Inter e Juventus si sfidano a San Siro in una partita che entrambe hanno bisogno di vincere. Cinque domande per capire che cosa dobbiamo aspettarci
All’andata fu una partita molto bloccata, ma stavolta sia l’Inter che la Juve hanno bisogno dei 3 punti. Dobbiamo aspettarci una partita più aperta?
L’auspicio di tutti è che si possa assistere a una partita finalmente giocata a viso aperto. La storia della Serie A ci ha però insegnato che quando c’è un’alta posta in palio, e in questo caso sia l’Inter che la Juventus si giocano una stagione, l’atteggiamento delle squadre diventa conservativo. Allegri, nella sua conferenza stampa, ha indirettamente confermato una certa prudenza, quanto meno nella prima fase del match, ribadendo un concetto ricorrente nella sua dialettica per cui le partite come questa «si giocano in quattordici». Nell’idea di calcio di Allegri, la scelta degli uomini e della strategia iniziale dev’essere improntata all’equilibrio e all’annullamento dei punti di forza avversari. Poi, in corso d’opera, confrontando le risposte del campo con le necessità del risultato, si può pensare di intervenire sull’assetto iniziale, muovendo gli undici in campo o utilizzando i tre cambi dalla panchina.
Da parte sua Spalletti ha avuto un atteggiamento che potremmo definire ondivago, per non dire contraddittorio. Da un lato ha cercato di alzare le energie emotive dei suoi calciatori: «Se la Juve è arrabbiata, noi siamo ferocissimi». Dall’altro lato, però, ha riconosciuto che non sarà possibile per l’Inter fare una partita aggressiva, in pressione sull’avversario, accampati nell’altra metà campo, per le qualità offensive della Juventus. Quindi anche dai nerazzurri è probabile attendersi una partita accorta e in controllo degli spazi. Una volta riconquistata la palla, presumibilmente dalle parti di Handanovic dato l’atteggiamento appena descritto, l’Inter potrebbe pensare di risalire il campo più con i lanci che attraverso il palleggio. Nello scenario appena descritto, per le speranze di successo interiste diventerebbe fondamentale la vena di Ivan Perisic.
Allegri ha continuato a variare modulo, quale è più probabile che utilizzi contro l’Inter?
Allegri dovrebbe confermare il 4-3-3, che è il modulo che quest’anno ha dato maggiori certezze all’allenatore toscano, anche se non è quello più impiegato in campionato. La sua Juventus è scesa in campo con il 4-2-3-1 in 16 incontri di Serie A, ottenendo 11 vittorie, 4 pareggi e 1 sconfitta, con una media di 2,31 punti a partita. Con il 4-3-3 la Juventus in Serie A ha conseguito 9 vittorie e 1 sconfitta, per una media di 2,8 punti a partita. Con quest’ultima configurazione Allegri riesce ad ottenere il meglio soprattutto dagli uomini impegnati nel triangolo di centrocampo. Matuidi, quando è stato al massimo della condizione fisica, permetteva a tutta la squadra di alzarsi in pressione nella metà campo avversaria, oltre a essere una minaccia aggiuntiva con i suoi inserimenti in area di rigore. Khedira, da mezzala nel 4-3-3, può meglio assecondare il suo istinto ad aggredire in avanti, forte della maggiore copertura alle sue spalle, rispetto a quando è impiegato da mediano nel 4-2-3-1. Infine Pjanic può ottenere di più dalle sue doti di regia, grazie al maggior numero di linee di passaggio che si generano naturalmente nel 4-3-3. Il tema della risalita palleggiata del campo è cruciale nella stagione della Juventus (col Napoli le è praticamente costata la partita), perché rispetto allo scorso anno i bianconeri hanno perso molta qualità nell’impostazione dal basso quando sono pressati.
C’è spazio per Dybala nel 4-3-3?
Non esiste un vero problema tra Dybala e il 4-3-3. Esiste un problema di aggiustamenti, intorno alle caratteristiche tecniche che Dybala porta in campo, difficili da implementare in un 4-3-3. Nel 4-2-3-1, Dybala parte da una posizione centrale, sotto punta, affiancato da un’ala pura come Cuadrado, che crea ampiezza e costringe gli avversari ad allargare le proprie maglie. Così Dybala trova più spazi per le ricezioni tra le linee. Khedira si integra meglio con Dybala perché nel 4-2-3-1 deve limitare le sue sortite offensive, scegliendo solo determinate opportunità e andando ad attaccare gli spazi liberati dai movimenti di Dybala.
