Juve, festa a Roma? L'Olimpico è l'Olimpo di Allegri

Serie A

Vanni Spinella

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Dopo aver conquistato la Coppa Italia, i bianconeri potrebbero festeggiare anche lo scudetto sul palcoscenico dell'Olimpico. Uno stadio dove Allegri ha già vinto un campionato: gli bastò uno 0-0 contro la Roma, risultato che lo farebbe felice anche domenica

Nella settimana in cui tutte le strade della Juventus portano a Roma, lo stadio Olimpico è il palcoscenico della festa. Mercoledì la conquista della Coppa Italia contro il Milan, domenica la possibilità di dare la certezza matematica a uno scudetto ormai già cucito sulle maglie bianconere. Basterà un pareggio contro la Roma, poi Allegri potrà dire che l’Olimpico è veramente il suo Olimpo.

Quel primo scudetto vinto all'Olimpico

Proprio su quel prato, infatti, l’allenatore della Juventus ha già festeggiato la vittoria di uno scudetto, il primo della sua carriera. Stagione 2010-2011, Allegri sedeva sulla panchina del Milan e in classifica battagliava con l’Inter del post-Triplete, orfana di Mourinho, affidata a Benitez e poi adottata da Leonardo. La cavalcata dei rossoneri fu sensazionale e si concluse con la matematica certezza del titolo conquistata a Roma, contro la Roma. Bastò uno 0-0 (e basterebbe anche questa volta) per far scattare la festa del Milan all’Olimpico. Era il 7 maggio 2011, terz’ultima giornata di campionato. Allegri e i suoi si presentavano a Roma con 8 punti di vantaggio sull’Inter, la svolta al campionato l’avevano data un mese prima, il 2 aprile, vincendo 3-0 il derby e allungando a +5 sui cugini. Con lo 0-0 contro i giallorossi di Montella arrivarono la matematica e la doccia di spumante per Max. È destino che Allegri non possa uscire da quel campo vittorioso e con i capelli asciutti, visto come Cuadrado l’ha conciato dopo la conquista della Coppa Italia, armato di schiuma.

Gli esperimenti di Allegri

L’Olimpico e i capelli bagnati come variabili fisse, dunque. Ma ce n’è un’altra. Anche allora infatti Allegri mise la firma ben leggibile su quello scudetto, con scelte e colpi di genio che tracciavano già l’identikit di un allenatore che va dritto per la sua strada, sperimenta senza timore, gioca con moduli e uomini. Un esempio è l’intuizione di Boateng trequartista, un altro è quell’Andrea Pirlo che, martoriato dagli infortuni, fu sostituito da van Bommel davanti alla difesa (con risultati eccellenti, bisogna ammetterlo), fino a non rientrare più nei piani del Milan ed essere lasciato libero proprio a fine stagione. Per dire di come Allegri sia uno abilissimo a lavorare con il materiale a disposizione, cucendo il modulo sui giocatori, quel Milan si schierava con il 4-3-1-2: Abate-Nesta-Thiago Silva-Zambrotta davanti ad Abbiati, van Bommel diga aiutato da Seedorf e Gattuso (qualità e quantità), il già citato Boateng dietro a Ibrahimovic e Robinho.

Sette anni dopo, Gattuso ha preso il suo posto su quella panchina e Max si è divertito a giocare con i numeri: 3-5-2, 4-3-3, 4-2-3-1… li ha provati tutti. Nel tempo è anche tornato parecchie volte all'Olimpico, stadio in cui ha raccolto 12 vittorie in 23 gare (8 sconfitte e 3 pareggi), alzando per 4 volte di fila la Coppa Italia (nel 2015 e nel 2017 in finale contro la Lazio, che giocava... in casa). Gli è sfuggito solo un trofeo, sotto il cielo di Roma: la Supercoppa italiana (vinta dalla Lazio) con cui ha inaugurato la stagione in corso il 13 agosto. Esattamente 9 mesi dopo, potrebbe rifarsi andando a prendersi lo scudetto.