Lazio, ecco perché tanti club vogliono Stefan De Vrij

Serie A

Daniele V. Morrone

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Dopo le parole del Direttore sportivo della Lazio Tare, si va verso l'addio a fine stagione del difensore olandese al club biancoceleste. Inevitabile l'attenzione di tanti club europei su di lui, ecco perché

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La scena è ormai familiare: la Lazio batte dal centro del campo con quattro giocatori nella propria metà campo e gli altri sei sulla linea, pronti a scattare in avanti appena la palla viene toccata. A battere è Parolo, che la tocca dietro rasoterra, sul piede destro di De Vrij. Il centrale olandese se la sistema e lancia lungo, sempre con il destro, per arrivare nella trequarti avversaria sinistra, dove spera di trovare Milinkovic-Savic pronto a ricevere: a deviare la palla di prima, o stopparla col petto per poi poterla scaricare sull’esterno o addirittura tentare subito un filtrante per Immobile, che si muove in profondità.

Già dal calcio di inizio è evidente quanto Inzaghi abbia sviluppato le proprie idee e le singole giocate codificate sulle caratteristiche dei suoi giocatori. In questo caso, nell’ordine, vengono sfruttate: la qualità tecnica di De Vrij, l’abilità nel gioco aereo e il controllo tecnico di Milinkovic-Savic, il dinamismo e il movimento senza palla di Immobile.

Negli ultimi due anni il lavoro di Inzaghi ha trasformato la Lazio: una squadra pragmatica e cinica è diventata oggi una delle più marcatamente offensive, con idee chiarissime su cosa fare con la palla tra i piedi, anche senza mirare al possesso del pallone. Con la stessa rosa di quando è stato “promosso” dalla panchina della Primavera, la “sua” Lazio è passata dall’adattamento del proprio sistema di gioco sull’avversario, cambiando anche il modulo a seconda dei casi, ad avere uno dei sistemi più peculiari dell’intero panorama di Serie A, che Inzaghi aggiusta soltanto nella strategia a seconda della partita da affrontare.

All’interno di un sistema chiaro e tutto sommato semplice - si costruisce con un rombo, con De Vrij e Leiva ai vertici, si attacca con il quadrilatero composto dalle mezzali più Luis Alberto e Immobile, si gioca in ampiezza con un esterno per fascia - Inzaghi ha pensato giocate codificate per far arrivare il pallone ai giocatori di maggior talento tecnico, dalla cui interazione dipendono le fortune della squadra in questa stagione (ai titolari si può aggiungere Felipe Anderson come ulteriore variabile). L’importanza dei singoli giocatori è data dai meccanismi con cui Inzaghi vuole che entrino in relazione e dal modo in cui le qualità dell’uno si completano con quelle dell’altro (basti pensare a quanto la velocità di Immobile valorizzi il gioco di passaggi di Luis Alberto, e viceversa). Anche se compiono un lavoro meno vistoso, sono altrettanto importanti le qualità individuali dei vertici del rombo difensivo, Lucas Leiva e Stefan De Vrij, che oggi sono tanto insostituibili quanto i tre attaccanti titolari.

Nonostante siano consapevoli dell’importanza dell’olandese, i dirigenti laziali hanno ritirato la proposta di rinnovo fatta a Stefan De Vrij. Lo ha ufficializzato il DS, Tare, con una nota di ringraziamento che fa ben capire che da parte della Lazio c’è la volontà di non cambiare l’offerta finale: una situazione in linea con la gestione Lotito che da sempre non scende a patti con richieste economiche ritenute eccessive. Anche se il contratto è in scadenza, come quello di De Vrij. È strano comunque che la Lazio non abbia provato ad alzare l’offerta con l’intenzione, magari, di venderlo successivamente, considerando che un centrale tecnico come De Vrij potrebbe avere un valore di mercato interessante (specie se ceduto in Inghilterra).

Adesso che sappiamo che De Vrij non giocherà nella Lazio la prossima stagione, però, siamo costretti a riflettere sul suo valore non più da un punto di vista economico, ma soprattutto tecnico.

Da dove viene

De Vrij è nato ventisei anni fa a Ouderkerk aan den IJssel, un paese di 6000 abitanti in mezzo alla campagna di Rotterdam: l'unica attrazione del paese è una chiesa in cui è sepolto Enrico Nassau Lord di Auverquerque, uno dei capi della lotta per la liberazione dall’impero spagnolo. Forse per questo De Vrij si dichiara cattolico e ci tiene a dire che legge un passo della Bibbia prima di andare a dormire. Figlio di un calciatore, ha iniziato a giocare per la squadra del suo paese (il VV Sprit) dove viene notato a 10 anni dagli osservatori del Feyenoord. Giocava centrocampista ai tempi ma una volta passato nella squadra della grande città viene schierato subito come difensore centrale: da lì sale la scala delle giovanili fino ad esordire a 17 anni in prima squadra, in un momento storico in cui il Feyenoord ha un disperato bisogno di un ricambio generazionale.