Nel 4-3-3 la propensione naturale di Dybala nel girarsi sul sinistro, verso l’interno del campo quando parte dalla fascia, con e senza palla, crea una serie di scompensi difficili da risolvere. Innanzitutto Dybala va ad occupare un canale che è solito prendere Khedira quando è impiegato da mezzala. E poi alla Juventus manca l’uomo in grado di fornire l’ampiezza: l’infortunato De Sciglio ha fatto meglio di Lichtsteiner, che ha forse perso lo smalto dei giorni migliori e sembra sempre in ritardo nelle sue proiezioni offensive; tra le mezzali, il solo Sturaro sembra più adatto ad un lavoro di sacrificio, che lo porta ad occupare posizioni differenti nelle due fasi di gioco, però la sua qualità tecnica è inferiore a quella dei compagni. Senza la minaccia aggiuntiva dell’attacco in ampiezza, gli spazi al centro si comprimono, Dybala è stretto nella morsa degli avversari e tutta la Juventus perde in imprevedibilità.
Spalletti ha trovato la quadratura del cerchio con Brozovic a centrocampo e il 4-2-3-1 o dobbiamo aspettarci qualche sorpresa?
Spalletti sembra aver trovato equilibrio intorno a questo modulo e difficilmente cambierà in vista di Inter-Juventus. Anche se potrebbe avere problemi per via della sostituzione di Gagliardini, un giocatore che ha la capacità atletica di coprire grosse porzioni di campo, pur con delle letture non sempre perfette. Gagliardini permetteva a Brozovic, perfetto nel suo nuovo abito da regista, di dare sfogo al suo istinto verticale in qualche occasione. Rafinha, arrivato a gennaio, ha dato imprevedibilità e dinamismo sulla trequarti.
I maggiori benefici che Spalletti trae dal 4-2-3-1 sono però sulle fasce. D’Ambrosio è il fido scudiero di Perisic, e permette al croato di lanciarsi nelle sue proiezioni offensive senza pensar troppo allo spazio da coprire alle sue spalle. Dall’altro lato, l’influenza di Cancelo è cresciuta fino a rendere il portoghese un vero e proprio regista occulto della squadra nerazzurra. Nella posizione di ala destra, le caratteristiche di Karamoh sembrano sposarsi meglio con quelle del portoghese, rispetto a quelle fin troppo lineari di Candreva, che rischia di sottrarre spazio per le avanzate del terzino destro. Cancelo però ha dimostrato di essere un giocatore intelligente, e ha spesso occupato una posizione da mezzala in fase di possesso, approfittando della posizione larga di Candreva.
Con il probabile ritorno di Vecino il centrocampo dell’Inter reggerà la fisicità di quello juventino?
La sostituzione di Gagliardini pone Spalletti di fronte ad un dilemma tattico complesso. Contro la Juventus sarebbe preferibile un maggior controllo della palla o degli spazi? Nel primo caso verrebbe naturale pensare all’utilizzo di Borja Valero. L’ex della Fiorentina era tornato in voga nelle preferenze di Spalletti già prima dell’infortunio di Gagliardini: nelle ultime 4 partite, Valero è stato impiegato in media per 72 minuti a partita, quando invece nelle precedenti 4 aveva giocato 55 minuti complessivamente.
Con Valero in campo l’Inter abbassa l’altezza media dell’undici base: secondo i dati di whoscored.com, i nerazzurri pagano ai bianconeri 2,2 centimetri in media. E la difesa sui calci piazzati è un tema a cui ha accennato anche Spalletti in conferenza stampa. Vecino ha una struttura fisica diversa, ma ha anche caratteristiche tecniche completamente differenti. Non è spendibile come Valero nella costruzione bassa del gioco, inoltre ha un istinto piuttosto pronunciato nel voler portare palla per zone centrali. In quei frangenti, le incursioni di Vecino costringerebbero Brozovic a coprire porzioni di campo molto ampie, forse al di fuori dalle sue possibilità. La scelta del mediano rappresenterà per Spalletti la più classica delle coperte corte.