A sette giornate dalla fine prosegue l'appassionante duello in vetta tra i bianconeri di Allegri, vittoriosi a Benevento, e il Napoli di Sarri, che proprio grazie ai gol nel finale della partita contro il Chievo è riuscito a rimanere attaccato alla capolista. Un duello che a questo punto si deciderà molto probabilmente nello scontro diretto del 22 aprile
Occorrerebbe viverne tante di settimane così per capire davvero perché il calcio da sempre ci affascina: sette giorni ricchi di intensità e di emozioni forti, di grandi imprese e di errori orribili, di delusioni imprevedibili e poi di colpi di scena che in pochi minuti cambiano il quadro del racconto, annullando ciò che solo pochi minuti prima somigliavano tanto a macigni inamovibili. In Italia, almeno per questa stagione, dobbiamo ringraziare soprattutto Juventus e Napoli, protagoniste assolute di un campionato restato l’ultimo dei grandi tornei europei a essere ancora aperto e non definitivamente segnato.
Il resto della serie A - da mesi ormai - assiste impotente al grande duello: la corsa agli altri due posti nella griglia di Champions League procede a velocità ridottissima, un andamento lento che ha rilanciato anche le ambizioni della Fiorentina. La lentezza evoca fortissime suggestioni, sottovoce si arriva a ipotizzare protezioni extraterrestri per giustificare la serie di vittorie della Viola, cominciata dopo l’assurda morte di Davide Astori. Lasciamo i meriti a chi va in campo: il gioco del pallone è affare assolutamente terreno, proprio come il dolore che tutt’al più può determinare una compattezza che genera forza autentica. Come sta accadendo alla Fiorentina, che la sua partita contro la Roma l’ha vinta proprio con la testa, senza…aiutini.
Quelle due sono troppo avanti per curarsi di quel che succede laggiù, dove – come ha ricordato ieri sera Del Piero a Sky Calcio Club – manca anche il coraggio di osare. Juventus e Napoli hanno osato più degli altri: la vittoria juventina sul Benevento, nonostante Diabaté e il ricordo ustionante di Cristiano Ronaldo, e la rimonta napoletana sul Chievo completata in pieno recupero si spiegano con la volontà di non fermarsi mai che caratterizza le prime due squadre della classifica rispetto alle altre. È la ragione del loro strapotere, assolutamente meritato e non frutto del caso. Dybala non torna campione per grazia ricevuta, né Milik e Diawara si riscoprono goleador per un prodigio: sono stati lampi di classe limpida che arricchiscono di temi un duello che non è mai morto.
È giusto che la lotta continui fino alla fine, o almeno che venga decisa dallo scontro diretto del 22 aprile, il giorno del giudizio. Manca poco, sarebbe la conclusione più degna di una grande annata, a patto che non ricordi le sfide della scorsa settimana con Real Madrid e Barcellona in campo. In quelle occasioni le squadre italiane neppure provarono a osare, consentendo che madridisti e catalani osassero invece l’impossibile. Un’esperienza che si può vivere (e tollerare) solo da spettatori.