Ci mette tre partite a diventare titolare, da lì in poi le gioca tutte senza mai essere sostituito e da quando è maggiorenne viene considerato inamovibile. In campo sembra un bastione per via del fisico e della sicurezza con cui si muove in area: per tutti è il futuro della nazionale olandese. Cresce in modo stabile come presenza fissa della difesa a 4 del Feyenoord (solo sporadicamante viene messo terzino destro e solo 4 volte gioca nella difesa a 3) e ne diventa il più giovane capitano quando eredita la fascia da Vlaar nel 2012, ad appena 21 anni. Sembra tutto normale, considerato che in campo è un leader naturale, tranquillo nei gesti e pronto a far sentire il proprio peso nei duelli. Con il sorriso sempre pronto in conferenza stampa.


Qualche mese prima aveva già esordito in Nazionale, rientrando anche nella rosa preliminare per gli Europei del 2012. Una scalata tanto repentina quanto non priva di sacrifici, come ammette lui stesso: «Non ho mai avuto molto tempo libero. Ho sempre messo il calcio e la mia formazione davanti al divertimento e alle mie relazioni sociali». Non va agli Europei ma dal ciclo successivo, con van Gaal, diventa titolare e arriva a partecipare al Mondiale del 2014 con un’Olanda costruita sulla solidità difensiva di una linea a 5 molto bassa. In carriera aveva giocato in una linea a 5 solo quattro volte, allenato da Koeman, ma è comunque tra i protagonisti di un sistema che sembra fatto apposta per esaltarne le doti fisiche e di attenzione.

Con molti giocatori nella propria metà si sente sicuro nel distribuire la palla e può uscire in modo aggressivo sugli attaccanti avversari, facendo valere le doti di lettura senza preoccuparsi troppo dello spazio alle spalle coperto dai due compagni di reparto. Segna anche all’esordio del Mondiale, nella famosa partita in cui viene distrutta la Spagna.



L’arrivo in Italia

De Vrij è stato acquistato dalla Lazio per 8.5 milioni nell’estate del Mondiale e l’impatto con la Serie A è subito ottimo. Capisce velocemente il contesto, dice di studiare gli avversari la sera a casa e che in Italia ha scoperto la passione per gli gnocchi. Fa una vita da professionista esemplare: «Non bevo e non fumo, curo in maniera maniacale la mia prevenzione. Devo dormire dieci ore a notte».

Nella Lazio di Pioli, al primo anno in Serie A, gioca come centrale di una difesa a quattro alta e aggressiva: difende uscendo spesso dalla linea in anticipo e ha poco tempo per impostare l’azione. Tocca una quarantina di palloni a partita e per un giocatore abituato ad essere il centrale che imposta e controlla il ritmo del possesso, si adatta bene ai ritmi alti e alle richieste dell’allenatore di lanciare in verticale senza troppi freni.

Quello che complica la sua esperienza alla Lazio è un infortunio al ginocchio subito nel finale della sua prima stagione, che gli fa saltare un mese di competizione e lo costringe ad operarsi la stagione successiva facendogli perdere tutto l’anno. Da quel momento gli infortuni non lo lasciano in pace, ricade ciclicamente in qualche fastidio e per questo decide di rinforzare le ginocchia aggiungendo massa muscolare: «Quattro chili di massa grassa li ho trasformati in muscoli, così il ginocchio è più protetto».

Solo all’inizio di questa stagione ha ammesso di sentirsi finalmente bene con il ginocchio, che può finalmente giocare più di una partita a settimana e il giorno dopo non avere fastidi. Il che significa che il De Vrij di questa stagione è finalmente nel picco della sua carriera dal punto di vista psico-fisico.

Che giocatore è De Vrij

Nella Lazio, come detto, occupa il vertice basso del rombo di impostazione. Quando ha la palla, Inzaghi gli chiede di muoverla utilizzando i due centrali esterni per prendere tempo e dare l’occasione alla squadra di generare superiorità numerica su un lato (solitamente il sinistro). A quel punto la deve passare al difensore centrale su quello stesso lato, che poi verticalizzerà verso la mezzala o l’esterno. Se la squadra è pressata, più semplicemente, lancia lungo nella zona di Milinkovic-Savic. I suoi compiti sono semplici ma per eseguirli serve freddezza con il pallone e una buona precisione nel lancio, perché è vero che Milinkovic-Savic stopperebbe anche una roccia lanciata con una catapulta, ma la roccia in questione dovrebbe comunque cadere nella sua zona di competenza.

