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Napoli, come Allan è diventato insostituibile

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Federico Aquè

Lentamente e a fari spenti, il centrocampista brasiliano si è preso un posto sempre più grande all'interno del Napoli di Sarri. Ora è diventato una pedina imprescindibile

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Dopo la partita vinta per 3-2 contro la Sampdoria, Maurizio Sarri si è dovuto soffermare sul grande momento di forma di Allan: «È un ragazzo di grande intensità e aggressività, con buone doti di interdizione. Quello che sorprende è che sta crescendo in qualità, perché sbaglia molto meno in fase di impostazione e nello stretto viene fuori da situazioni difficili. Sta diventando un giocatore qualitativamente in crescita notevole». Allan aveva segnato il gol dell’1-1, propiziato il 2-2 di Insigne con due anticipi consecutivi prima su un colpo di testa di Silvestre e poi su un passaggio di Ferrari e infine aveva sfidato senza perdere la palla tre avversari, Torreira, Strinic e Ferrari, con un paio di finte e un gioco di gambe che aveva fatto arrivare il pallone a Mertens, autore dell’assist per il gol decisivo di Marek Hamsik.

Non eravamo abituati a pensare ad Allan come a un giocatore che potesse avere questo tipo di impatto sulle partite. Nella giornata successiva, a Crotone, ha servito a Hamsik l’assist per il gol della vittoria: una giocata non particolarmente creativa, ma nemmeno così scontata. Fintando il tiro attrae attorno a sé la difesa del Crotone e poi appoggia a Hamsik, fermo alla sua sinistra e ormai senza avversari tra lui e la porta. A Torino un paio di settimane prima, invece, aveva allungato un calcio d’angolo di Callejón fino a fare arrivare la palla a Koulibaly, autore del gol che aveva interrotto la striscia di due partite consecutive senza segnare, contro Juventus e Fiorentina.

Sono stati i primi due assist della stagione di Allan, il cui contributo nella definizione e nella rifinitura della manovra è cresciuto in maniera esponenziale di recente. Nelle prime 14 partite di campionato aveva creato in tutto 5 occasioni, nelle successive 6 giornate ne ha create ben 15: nessuno nel Napoli ha fatto meglio in quest’ultimo periodo.

Arrivato a Napoli a distanza di pochi giorni dalla firma di Sarri con la fama di recuperatore di palloni, il migliore del campionato nell’ultima stagione all’Udinese, le caratteristiche migliori di Allan, la forza e l’aggressività, sono state subito individuate come il completamento ideale di un centrocampo molto tecnico, illuminato dal senso geometrico di Jorginho e dalla sconfinata sapienza di Hamsik.

Nella prima stagione a Napoli la titolarità di Allan non è stata quasi mai messa in discussione, l’arrivo di Zielinski nell’estate successiva ha invece ridotto le sue presenze, e la crescita del polacco nella parte centrale della scorsa stagione poteva lasciar intuire un ruolo sempre più marginale per il brasiliano. E invece Allan, al netto delle normali rotazioni decise da Sarri, è chiaramente la mezzala destra titolare del Napoli: alla fine del girone d’andata ha giocato 14 volte su 19 dal primo minuto, il doppio rispetto a Zielinski, che di recente è stato utilizzato come sostituto di Insigne a sinistra nel tridente offensivo.

Il rendimento di Allan si è impennato proprio quando il Napoli ne ha avuto più bisogno, dopo un periodo di scarsa brillantezza che aveva inaridito la manovra e fatto perdere il primo posto in classifica. L’infortunio di Ghoulam e la temporanea assenza di Insigne avevano costretto Sarri a riadattare i flussi di gioco della sua squadra, anche per rispondere alle strategie difensive avversarie (in particolare quelle di Juventus e Fiorentina), che in misura maggiore spingevano il Napoli a trascurare l’amata fascia sinistra per costruire l’azione sul lato destro.

