Inter-Juve, le 7 partite più belle dei nerazzurri a San Siro

Serie A
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Ribaltoni all'ultimo minuto, pareggi che hanno il sapore di vittorie, pazze scelte tecniche e il quasi-gol di un portiere. C'è di tutto nelle più belle partite giocate dall'Inter a San Siro contro la Juve, nel recente passato

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Se Ronaldo scappa a Iuliano (e si mette a fare gli assist)

Inter-Juventus 1-0 (47’ Djorkaeff), 4 gennaio 1998

La stagione è quella che passerà alla storia per la gara di ritorno, archiviata alla voce “Iuliano-Ronaldo”. Il Fenomeno interista, però, era stato protagonista anche nel primo round, con la giocata che decise la partita e legittimò agli occhi del mondo intero la consegna del Pallone d’oro, esibito davanti al pubblico di San Siro proprio prima del fischio d’inizio. I dentoni, la pelata, l’orecchino, la maglia numero 10: in quel momento è senza dubbio lui il più forte del mondo e l’Inter ci si aggrappa per ripartire alla grande in campionato dopo la pausa natalizia. C’è bisogno di dare un segnale forte, perché in classifica i nerazzurri hanno un solo punto di vantaggio sulla Juve di Lippi, che sogna il sorpasso proprio nella tana dei rivali. Il secondo tempo è appena iniziato quando Zanetti allarga sulla destra per Ronaldo, che protegge il pallone e sguscia via a Montero. Ha appena iniziato a prendere velocità alla sua maniera quando alle sue spalle sopraggiunge Iuliano che con una rischiosissima scivolata da dietro lo sfiora soltanto. Scampato al doppio attentato alle sue caviglie, il Fenomeno è libero di entrare in area dal versante destro e di servire sul palo opposto Djorkaeff, al quale non resta che “spingere”, come si dice in questi casi. Al ritorno sarà tutto diverso: soprattutto perché Iuliano non se lo troverà più alle spalle, ma di fronte.

La pigna di Montero e la bomba di Di Biagio

Inter-Juventus 2-2 (7’ Trezeguet, 10’ Zidane, 13’ Blanc, 66’ Di Biagio), 3 dicembre 2000

«Abbiamo meritato questa vittoria. Scusate, questo pareggio». Il lapsus di Marco Tardelli a fine partita esprime al meglio il reale pensiero dell’allenatore dell’Inter. Un pareggio che è una vittoria, per come è arrivato, per come è stato inseguito, al termine di una gara combattuta. Letteralmente, se ci riferiamo alla “pigna” che Montero rifila in piena area di rigore a Di Biagio, senza essere visto dall’arbitro ma pizzicato dalle telecamere, che nei successivi slowmotion ci mostrano in ogni dettaglio la mascella dell’interista che si sposta uscendo dall’asse mentre il pugno di Montero affonda nella guancia del rivale. Una scena alla Rocky, che Di Biagio va poi a mimare all’arbitro Braschi, senza ottenere giustizia. Se la farà da solo, e in maniera del tutto legale, segnando il gol del 2-2 (dopo che l’Inter era andata sotto 0-2 nei primi 10’) con una delle sue punizioni dalla distanza. Alla pigna risponde con una bomba. “A tradimento”, calciando a sorpresa da 30 metri quando van der Sar sta disponendo la barriera per ripararsi dal sinistro di Recoba. E invece, inaspettato come un gancio destro in area di rigore, parte Gigi Di Biagio, leggera deviazione di Zidane con la schiena e gol che fa impazzire San Siro, mentre i bianconeri protestano con Braschi per la modalità con cui è stata battuta la punizione. L’incontro Montero-Di Biagio prosegue anche fuori dal ring, fortunatamente solo a parole. «Il mio pugno a Di Biagio? Non so, non ho fatto nulla. Se lui si lamenta vada a giocare a pallavolo», punge Montero. «Mi hanno detto che non era molto intelligente, evidentemente è vero», replica Di Biagio. Anche questo è Inter-Juve.

