Dietro il successo della Juve la prestazione dei tre ex giallorossi: Benatia segna, Pjanic inventa, Szczesny salva nel finale su Schick, l'immagine del rimpianto romanista
JUVENTUS
SZCZESNY 8
Fortunato sulla traversa di Florenzi, decisivo nella parata su Schick a qualche spicciolo dalla fine. E’ uno dei tre ex della partita e siccome sino a quel momento era rimasto quasi sempre inoperoso si sente quasi in dovere di rompere le uova nel paniere del ceco a tinte giallorosse. Lo vede arrivare palla al piede, gli esce incontro con aria di sfida e lo ipnotizza restando in piedi quel tanto che basta per intercettarne la conclusione. La sua partita si gioca in pochi attimi, lui li rende propri e bianconeri
BARZAGLI 6,5
L’uomo che non si scompone mai anche questa volta prende la sua pagnotta calda e se la porta a casa. Dove lo metti sta - in questo caso sulla destra - anche contro un avversario potenzialmente pericolo come Perotti. Lui lo fronteggia con la sua solita calma imperiosa, con quell’aria da orsetto buono che infonde sicurezza in tutta la squadra.
BENATIA 6,5
Cattivissimo, quasi spocchioso dall’alto della propria superiorità fisica, decide la partita col più scontato dei gol dell’ex grazie a un triplo intervento frutto di intelligenza, caparbietà e capacità tecniche. E’ lui a portare il blocco su Fazio che libera il colpo di testa di Chiellini respinto da Alisson e sul quale si fionda, per due volte, con furibonda cupidigia di gol. Poi una caterva di lotte con Dzeko e una lucidità difensiva che si perde, insieme a quella di tutta la Juve, solo nell’arrembante finale dei giallorossi. Anche 11 duelli aerei vinti, è lui il simbolo dello strapotere atletico dei 6 volte campioni d’Italia.
CHIELLINI 7
Insieme al compagno di reparto confeziona il gol vittoria e duella in difesa (10 respinte recita il suo cartellino) con impareggiabile spirito epico. Dovrebbe essere l’anello debole del possesso juventino e infatti è l’unico al quale Allegri concede ogni tanto il lusso di spazzare la palla come gli capita. Quello che non dovrebbe capitare, però, è l’errore di valutazione sul lancio che libera Florenzi nell’azione della traversa giallorossa. Ma se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, il numero 3 bianconeri se l’è anche meritata.
ALEX SANDRO 6
Regista occulto e difensivo delle manovre bianconere, comincia la partita quasi indolenzito dall’umidità dello Stadium. Nainggolan gli scappa e Tagliavento gli evita il giallo (ne prenderà poi uno nel finale di gara). Ma da quel momento accende il piedino e comincia a sciorinare cross che è una meraviglia. El Shaarawy, sul quale riceve la preziosa assistenza di Mandzukic, non lo preoccupa più di tanto e ogni volta che la Juve riparte lui può sgroppare felice sulla fascia. Perla della gara, il lancio di 50 metri sul quale Higuain costruisce il calcio d’angolo della vittoria.
KHEDIRA 6
Al pari del suo gemello sul centro sinistra, prima copre e rattoppa scorrazzando al fianco di Pjanic poi disegna inserimenti verticali che movimentano la manovra bianconera. Controlla bene Strootman e pur in una partita senza particolari guizzi serve nella ripresa la palla del 2-0 a Higuain, che alza la mira sull’uscita di Alisson. Questa volta non ha inciso, ma resta insostituibile.
PJANIC 7,5
Il suo calcio fluttua tra balzelli di puro ingegno e aperture metodiche piazzate sempre al momento giusto. Senza Dybala è praticamente l’unico cervello pensante in campo e le sue sinapsi sono talmente sviluppate che alla Juve basta eccome. L’universo bianconero, poi, gli ha regalato quella concretezza che molto spesso i tifosi della sua ex squadra, oggi avversaria, non gli avevano visto mettere in campo. Chiude la gara col maggior numero di palloni giocati, il maggior numero di passaggi giusti effettuati, il maggior numero di occasioni create e una traversa che ancora trema. Sarebbe stata l’apoteosi, ma già così è chiaro che tutta la Juve, oggi, dipenda da lui.
