reja la spuntò su Deschamps. Restituendo a tutta Napoli una gioia a cui la città non era più abituata e a cui avrebbe fatto la bocca, negli anni a venire: battere la Juve. Insieme tornarono subito in Serie A, il loro habitat naturale. Due estati e un ottavo posto più tardi, gli azzurri si riaffacciavano persino in Europa, nel primo turno della ex Coppa Uefa raggiunto grazie all'Intertoto: furono eliminati, è vero, ma ospitare il Benfica e batterlo per 3-2 riportò sotto il Vesuvio una prima consapevolezza. Le Coppe europee erano già lì, a pochi passi: bisognava continuare a crescere.
Il ritorno in Europa e quella rimonta a Torino
Lo sapeva il presidente, che non fu convinto dalla nuova gestione di Donadoni e cambiò in corsa con Mazzarri: che la sua squadra aveva qualcosa di speciale lo si era capito – ancora una volta – contro la Juve, in una rimonta clamorosa da 0-2 a 3-2 dove Hamsik (doppietta) iniziava a scolpire il proprio nome nell'Olimpo azzurro. A fine anno fu sesto posto e ritorno, stavolta per davvero e dalla porta principale, in Europa League. Qui l'avventura del 2010-2011 durò fino ai sedicesimi, mentre la squadra scalava ancora la classifica in Italia e al San Paolo “matava” la Juve di Delneri con una tripletta del suo fenomeno uruguaiano. Fu proprio Cavani, prima che il nostro Riccardo Trevisani lo definisse “un mostroooo”, a dare la svolta decisiva alla stagione di quel Napoli altalenante, con (almeno) tre gol leggendari: quelli con cui ribaltò la Lazio in un 4-3 che lanciò gli azzurri in chiave Champions. Terzi a fine anno, qualificati direttamente per la competizione con la musichetta più bella del mondo.
Il Villarreal in Champions e la prima Coppa Italia
Quella melodia a settembre 2011 è diventata un urlo che tutto il mondo ora conosce: il primo “The Chaaaaampioooons!” sentito in tutta Fuorigrotta portò gli azzurri a battere il Villarreal per 2-0 (Cavani e Hamsik, finalizzatori del genio di Lavezzi). Era la prima vittoria in Champions League della storia del Napoli. Tre giorni dopo quella squadra superava 3-0 l'Inter di Ranieri, tornando a vincere a San Siro sui nerazzurri dopo 17 anni. In una stagione conclusa con la prima vera gioia del popolo azzurro, attesa per 22 anni: la Coppa Italia sollevata a Roma davanti alla Juventus di Conte, imbattuta per tutta la stagione e superata 2-0 all'Olimpico (indovinate i gol? Cavani e Hamsik) nell'ultima partita di Del Piero in Italia. “Questo è il trofeo della rinascita”, esultò De Laurentiis: “Napoli esiste, è viva".
L'era Benitez e la seconda Coppa nella serata più buia
Record su record, emozioni su emozioni, con Mazzarri come con Benitez. Lui che il Milan lo aveva nel destino dalla notte di Istanbul, con gli azzurri lli ha battuti a domicilio dopo 27 anni senza che "O surdato 'nnamurato" avesse più suonato alla Scala del calcio tinta di rossonero. Ci è riuscito grazie a un altro spagnolo ex Liverpool, Pepe Reina, il primo portiere capace di parare un rigore a Mario Balotelli. Non era più il Napoli di Lavezzi e Cavani, era diventato quello di Higuain e Callejon, di Mertens e del primo, vero Lorenzo “il Magnifico”. L'uomo che il 3 maggio, alla fine di quella stagione, con una doppietta alla Fiorentina regalava al club la seconda Coppa Italia, mentre i tifosi chiedevano di non giocare per rispetto al loro compagno Ciro Esposito, ferito da un colpo di pistola e morto dopo 53 giorni di agonia.
La super notte di Doha: quando Gonzalo stregò la Juve
C'è tanta Juve nelle notti più belle dell'era di De Laurentiis. Anche fuori dall'Italia, persino in Qatar: nella cornice di Doha andò in scena una delle partite più spettacolari degli ultimi anni, la sfida tra Tevez (due gol) e il Pipita (altrettanti) che portò fino ai rigori, dove Rafael – oggi terzo portiere della banda di Sarri – s'improvvisò eroe parando di tutto: la Supercoppa Italiana tornava a Napoli. I rigori però danno e tolgono, e alla fine dell'anno l'errore di Higuain contro lo Lazio nello spareggio-Champions costò la qualificazione alla squadra e (in parte) il posto a Benitez. Sembrava un passo indietro, era l'inizio della rivoluzione: Napoli era pronta per l'inizio del Sarrismo.
Il Comandante Sarri, "una notte all'improvviso"
Una scommessa stravinta dal presidente: affidare la panchina a un ex bancario cinquantenne che aveva fatto miracoli sì, ma in Serie A solo con l'Empoli. Eppure col suo straordinario lavoro sono arrivati nuovi, spaventosi record: di punti a fine anno (82 la prima stagione, 83 la seconda), di gol fatti (94), di gol subiti (32, mai così pochi). Di spettacolo collettivo e individuale, con quelle 36 reti in un solo campionato del bomber Higuain. L'uomo che prima del “tradimento” segnò anche alla Juve di Allegri e la battè al San Paolo, dove da grande giocatore si scoprì fenomeno, "un giorno all'improvviso". Stasera sarà dall'altra parte, per i napoletani non sarà più una novità. Ma i ragazzi di Sarri avranno un obiettivo più grande che neutralizzare il Pipita: regalarsi un'altra notte da campioni.