L'ex attaccante brasiliano ha parlato dell'allenatore giallorosso ai microfoni di Sky Sport: "Ha iniziato benissimo, ora ha bisogno di tempo per imporre la tattica". Poi i complimenti a Totti e Ancelotti: "Francesco ha sempre avuto una grande personalità. Il mister è un maestro per me, mi spiace per l'esonero al Bayern". Infine sull'Italia...
5 anni al Corinthians, 9 in Europa con le maglie di Bayer Leverkusen, Roma e Bayern Monaco, la stagione negl Emirati Arabi e poi il ritorno in patria. Una carriera niente male per Paulo Sergio, laureatosi campione del Mondo con la nazionale brasiliana nel 1994. Nella capitale due stagioni e tanti buoni ricordi lasciati. "Sono stati anni bellissimi. A Roma ho imparato tantissimo, ma sarei voluto rimanere di più - dice l'ex attaccante ai microfoni di Sky Sport -. Una bella città, momenti indimenticabili. Ricordo il mio gol in una partita finita 5-0 contro il Milan e anche uno contro la Juventus, dove ho segnato grazie ad un assist di Totti e abbiamo vinto all'Olimpico". A propisito di Roma, Paulo Sergio si sofferma sul momento di Di Francesco: "Ha iniziato troppo bene come allenatore - spiega -. Ora ha bisogno di un po' di tempo per imporre lo schema tattico, ma può fare molto bene con la Roma. Anche Guardiola ha avuto bisogno di tempo". E sul mister attualmente alla guida del Manchester City continua: "Ha fatto un gran lavoro in Germania. La Nazionale tedesca ha imparato a giocare come gioca anche grazie a quanto fatto da Guardiola ai tempi del Bayern. Mi dispiace invece per Ancelotti, un maestro. Ha perso un po' lo spogliatoio ed è cambiato tantissimo il rapporto con i dirigenti e la squadra. Douglas Costa un rimpianto? No, ci ho parlato e lui voleva andare via. Gli ho detto di avere pazienza ma è andato comunque in una grande squadra, una delle più forti al mondo e per andare al Mondiale può essere utile". Nonostante la partenza dell'esterno verdeoro il valore del campionato rimane importante: "Il livello di gioco e di pubblico è alto - afferma Paulo Sergio -. In Germania c'è una media di 41 mila tifosi allo stadio, nettamente superiore a tutti i campionati europei. La Bundesliga è diventato un grande campionato. Dopo il Bayern c'è grande equilibrio".
"Totti un grande, Tommasi un esempio. Sull'Italia invece..."
Dalla Bundesliga il discorso passa inevitabilmente alla Serie A, dove Paulo Sergio sembra avere le idee chiare: "Il livello è cambiato tantissimo - spiega l'ex attaccante, vincitore della Champions con il Bayern a Milano nel 2001 -. Prima c'erano tantissimi brasiliani come Falcao, Zico, Socrates. Ora non ce ne sono più, il brasiliano più importante in Italia è il portiere della Roma, Alisson. È cambiato tanto. Per noi è un peccato poi che l'Italia non si sia qualificata al Mondiale, mi dispiace tantissimo; ci fosse riuscita sarebbe stata una delle favorite. Nel 1994 in finale contro gli azzurri io c'ero. Nel 2006 invece nessuno si aspettava che vincesse e alla fine ce l'ha fatta". Nell'Italia campione del mondo era presente Francesco Totti, uno che Paulo Sergio non ha dubbi a inserire nella sua top 10: "Quando sono arrivato a Roma nel 1997 lui aveva appena iniziato a giocare - racconta -. È diventato un grande. 'Chicco' Senza dubbio farebbe parte della mia squadra. Ha fatto tanti assist, anche io per lui però eh (ride ndr). Francesco aveva una grande personalità e nessuno sbagliava mai nel dirgli qualcosa. Parlava tantissimo con noi, in particolare con Aldair. Arrivò in una squadra con tanti giocatori importanti come Cafù, Balbo, Di Francesco, Di Biagio, Konsel. Credo si sia trovato benissimo con noi". Altro compagno di squadra di Paulo Sergio nella Roma è stato Damiano Tommasi, ora candidatosi alla presidenza della Figc. Il brasiliano spende parole al miele anche per lui: "È sempre stato un bravo ragazzo, in gamba - conclude -. Non ha mai dato alcun tipo di problema a nessuno, era un esempio da calciatore e ora lo è anche da dirigente".