MATUIDI 6,5
Elastico come tutta la squadra bianconera, che decide di far fare la partita alla Roma, rimbalza da una metà campo all’altra come se al posto dei piedi avesse le molle. Gli inserimenti sono sempre perfetti e la grande parata di Alisson sul suo sinistro a metà del secondo tempo ne è la dimostrazione. A Napoli era stato lo spunto tattico decisivo di Allegri, si può scommettere che nelle grandi partite lo vedremo quasi sempre in campo. (dal 78’ Marchisio).
CUADRADO 6
Corsa, tanta, e sacrificio, tantissimo, al servizio di una classe da prestigiatore circense e di un disegno tattico che di fatto decide la partita. I suoi continui ripiegamenti all’indietro a frenare l’impeto di Kolarov (così come quelli del suo emulo Mandzukic) disegnano zone d’azione che dovrebbero essere più che altro quelle di un terzino. Se Douglas Costa ha passato una serata nel gelo della panchina dello Stadium il motivo è solo nei suoi riccioli colombiani. (dal 76’ Bernardeschi).
HIGUAIN 6
Tira sei volte in porta e si batte come un leone retrocedendo a prendersi la palla e compensando in questo modo il vuoto lasciato sulla trequarti dalla terza panchina consecutiva di Dybala. Certo per le occasioni avute e per la sua caratura tecnica un gol ce lo si poteva aspettare, ma la fortuna di Allegri è che alla fine non ne ha avuto bisogno.
MANDZUKIC 7
13 punti di sutura per il colosso croato sono un mezzo raffreddore, figuriamoci se poteva perdersi una partita del genere. E infatti non se la perde, anche perché Allegri non ci pensa nemmeno per un attimo a lasciarlo fuori. Lui lo ripaga con la solita encomiabile prestazione, quasi perfetta per impegno, volontà, forza fisica e capacità tattiche. Occasioni vere non ne ha avute, ma come detto alla Juve questa sera è andata bene anche così.
ROMA
ALISSON 7
Si rialza da terra raccogliendo la palla dal fondo della rete dopo un doppio miracolo su Chiellini e Benatia: è questa la fotografia della sua partita. Potenza e impotenza, baluardo insuperabile e superato solo da un triplice tentativo nel giro di un amen. Nella ripresa tiene a galla la Roma sul sinistro di Matuidi e se Schick avesse fatto quello che avrebbe dovuto, ora sarebbe a esultare insieme ai suoi compagni.
FLORENZI 6,5
Ha il merito e la fortuna di crederci fino in fondo e quando quel suo destro, dopo l’erroraccio di Chiellini e Benatia sbatte sulla traversa sembra che abbia sul piede il pallone del pareggio. La sfera invece gli rimbalza corta impedendogli di ribadire in rete il pareggio giallorosso. Controlla come può Mandzukic, capendo sin da subito che è inutile andare a contrastarlo per vie aeree e che è meglio concentrarsi sulle direzione della spizzata del croato. Quando la Roma molla gli ormeggi e attacca a tutta nel finale, è quello che mette i palloni più pericolosi nel mezzo. Unico peccato, quasi capitale, l’errore del primo tempo, quando invece di mettere in mezzo per un solitario El Shaarawy decide improvvidamente di calciare al volo da posizione impossibile.
MANOLAS 6,5
Vive la partita nell’ansia di una difesa sempre alta che spetta a lui ricucire con i soliti strappi vertiginosi all’indietro nei quali riesce sempre a controllare con buona perizia la situazione. Respinge palloni (9) come fossero caramelle da ingollarsi una dopo l’altra e gestisce anche meglio del solito il possesso che la Juve ovviamente gli concede.
FAZIO 5,5
Le partite, soprattutto quelle così equilibrate, alla fine vengono decise dagli episodi e nonostante un buon numero complessivo di chiusure commette il peccato di rimanere vittima dello scherzo juventino sull’angolo decisivo. Benatia lo scherma e lui si perde Chiellini, il cui colpo di testa innesca la reazione fatale per le speranze giallorosse.
