Emergono nuovi retroscena sull'episodio che ha visto l'arbitro Orsato estrarre il cartellino rosso all'indirizzo del centrocampista uruguaiano dopo che, inizialmente, il direttore di gara aveva solo ammonito il giocatore
Non è stato Valeri a richiamare Orsato, ma Orsato a rivolgersi a Valeri. È questa la ricostruzione che trapela dell'espulsione di Vecino in Inter-Juventus. Decisiva sarebbe stata la ferita riportata dal croato nello scontro: vedendo il sangue, all'arbitro veneto è venuto il dubbio di aver sbagliato il colore del cartellino, ed è a quel punto che ha chiesto al collega in cabina di descrivere l'accaduto. Valeri lo ha fatto, e Orsato ha voluto guardare con i propri occhi. A quel punto non ha avuto esitazioni. Una situazione rara, ma espressamente prevista dal protocollo che elenca due strade possibili per la revisione (esclusi i casi di controllo su una possibile espulsione per chiara occasione da gol):
1) l'arbitro sospetta di essersi perso o di non aver identificato chiaramente un potenziale fallo da rosso
2) il Var identifica una mancata rilevazione di un fallo da espulsione diretta
A Milano dunque si è verificata la prima situazione e non la seconda. Una procedura ritenuta corretta, a quanto risulta, dai vertici arbitrali non soltanto italiani, soprattutto alla luce di una forte raccomandazione di Uefa e Fifa legata all'incolumità dei calciatori. Una direttiva presente già in epoca pre-Var e che invita gli arbitri, di fronte all'evidenza un infortunio grave, ad estrarre il cartellino rosso anche se a velocità normale avessero giudicato sufficiente un giallo. A maggior ragione, in era Var, avendo la possibilità di consultare il video. Questa ricostruzione renderebbe anche giustizia proprio al Var Valeri: in altre situazioni simili infatti (come Gagliardini-Sandro in Inter-Benevento o Juan Jesus-Parolo nell'ultimo derby di Roma) il Var non era intervenuto per invitare l'arbitro a rivedere l'azione. Lo stesso dunque era avvenuto al Meazza, salvo poi che ad "attivarsi" è stato direttamente Orsato.
In pratica il meccanismo è: se l'arbitro ha visto e punito un fallo potenzialmente da rosso con una semplice punizione o con il solo cartellino giallo, il Var deve intervenire solo di fronte a sviste davvero clamorose. Ma se l'arbitro in campo "vede il sangue" è tenuto a considerare autonomanete l'opportunità di una revisione. Un approccio che, ad essere pignoli, stride un po' col fatto che il regolamento prevede il rosso già solo per il "mettere in pericolo" l’incolumità di un avversario, senza necessariamente che questo comporti un danno evidente. Cosa sarebbe successo ad esempio se Vecino avesse colpito anche più violentemente Mandzukic ma sul parastinco, e non appena fuori?
Altro discorso è evidentemente il mancato secondo giallo a Pjanic per l'intervento su Rafinha nel secondo tempo: un errore evidente (forse Orsato era troppo "schiacciato" rispetto alla scena e non è riuscito a vedere chiaramente l'imprudenza dell'entrata del bosniaco) al quale Valeri non avrebbe comunque potuto porre rimedio: lo stesso protocollo di cui prima esclude infatti la possibilità di revisionare i cartellini gialli, primi o secondi che siano.