Allan si è quindi assunto le responsabilità che spettano ai giocatori più creativi della rosa, un cambio di prospettiva notevole se si pensa che nel centrocampo del Napoli il suo contributo si è solitamente associato alle qualità senza palla: gli inserimenti e il recupero del pallone. Nella partita d’andata contro il Manchester City, iniziata dalla panchina come gli era già capitato al Santiago Bernabéu contro il Real Madrid negli ottavi della scorsa edizione della Champions League, il suo ingresso ha sensibilmente migliorato il pressing del Napoli sulla costruzione bassa della squadra di Guardiola, contribuendo a cambiare il contesto tattico della gara. Oltre ad alzare con la sua aggressività il livello del primo pressing, Allan è importante per le sue qualità nell’uno contro uno difensivo: nel Napoli nessuno ha completato più contrasti (52).

Anche in fase offensiva la peculiarità delle sue caratteristiche tecniche e fisiche gli ha consentito di ritagliarsi uno spazio sempre più importante in una squadra così organizzata e lontana dal suo stile. Allan è più bravo a portare la palla che a passarla, distribuisce il gioco in maniera piuttosto lineare ma ha forza, esplosività e un controllo sufficiente a rompere le linee avversarie in conduzione e a trovare soluzioni individuali anche nello stretto. Sorprende fino a un certo punto, quindi, vederlo in testa anche alla classifica dei dribbling riusciti (32) tra i giocatori del Napoli.

Il centrocampista brasiliano ha fornito un’alternativa preziosa quando la manovra è diventata meno brillante, e anche se le strategie difensive avversarie lo hanno costretto ad arricchire il suo gioco e a compiere scelte più complicate, non era affatto scontato che riuscisse a migliorarsi in modo così appariscente. Allan non si è semplicemente fatto carico delle difficoltà accettando di prendersi qualche iniziativa in più, ma ha mostrato soprattutto una creatività e una pulizia tecnica che non gli erano mai state riconosciute. Pur senza raggiungere la visione crepuscolare di Jorginho e Hamsik, le sue linee di passaggio sono diventate più sofisticate. L’esempio migliore arriva forse dalla partita contro la Fiorentina, quando ha aggirato Laurini con un filtrante trovando il sinistro in corsa di Zielinski, che non ha dovuto nemmeno aggiustarsi il pallone prima di calciarlo (male) verso la porta.

L’influenza di Allan sul gioco del Napoli è cresciuta anche se statisticamente il suo contributo non è migliorato rispetto alle ultime due stagioni. Anzi, il brasiliano è meno coinvolto nella costruzione della manovra (i 52,5 passaggi tentati in media per 90 minuti rappresentano il punto più basso da quando è a Napoli), crea occasioni e dribbla con minore frequenza rispetto allo scorso campionato. Conclude però l’azione con maggiore continuità (1,4 tiri per 90 minuti, il massimo mai raggiunto in carriera in Serie A), prendendosi soprattutto qualche iniziativa in più da fuori, ma senza rinunciare comunque agli inserimenti in area di rigore. Ha già segnato 3 gol, come nella sua prima stagione a Napoli, ma ha ancora molte partite davanti per migliorare il suo record personale.

La profondità del suo impatto va quindi ricercata nella qualità delle sue scelte e nell’efficacia del suo gioco, da qualunque posizione: che porti palla centralmente o entri dentro il campo dopo essersi allargato a destra, che si abbassi quando Jorginho è marcato per impostare l’azione o si trovi a rifinire la manovra negli ultimi 30 metri. La sua crescita ha arricchito le soluzioni del Napoli e fornito un’alternativa in un momento di scarsa brillantezza, che consolidandosi potrebbe rendere ancora più imprevedibile la manovra azzurra. Contribuendo innanzitutto a sgravare di responsabilità la catena sinistra, quella storicamente privilegiata per sviluppare il gioco, ma anche a distribuire meglio le responsabilità creative sulla destra, visto che Callejón ha perso efficacia rispetto allo scorso campionato, che aveva chiuso con 12 assist e una media di 2,2 occasioni create per 90 minuti (finora ha invece servito 2 assist e crea 1,6 occasioni per 90 minuti).

A 27 anni Allan la maturità raggiunta da Allan merita probabilmente di essere riconosciuta anche a livello internazionale. «Sicuramente merita una chance in Nazionale con il Brasile, ma spero che non lo chiamino, se cominciano a convocarlo in Sudamerica diventa un problema serio…» ha detto Sarri con il solito sguardo concentrato a eliminare ogni possibile disturbo che possa rallentare la sua squadra. «Non deve dire certe cose», gli ha risposto scherzando Allan, «Io al Mondiale vorrei andarci».