Seedorf la pareggia da casa sua

Inter-Juventus 2-2 (6’ Seedorf, 13’ Trezeguet, 81’ Tudor, 91’ Seedorf), 9 marzo 2002

Nel basket sarebbe stato uno di quei buzzer beater folli realizzati da distanza siderale. Applicato al calcio diventa Clarence Seedorf che al 90° già scoccato e più o meno da casa sua lascia partire un destro impressionante per potenza e precisione. Sembra quasi di vederla, la linea retta che congiunge il collo del suo piede destro e l’incrocio dei pali alla sinistra di Buffon. Su quella linea retta si muove con accelerazione costante la palla, e quel gol in un attimo cambia tutto. Cambia il risultato e la classifica, perché con il pareggio l’Inter di Cuper mantiene il suo punto di vantaggio sui bianconeri, che già si vedevano in vetta dopo aver ribaltato con Trezeguet e Tudor il gol iniziale di... Seedorf. A proposito, ve lo ricordate quel gol? Se così non fosse basta prendere la retta di prima e traslarla nell’altra porta: stavolta il tiro parte dal piede sinistro, ma il punto d’arrivo è sempre lo stesso, l’incrocio dei pali più lontano.

Il mitico “gol di Toldo” che non è di Toldo

Inter-Juventus 1-1 (89’ rig. Del Piero, 95’ Vieri), 19 ottobre 2002

Chiariamo subito le cose: non fu gol di Toldo. Troppo godurioso, però, per gli interisti, ricordare così quella partita: perché cosa può esserci di più bello di pareggiare un incontro del genere nei minuti di recupero e con un gol del portiere? Soprattutto se quel portiere è stato appena bucato su rigore, al minuto 89, cioè quando un gol pesa come una sentenza sulla partita. Quando sta scorrendo l’ultimo minuto di recupero, l’Inter guadagna un corner, Emre va alla bandierina e Toldo, con ormai nulla da perdere, attraversa il campo per andare a creare un po’ di confusione nell’area bianconera. Sinistro a rientrare, Buffon tenta l’uscita, mischione epico e palla che rotola pian piano dentro la porta. Da quel groviglio di gambe e braccia, che pare la Battaglia di Marciano affrescata dal Vasari, esce vincitore Francesco Toldo. Ride di gusto, alza le braccia al cielo e rivendica la paternità di quel gol. Cordoba ci si aggrappa e puntandogli l’indice sopra alla testa conferma al mondo “È stato lui! È stato lui!”. Da un lato c’è un’ammucchiata in nerazzurro, con Toldo, Materazzi e Cannavaro che si rotolano sul prato; dall’altro un capannello bianconero, tutti attorno a Collina a protestare. Solo al replay riusciamo a ricostruire i fatti, che evidenziano la smanacciata di Buffon nel mucchio, la palla che rimbalza tra Toldo e Vieri, poi ancora su Toldo, l’unico a restare in equilibrio e a godersi la meta. Per gli almanacchi ufficiali non sarà “gol di Toldo” solo perché Vieri, da terra, la tocca involontariamente per ultimo; per i tifosi interisti, invece, lo sarà per sempre.

La follia di Mancini: 4 attaccanti tutti insieme!

Inter-Juventus 2-2 (53' Zalayeta, 66' rig. Ibrahimovic, 78' Vieri, 85' Adriano), 28 novembre 2004

Venti minuti di 4-2-4 e passa la paura. La pazza idea è del Mancio che, sotto 2-0 al 67°, obiettivamente, ha ben poco da perdere. Doppia sostituzione allora, e al diavolo tattica ed equilibri. Tutti avanti, senza paura. Ibrahimovic, lo Zlatan all’epoca bianconero, ha appena trasformato il rigore del 2-0; Mancini risponde giocandosi i due cambi che gli sono rimasti in un colpo solo. Fuori van der Meyde e Davids, dentro due attaccanti, Recoba e Vieri, che vanno a sommarsi ai due già presenti in campo. In pratica: linea a 4 davanti a Toldo con Zanetti, Cordoba, Mihajlovic e Favalli; due interditori ai quali viene chiesto di spolmonarsi per il finale (Stankovic e Cambiasso); Recoba e Martins larghi in attacco per aprire il bunker bianconero e la coppia Vieri-Adriano per sfondare al centro. I possibili scenari derivanti da una mossa del genere sono due: prendere l’imbarcata o fare l’impresa e recuperare. Si dice che la fortuna aiuti gli audaci, e a Mancini strizza l’occhio due volte nel giro di 6’. Al 79° Recoba inventa per Vieri, diagonale sinistro e gol; da notare come, mentre la palla si infila all’angolino, davanti a Buffon ci siano Adriano e Martins in agguato. È un attacco a 4 punte a tutti gli effetti. All’85° si completa l’opera, con Vieri che allarga sulla destra per Martins che a sua volta mette in mezzo un cross teso su cui si avventa Adriano. Basta un’immagine a rendere l’idea del clima di euforia, di quanto i giocatori dell’Inter a questo punto credano anche nella possibilità di andarla a vincere: è quella di Vieri che corre in porta a raccogliere il pallone per portarlo a centrocampo, con Adriano che non si gode appieno la sua esultanza, proiettato com’è sulla ripresa del gioco.

