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Figc, Marani: "Per risanare il calcio servono idee e programmi, non la calcolatrice"

Serie A

Matteo Marani

Il punto centrale è la governabilità: c’è di mezzo il bene del calcio italiano e noi siamo a fare il conteggio di quanto ha uno e l’altro. E’ il sistema che ha bisogno di essere cambiato: non è solo una questione di facce nuove, qui ci vuole un metodo nuovo

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In questi giorni si parla tanto di politica del pallone, ma forse sarebbe il caso di inziare a parlare di programmi, per tirare fuori l'Italia da questo brutto pasticcio. L'eliminazione al Mondiale deve farci ripartire, ma per farlo serve un atto di grande serietà da parte di tutto il calcio italiano.

Sibilia e il ticket serie A

Sibilia pensa che questo ticket con la serie A sia forte: lo scenario vedrebbe lui presidente ed una vicepresidenza affidata magari a Lotito o Cairo. In questo momento la partita del presidente della Lega Nazionale Dilettanti mi sembra quella più forte a livello di numeri, rispetto a quelli di Tommasi e Gravina, con quest’ultimo che ha solo la Lega Pro dalla sua parte. Ma naturalmente bisognerà attendere per capire effettivamente cosa succederà, soprattutto con i 300 grandi elettori, il prossimo 29 gennaio. Ma non si può neppure escludere che, tra una votazione e l’altra, i voti possano spostarsi...
 

La governabilità del calcio italiano

Non possiamo stare inermi a guardare cosa succede tra i balletti politici. Siamo in emergenza, fuori dal Mondiale con una figuraccia clamorosa a livello mondiale, abbiamo club che continuano a sparire (vedi Vicenza, dopo Modena). C’è di mezzo il bene del calcio italiano e noi siamo a fare il conteggio di quanto ha uno e l’altro. Il punto centrale è la governabilità del calcio italiano. Da dove ripartiamo? Negli ultimi 5 anni sono scomparse 20 squadre di Lega Pro, se risaliamo più indietro, metà del calcio italiano è fallito. E’ il sistema che ha bisogno di essere cambiato: non è solo una questione di facce nuove, qui ci vuole un metodo nuovo.
 

Figc, basta calcoli. Servono programmi

Penso che le facce nuove fossero necessarie per portare linfa nuova in un sistema autoreferenziale. Ma ho spesso l’impressione che i personaggi che concorrono adesso vivano in una torre d’avorio e non sentono cosa si dice per la strada. Penso che sia necessario un cambiamento di passo e deve accadere passando, non solo dalle facce nuove, ma da idee nuove. Da giorni si sta parlando di percentuali, con la calcolatrice alla mano. Non deve essere un calcolo algebrico: ci vogliono programmi, idee per sanare questo calcio malato. E’ come se il dibattito si fosse svuotato completamente di contenuti.
 

Al calcio italiano serve un grande atto di serietà

L’Italia è un paese po’ strano: Tavecchio e Ventura non si sono dimessi subito dopo la disfatta azzurra. Da noi si fa fatica ad assumersi le responsabilità. Andreotti diceva: “Bisogna stare attenti a dare le dimissioni perché poi qualche volta vengono accettate”. Serve un grande atto di serietà, se il calcio riesce a farlo in maniera positiva, esprimendo una figura che sia in grado di fare questo, bene, altrimenti giusto il commissariamento. Ma è necessario che al centro di tutto ci sia la governabilità perché il sistema fa acqua da tutte le parti e che ci siano soprattutto le idee per ripartire. E’ necessario valorizzare il talento italiano, i settori giovanili. Il rilancio di un sistema, come è accaduto in Germania, è partito dall’unione della Federazione con i club. Da noi, invece, queste due entità sono troppo spesso in contrapposizione, non serve una prova di forza, adesso serve unione. Se si vuole davvero ripartire non lo si fa con i numeri, la calcolatrice, le grafiche: serve il pensiero.