Il difensore biancoleste giocherà nell'Inter dalla prossima stagione. Il 20 maggio però la sua attuale squadra e il suo prossimo club giocheranno un importantissimo spareggio Champions. Il suo utilizzo, o meno, fa discutere i tifosi sui social. I precedenti non mancano. E voi da che parte state? Il sondaggio
Nove giorni per la Champions. Lazio e Inter, staccate da due punti in classifica, con uno scontro diretto da giocare il 20 maggio prossimo all’Olimpico, si giocano l’ultimo posto valido per entrare nella nuova formula della competizione Uefa che prevede, tra le altre cose, quattro italiane qualificate direttamente. Giovedì, a dieci giorni dal big match, la notizia: i nerazzurri hanno depositato il contratto di Stefan De Vrij, che arriverà a luglio a parametro zero proprio dalla Lazio. Strategia? Probabilmente. O magari no. C’è da dire, però, che la notizia era ormai nell’aria da qualche settimana. Se è stata accolta positivamente dai tifosi nerazzurri, però, ha fatto discutere e non poco sui social network quelli che nelle ultime quattro stagioni lo hanno esaltato come non mai, convinti di avere in rosa probabilmente uno dei migliori difensori centrali del campionato. Quest’anno, il 26enne difensore olandese ha giocato forse la migliore stagione da quando è in Italia. La domanda che coinvolge un po’ tutti in queste ore è: De Vrij deve giocare le ultime due partite del campionato contro Crotone e soprattutto Inter? Per la società, sì. Decisamente sì. Lo ha detto al Tempo il direttore sportivo Igli Tare: “Ci fidiamo di lui, farà il suo dovere fino all’ultimo”. È quello che pensano un po’ tutti dalle parti di Formello rassicurati anche dal rendimento del giocatore: che quest’anno ha giocato il maggior numero di minuti in campionato da quando è in Italia (2.868’), e ha segnato sei gol. È il difensore ad aver realizzato più gol in questa Serie A. In Europa, tra i suoi pari ruolo, solo uno ha fatto meglio di lui: Naldo dello Schalke 04, che ne ha segnati sette. Da quando proprio il dirigente biancoceleste Tare ha annunciato la rottura delle trattative per il rinnovo, lunedì 19 febbraio, prima del posticipo della 25^ giornata tra Lazio e Verona, De Vrij ha giocato in campionato dieci partite su 11. Considerando anche Coppa Italia ed Europa League, 16 su 17. L’unica partita in cui è rimasto in panchina è stata Sassuolo-Lazio del 25 febbraio. Ma solo perché tre giorni dopo era in programma l’importante ritorno della semifinale di Coppa Italia contro il Milan, poi perso ai rigori. La Lazio non ha mai avuto dubbi sulla sua professionalità. Lui ha sempre avuto certezze. In Olanda, il suo Paese, questo retropensiero latino, non sarebbe probabilmente neanche immaginabile. All’indomani dell’annuncio di Tare, lui dichiarò con un post su Instagram: "Sarò per sempre grato alla Lazio e ai tifosi per essere sempre stati dalla mia parte e per tutta la fiducia e le opportunità che mi sono state date. Ho provato a dimostrarlo ogni giorno dando il massimo e continuerò a farlo fino alla fine!". La domanda è: si aspettava di arrivare a un punto così importante per la sua prossima stagione e per quella della sua attuale squadra che gli ha dato tanto? Resterà dell’idea di giocare contro il suo futuro, o magari chiederà al suo allenatore di non farlo? Questo sarà solo il De Vrij a poterlo dire ascoltando soprattutto le sue sensazioni. Anche perché lo scontro diretto, così decisivo, ha creato una posizione un po’ scomoda. Giocando o rimanendo fuori, rischierebbe di scontentare almeno una delle parti in causa.
I precedenti
Il caso De Vrij non è tuttavia il primo del genere. Quello più famoso in Italia è del 1990. Finale di ritorno (all’epoca un trofeo si assegnava in 180’) di Coppa Uefa tra Juventus e Fiorentina. Roberto Baggio, nonostante fosse praticamente già un giocatore bianconero, ceduto per la cifra record di 25 miliardi delle vecchie lire, giocò tutta la partita che finì 0-0 dopo diverse polemiche. Con la squadra di Dino Zoff che alzò al cielo il trofeo a pochi giorni dall’inizio del Mondiale (vinse all’andata 3-1). Arrivando più vicini ai giorni nostri, invece, altri due casi fecero discutere. Uno, quello di Robert Lewandowski prima della finale di Coppa di Germania del 17 maggio 2014 tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Diversi mesi prima Karl-Heinz Rummenigge annunciò l’acquisto dell’attaccante polacco proveniente dal Borussia Dortmund a parametro zero. Jurgen Klopp decise di farlo giocare per tutti i 90 minuti. Ai supplementari Robben e Mueller, però, regalarono il trofeo a Pep Guardiola. Lewandowski, che non riuscì a far gol, si preparò con una medaglia di “consolazione” alla nuova avventura che sarebbe cominciata qualche mese dopo. Un altro precedente coinvolse invece Mario Goetze un anno prima. Alla vigilia della semifinale di ritorno di Champions League del 2013 contro il Real Madrid, il Bayern Monaco aveva annunciato il suo acquisto dal Borussia Dortmund per 37 milioni di euro. Peccato che ci fosse da giocare ancora una finale di Champions League. Indovinate con chi? Proprio la sua prossima squadra. Passò un mesetto e, pochi giorni prima dell’importante match di Wembley del 25 maggio, Goetze fu costretto ad arrendersi annunciando il suo forfait a causa di un guaio muscolare alla coscia sinistra riportato proprio contro i madrileni. Non riuscì a giocare la finale, poi persa, contro quella che sarebbe diventata la sua nuova squadra.