L'ex numero 10 e attuale dirigente della Roma torna sul suo complicato rapporto con l'ex allenatore giallorosso in una speciale puntata de I Signori del Calcio (sabato 17 Sky Sport 1 ore 19.15 e 23.45): "Avrebbe dovuto gestirmi meglio, avrei preferito finire la carriera in un altro modo. Mercato pazzo? Io oggi varrei 200 milioni"
Francesco Totti come non l'avete mai sentito. L'ex capitano e numero 10 della Roma è stato protagonista di una lunga chiacchierata con il nostro Alessandro Alciato per una puntata speciale de I Signori del Calcio, che andrà in onda sabato 17 su Sky Sport 1 alle 19.15 e alle 23.45 ma che sarà disponibile già da mercoledì 14 on demand 'primissima'. Il fuoriclasse giallorosso ha parlato di tutto, dal suo passato al suo futuro, passando anche per il rapporto complicato col suo ultimo allenatore, Luciano Spalletti, col quale Totti non si è lasciato proprio benissimo.
"Con Spalletti non c’è mai stato un confronto e mai ci sarà - esordisce Totti-. Avrei preferito chiudere in altro modo. Avessi saputo che sarebbe stato l’ultimo anno della mia carriera, avrei fatto cose diverse. Fossi stato in lui avrei gestito il calciatore in maniera diversa, e soprattutto la persona: mi sarei confrontato con lui, gli avrei parlato. Comunque riuscito a fare questo passaggio da calciatore a dirigente della Roma, e l’ho fatto con lo spirito giusto: con l’armonia, con l’intelligenza di una persona grande. Sono cresciuto nel campo e nel campo morirò".
Tornando più indietro e ripercorrendo la propria carriera, Totti parla anche del suo rapporto, questa volta d'amore, con la Roma, che Totti ha deciso di sposare a vita, nonostante le offerte per andare via non mancassero: "Quella più concreta per lasciare la Roma è stata quella del Real Madrid, nel 2003/04. Ho fatto una scelta ben precisa: precludermi la possibilità di vincere tanto per rimanere con un’unica maglia, che per me è stata la cosa più importante. E alla fine ho vinto tutto: amore e passione, per me è stato meglio che vincere trofei altrove. Per la Roma ho dato il 101%, perché ho messo la Roma davanti a tutto, a tutto il resto. Davanti a me, davanti alle cose personali, la vita privata. La Roma è stata tutto".
Dall'amore per la Roma all'unico rammarico che Totti ha per la sua carriera, il Pallone d'Oro: "E’ una delle cose che mi è mancata personalmente. Però sapevo pure che quel buco poteva rimanere vuoto. Perché giocando con la Roma avevo meno possibilità rispetto ad altri giocatori che giocavano con il Real Madrid, Juventus, Milan… avevano più visibilità in campo internazionale, anche perché il Pallone d’Oro si vince vincendo la Champions o il Mondiale, oppure qualche altro trofeo importante. E io avendo vinto col club uno Scudetto, due Supercoppa italiana e due Coppa Italia, non ero in grado di poter combattere con loro"
Quello di oggi, in ogni caso, è un calcio decisamente diverso rispetto a quello dei primi anni di carriera di Totti, soprattutto per quanto riguarda l'attaccamento alla maglia. Sono sempre meno i giocatori che proprio come l'ex numero 10 della Roma rimangono per tutta la carriera in una sola squadra e Totti non crede possa nascere a breve un giocatore in grado di percorrere le sue stesse orme: "Non penso che esista un altro Totti e che nel caso possa rimanere a lungo nella Roma. Conta il business. Man mano che si va avanti le condizioni economiche aumentano, per tutti i giocatori. Un giovane che gioca alla Roma, difficile che crescendo rimanga e possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io o Daniele De Rossi: è difficile perché pensano di andarli a comprare all’estero. Perciò la vedo diversa e impossibile da quello che è successo con noi. Prima si pensava più al giovane promettente che andando a scoprire un giovane brasiliano, argentino, sudamericano, qualsiasi altro paese nel mondo, la vivevi diversamente. C’erano meno stranieri, era più raccolto, era più bello come calcio"
Infine il suo nuovo ruolo, quello di dirigente, nel quale Totti sarà costretto a prendere decisioni di altro tipo rispetto a quelle che eseguiva in campo, a partite dalle scelte di mercato: "Ma se dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra al mondo per comprare i giocatori più forti, anche perché per vincere servono giocatori forti. Questo l’ho sempre detto e lo dirò sempre. Però poi non sono io a cacciare i soldi, è il presidente, è il presidente che decide, il presidente metterà un budget e in base a quel budget dovrà essere bravo a costruire una squadra. In questo mercato pazzo? Io costerei 200 milioni".