Tutta l'eleganza di Maicon

Inter-Juventus 2-0 (75’ Maicon, 92’ Eto’o), 16 aprile 2010

Innanzitutto contestualizziamo: solo 5 giorni prima, l’11 aprile, l’Inter ha perso la testa della classifica quando mancano 5 giornate alla fine. Scavalcata dalla Roma (vincente sull’Atalanta), mentre la banda di Mourinho è stata frenata dalla Fiorentina (2-2). Giallorossi con un punto di vantaggio e la giornata immediatamente dopo che ha il sapore dell’ultimo vero scoglio, per entrambe, prima di un finale di stagione più morbido. La Roma ha il derby, l’Inter anticipa al venerdì la sua sfida contro la Juventus, dato che in settimana, poi, è attesa dalla semifinale di andata di Champions contro il Barcellona. La Juve è in 10 dal 37’ per un fallaccio di Sissoko su Zanetti, ma non riesce a sbloccarla, con gli errori di Eto’o e Milito che trasmettono la netta sensazione che non sia giornata, per gli attaccanti. Ci pensa un difensore, allora: uno di quelli con i piedi da ballerino, brasiliano che gioca sulla fascia destra in virtù di due polmoni così, ma che potrebbe fare anche la mezzapunta, con la tecnica individuale che si ritrova. Ne dà giusto un saggio al 75°, con il gol più bello della sua carriera. Appostato al limite dell’area sugli sviluppi di un calcio di punizione si vede letteralmente piovere la palla addosso dal cielo, dopo un rimpallo in area. Stop elegante con la coscia e già deve prendere una decisione, perché Amauri gli si è avventato contro come una furia. Con un sombrero ancor più elegante del controllo lo salta, nuovo controllo con la coscia e gran colpo di esterno destro che va a infilarsi nell’angolo lontano. Tutto al volo, nei pochi attimi che Amauri impiega a fare un salto. Giusto il tempo di vedere Milito papparsi un altro gol, cosa non da lui in quella stagione, e tocca a Eto’o chiuderla correggendo in porta un tiro sbilenco di Muntari (sbagliare anche quello sarebbe stato davvero troppo). Il resto è storia del Triplete: la Roma risponde vincendo il derby ma poi cade sotto i colpi di Pazzini, perdendo contro la Sampdoria. L’Inter, invece, 4 giorni dopo aver steso la Juve fa lo stesso con il Barcellona. E Maicon ci mette lo zampino anche lì.

Un ribaltone firmato de Boer

Inter-Juventus 2-1 (66’ Lichtsteiner, 68’ Icardi, 78’ Perisic), 18 settembre 2016

In mezzo a un mare di disastri qualcosa di buono l’ha fatto anche lui, il povero Frank de Boer all’Inter. Già il contesto è abbastanza strano: big-match alla quarta giornata, si gioca alle ore 18. La Juve ci arriva a punteggio pieno, mentre l’Inter, nei 3 turni precedenti, non è che abbia incantato: ko contro il Chievo, pari risicato col Palermo, vittoria in rimonta al 91° contro il Pescara neopromosso. C’è bisogno di tempo per assorbire di schemi di FdB, si dirà; e lo si penserà anche quando Lichtsteiner porterà in vantaggio la squadra di Allegri. Fortunatamente l’Inter ha in squadra uno a cui non servono schemi per segnare alla Juventus. Mauro Icardi, se vede bianconero, fa gol, e si conferma ristabilendo subito la parità, di testa su corner di Banega. San Siro ci crede, de Boer azzecca il cambio – gli va riconosciuto – e toglie Eder per Perisic. Dopo 10’ esatti arriva il gol del 2-1. Icardi, chiuso sulla linea di fondo dopo che Buffon gli ha sbarrato la strada della porta, alza la testa e vede il compagno sul palo più lontano: con l’esterno pennella il cross e Perisic sale in cielo, indirizzando la palla in basso, nell’angolino, proprio quello da cui proveniva Buffon, preso in controtempo. Curiosamente, quel giorno la Juventus perse il primato in classifica, sorpassata dal Napoli che aveva vinto nell’anticipo.