Il piano A resta comunque quello della circolazione rasoterra tra difensori: De Vrij tenta 5.1 lanci per 90’ (di cui 2.9 sono a buon fine), una cifra bassissima se confrontata con quella di altri lanciatori seriali come Albiol (13.6 per 90’) o Bonucci (12.8 per 90’).

Qui contro il Torino un esempio in cui la pressione avversaria (che in questo aggredisce i compagni di reparto) forza la sua giocata e lo porta al lancio lungo verso Milinkovic-Savic.

Senza palla, il fatto di avere vicino altri due difensori lo mette nella condizione di poter scegliere quando essere più aggressivo e quando più conservativo. Al momento tenta 1.3 contrasti per 90’, contro i 2.7 e i 2.6 per 90’ della scorsa stagione e della sua prima nella Lazio. Effettua anche un duello aereo in meno rispetto al passato (entrambe le stagioni precedenti a questa le ha giocate maggiormente in una linea a 4) e la stessa cosa vale per i falli commessi, che in questa stagione sono appena 0.5 per 90’.

De Vrij è un giocatore che vuole uscire in anticipo, che conta sulle sue letture difensive: intercetta 2.1 palloni ogni 90’, in media, e in questo senso giocare da centrale in una difesa a 3 ne limita l’istinto (che invece verrebbe esaltato se, nello stesso sistema, giocasse su un lato). La scorsa stagione anticipava gli avversari 2.4 volte ogni 90’, con Pioli addirittura 3.7. In compenso, con le spalle coperte, può salire anche molto in alto nel campo senza paura di bucare l’intervento e creare un pericolo certo.

Tanto è vero che non è raro vederlo sbucare fuori dall’inquadratura all’altezza della propria trequarti per intercettare un filtrante. Cosa che vista la velocità di base carente si basa solo sulla lettura della situazione di gioco.

De Vrij è un giocatore ormai esperto e che è tornato solo quest’anno padrone totale del proprio corpo. In campo si vede: è più macchinoso del passato ma sembra più a suo agio e non ha paura di entrare nei contrasti più duri. In area di rigore è una sicurezza sempre grazie alle sue capacità di lettura, perché è uno di quei giocatori che sanno dove finirà la palla prima degli altri. Non ha problemi a scendere in scivolata, con discreta velocità, e probabilmente la scivolata in area per contrastare un tiro o un passaggio è la sua azione difensiva favorita. La sua qualità maggiore, oggi, sembra essere la freddezza con cui prende le decisioni nelle zone di campo decisive.

Qui c’è il pacchetto completo di De Vrij difensore in area, con la marcatura lasciata al compagno per fiondarsi in scivolata dove andrà la palla, la freddezza di intercettare il pallone e la tecnica per indirizzarla verso un compagno.

La velocità di base e la reattività nelle gambe di De Vrij potrebbero però ostacolare il suo inserimento in un contesto tattico diverso. In campo aperto può marcare solo i giocatori grandi e grossi, che può anticipare e gestire in profondità, ma le cose si complicano se ha davanti un profilo diverso, un giocatore rapido e sgusciante. Per quanto possa essere bravo a studiare l’avversario durante la partita, riuscire a capire quando anticiparlo, non perdere il duello fisico e soprattutto far valere un senso della posizione élite, contro avversari dalla spiccata reattività o in situazioni di copertura estreme è sempre in svantaggio.

Anche in situazioni in cui la palla viaggia veloce a terra e le sue gambe non vanno veloci quanto le sue lettura.

In definitiva, parliamo di un difensore di 190cm con le spalle belle larghe, che non copre il campo alle proprie spalle con facilità. Che se si trova a dover rincorrere l’avversario deve assolutamente riuscire a leggere con efficacia l’azione e a decidere quando tentare la scivolata. La sua prima opzione difensiva è la scelta meno sicura di tutte, ma va detto che ha un’efficacia sempre sorprendente.

Il suo talento nelle letture e la freddezza con la palla tra i piedi si scontrano con l’’accelerazione pura, sotto la media degli difensori d’élite. In una difesa a 4, che voglia tenere una linea alta, ad esempio, sarebbe esposto a rischi continui. In una linea difensiva più bassa, invece, la velocità non sarebbe un limite gravissimo, per la capacità con cui mantiene la marcatura e addirittura riesce ad aiutare i compagni. De Vrij è un difensore completo, che si può adattare quasi a qualsiasi contesto, ma non certo privo di limiti. Il prossimo passo nella sua carriera sarà quello decisivo, che ne determinerà il valore. E De Vrij stesso dovrà stare attento a non pensare solo al proprio valore economico, ma anche al contesto tattico che possa esaltarne quello tecnico.