KOLAROV 6
Timido nel primo tempo, più propositivo in una ripresa che soprattutto nel finale lo chiama a continue cavalcate in avanti. Il suo sinistro però ha perso un po’ di efficacia, se è vero che dei sei cross che ha buttato in mezzo solo uno è arrivato a destinazione. Nel primo tempo sistema la palla sulla sua zolla preferita per una punizione con la quale altre volte ha fatto, ma l’umidità dello Stadium evidentemente gli ha annebbiato la mira.
NAINGGOLAN 6
Scelte non sempre perfette ma il solito dinamismo che col passare dei minuti lo porta sempre più nel vivo della manovra. Ma è proprio lui forse il più grande problema della Roma di Di Francesco, che ancora deve trovare il modo per far rendere al meglio il suo talento tecnico e agonistico. Una volta che l’allenatore giallorosso avrà trovato la chiave del gioco del belga la Roma potrà cominciare a fare il vero salto di qualità.
DE ROSSI 6
Palloni persi in maniera sanguinosa e recuperi coraggiosi, la sua partita è tutto un equilibrio sopra la follia. Regge la baracca del centrocampo senza però mai dare la sensazione di avere nel piede la giocata decisiva che un regista di una squadra che ambisce allo scudetto deve avere. Ma d’altronde non può nemmeno essere quello il suo compito. Un giallo dopo 20 minuti potrebbe rovinargli la partita, che invece gestisce dal punto di vista disciplinare in maniera encomiabile.
STROOTMAN 6
Così come Nainggolan naviga in un ruolo che ancora deve decifrare del tutto, perdendosi in controlli e passaggi non sempre puntuali e in matte rincorse distribuite su tutto il campo che però alla lunga ne infiacchiscono le energie. Ha muscoli per lottare e li usa, ma per il bene della manovra della Roma dovrebbe iniziare a impreziosirli con qualche giocata di qualità in più.
EL SHAARAWY 5,5
L’occasione per metterla dentro, la migliore della Roma del primo tempo, gli capita dopo 26 minuti: Perotti scappa via sulla sinistra, il servizio è al bacio e il suo anticipo su Alex Sandro anche, ma al momento dell’impatto è la cattiveria dell’attaccante consumato a mancargli. Per il resto evapora in una gara fatta di pochi spunti, praticamente nessun dribbling e un continuo cozzare contro Barzagli.
DZEKO 5,5
Dopo almeno un mese di letargo i primi segnali sono quelli di una grinta ritrovata, grazie alla quale comincia una lotta (alla pari) con i due centrali bianconeri. Tutte le azioni (o mezze azioni) del primo tempo passano dai suoi giganteschi piedi che riprende a muovere come quelli di un ballerino e con i quali distribuisce palloni premiando gli inserimenti degli esterni. Ingaggia 20 duelli e ne vince la metà, anche se poi nella ripresa, quando ha la palla buona sul destro, spara alto sopra la traversa da buona posizione. Alla fine la sua, come quella di quasi tutta la Roma, è una partita a metà. Che contro la Juve quasi mai può bastare.
PEROTTI 6,5
Quasi impaurito dalla presenza di Barzagli gioca una partita troppo timida nella quale come al tre volte gli è successo si perde nei suoi bicchieri colmi d’acqua e di dribbling barocchi. Al contrario di altre volte, anche a causa del rinforzino dato da Cuadrado al terzino bianconero, non riesce ad accendere l’asse portante delle manovre giallorosse e quasi ogni volta che ne ha la possibilità sbaglia le assistenze per Dzeko ed El Shaaarwy.
SCHICK 4
Purtroppo per lui, la partita della Roma è racchiusa tutta in quei fatali secondi a un minuto dal 95’. Quando l’acquisto più costoso della storia giallorossa sfrutta lo svarione difensivo di bianconero per involarsi da solo verso Szczesny, si capisce che la sua stagione può essere arrivata al momento di svolta. E’ solo, gli juventini arrancano alle sue spalle e lui ha tutto il tempo per pensare a cosa fare. Forse troppo. E alla fine si perde. Così come le speranze di una tifoseria che per una volta potrebbe uscire non battuta dallo Stadium, ma si vede nuovamente stoppata dal coraggio di un ex portiere e resta inchiodata a un sinistro che doveva e poteva finire in tutt’altro modo. Ora avrà bisogno di uno psicologo. Dal nome gol.