Serie A, le migliori giocate 36^ giornata

Serie A

Dario Saltari

La rabona di Douglas Costa, il gran tiro di Hamsik, la parata allucinante di Alisson e altre perle raccolte dall'ultima giornata di campionato, che ha virtualmente assegnato lo Scudetto

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Con la giornata di ieri il campionato è definitivamente entrato nel rettilineo che porta alla fine: la Juventus, complice il pareggio del Napoli in casa con il Torino, è a meno di un passo dalla vittoria dello Scudetto, mentre il Verona, sconfitto dal Milan a San Siro, è stato condannato matematicamente alla Serie B. Nonostante il caldo, però, le partite - soprattutto quelle delle squadre coinvolte nelle corse alle coppe europee e nella lotta salvezza - hanno continuato ad offrire grandi giocate. Oltre all’ennesimo numero di Douglas Costa, che sta passando su questo finale di stagione come un tosaerba, e al 100esimo gol in Serie A di Marek Hamsik, troverete alcuni gesti tecnici eccezionali da Lazio-Atalanta e Cagliari-Roma.

Buona lettura!

Eccoci tornati alla nostra rubrica settimanale sugli incredibili gesti tecnici di Sergej Milinkovic-Savic. Questa settimana vorrei concentrare la vostra attenzione sul suo uso del corpo. Ok, Milinkovic-Savic controlla un pallone lanciato in orbita da Strakosha con un rilancio altissimo e lunghissimo, ma ciò che è eccezionale in questo stop non è solo la sua sensibilità tecnica nel fermare la sfera con la punta del piede ma anche il contemporaneo duello fisico con Toloi. Il centrocampista serbo gli si aggancia alle spalle, prevedendo prima di lui il punto di arrivo della palla, spostandolo con la schiena e impedendogli di saltare in maniera pulita. Poi con lo stop la palla torna indietro e Milinkovic-Savic gli gira ancora intorno, come se i due stessero ballando un valzer in cui, però, è il centrocampista della Lazio a guidare, cioè l’unico a sapere dov’è la palla. La capacità di Milinkovic-Savic di controllare contemporaneamente palla, corpo e spazio anche nelle situazioni più estreme fa sembrare Toloi - uno dei migliori centrali in Serie A quest’anno - un dilettante alle prime armi.

Ieri è stato anche il giorno in cui Marek Hamsik ha segnato il suo 100esimo gol in Serie A, seppur alla fine di una stagione amara sia per lui che per il Napoli. Il centrocampista slovacco, dopo un anno di cambi e discussioni sulla sua tenuta fisica, è partito dalla panchina in un match comunque decisivo ai fini dello Scudetto. È entrato al 70’ del secondo tempo al posto di Zielinski ed ha segnato dopo poco più di due minuti, in un’azione che è un manifesto della sua proposta tecnica.

La manovra parte da una rimessa difficile, in cui il Torino cerca di pressare alto gli uomini alle spalle del Napoli. Hamsik controlla uno scavino complesso di Mario Rui con il petto e poi lo gioca in orizzontale per Jorginho, che innesca la transizione della squadra di Sarri. Il centrocampista slovacco si butta nello spazio creato dal collasso della difesa del Torino sulla propria porta, generato anche dal bel taglio in profondità di Milik, controlla il suggerimento di Callejon e poi colpisce il pallone perfettamente con il collo, trasformando Sirigu in una statua di sale con un tiro potentissimo.

Sarebbe ingiusto trattare questo gol come il raggio verde dopo il tramonto della sua carriera, ma reti come queste aumentano i rimpianti sulla stagione del Napoli, che forse sarebbe andata a finire diversamente con un Hamsik al massimo delle sue possibilità.

Douglas Costa ha fatto 6 assist nelle ultime 5 partite, e in due di queste è entrato all’inizio del secondo tempo. Ieri è di nuovo subentrato dalla panchina e in 45 minuti ha fatto sembrare i giocatori del Bologna dei cartonati dei giocatori del Bologna, ribaltando con la sua inerzia la partita.

La difesa di Donadoni è sembrata spaventata anche solo dalla minaccia della sua velocità. In questa occasione, ad esempio, non appena Douglas Costa entra in possesso del pallone, i difensori rossoblù si abbassano inconsapevolmente di un metro verso la propria porta. Mbaye prova a negargli la profondità sul sinistro e allora l’ala brasiliana è costretta a tornare sui suoi passi. Douglas Costa, però, come infastidito da questa opposizione, continua a giocare solo con il sinistro: prima si aggiusta il pallone con la suola, poi lo colpisce scavandolo con la punta, dopo aver aggirato il piede d’appoggio. Il suo dominio tecnico sul contesto sembra poter trasformare qualunque gesto tecnico in oro, e anche quello che forse nelle intenzioni era un cross sul secondo palo diventa un tiro a giro. Mirante è poco più che una comparsa in questo show individuale e non può far altro che fare un piccolo saltello sul posto per propiziare l’uscita della palla, che per sua fortuna sfila al lato.

È difficile trovare un titolo a questa giocata, perché in realtà è una scena prolungata, composta da diverse giocate, sia individuali che collettive.

Tutto inizia da uno stop di petto complicatissimo di Hateboer, che raccoglie sul filo del fallo laterale un rilancio un po’ casuale di Toloi. Il terzino di Gasperini si trascina il resto dell’Atalanta in transizione findentro l’area della Lazio senza però riuscire a penetrare verso la porta di Strakosha. Ci prova prima Ilicic con un tunnel su Murgia, ma poi la Lazio si riposiziona in linea e l’Atalanta è costretta a muovere il pallone pazientemente da un lato all’altro del campo. La squadra di Gasperini sta cercando di segnare l’1-2 e ad un certo punto si vede Toloi buttarsi in area, a fare il secondo attaccante. La situazione sembra non potersi sbloccare mai, fino a quando Gomez non trova Ilicic nel mezzo spazio al limite dell’area: il trequartista sloveno chiama il triangolo con Cristante in mezzo all’area e trova il cross basso che taglia l’area piccola di Strakosha e arriva sui piedi di Gosens, sul secondo palo. L’Atalanta sembra essere riuscita finalmente a superare l’opposizione della Lazio, ma Bastos si getta in orizzontale davanti la porta con l’unico scopo di fare volume e riesce a deviare il pallone con la punta del piede.

Se estraessimo solo questa scena dall’intera partita e la purificassimo dall’agonismo, potrebbe essere un ottimo spot sulla bellezza del calcio in tutte le sue forme, come se le due squadre stessero solo recitando delle parti prestabilite per mettere in scena un unico spettacolo. Solo dopo alcuni istanti ci si può accorgere che molti giocatori sono però sulle ginocchia, o a terra, piegati dalla fatica.

Dell’incredibile capacità di Alisson di predire le intenzioni dell’avversario e le traiettorie del pallone avevo già scritto in un pezzo di qualche mese fa, chiedendomi se lo potessimo già considerare, dopo appena una stagione, il miglior portiere del campionato.

Ieri con la parata sul tentativo di autogol di Bruno Peres, il portiere brasiliano ha spostato l’asticella del nostro stupore ancora un po’ più in là, dando una nuova dimensione al suo valore per l’ennesima volta in stagione. Ci sono vari dettagli eccezionali di questa parata: lo spazio ravvicinatissimo tra Alisson e Bruno Peres, la frazione di tempo minuscola in cui deve coordinarsi per la parata, il fatto che il pallone l’avesse già quasi superato. Eppure, come giustamente si fa notare in telecronaca, Alisson non ci arriva all’ultimo, con la punta delle dita, ma la mano sembra essere già lì dove sta andando il pallone, e infatti lo respinge con il palmo pieno. Il suo tuffo, anche rivedendolo al replay, non è improvviso come una contrazione fulminea, ma sembra la conseguenza inevitabile del suo movimento a coprire lo specchio della porta.

È possibile che abbia “previsto” in anticipo il tocco maldestro del suo compagno? È normale pensare che un portiere debba anticipare anche il più imprevedibile degli eventi? L’illusione di controllo totale che Alisson proietta sulla partita è in contraddizione con quello che abbiamo pensato finora sui portieri, che dopo un grande riflesso istintivo tendono ad esultare, urlando verso il cielo o insultando la difesa semplicemente per sfogare l’adrenalina del momento contingente. Alisson, invece, sembra poter far rientrare qualunque evento all’interno del suo bagaglio tecnico e infatti non sembra nemmeno così stupito da quello che ha appena fatto: dopo la parata si rialza senza fare senza troppo clamore, poi indica qualcosa col braccio destro. Arriverà un momento in cui anche noi smetteremo di stupirci per questo tipo di parate?