La giusta distanza tra Juventus e Napoli

Serie A

Massimo Corcione

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Nella serata che ha laureato la Juventus Campione d'Italia per la settima stagione consecutiva, il Napoli vince a Genova e riduce la distanza dai bianconeri, leggittimando la propria fantastica stagione vissuta sul lungo dualismo tra Allegri e Sarri. Che ora, però, ha un'altra crociata da affrontare

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Nella notte del settimo scudetto annunciato, alla Juventus non conta altro: onore ai vincitori, protagonisti di un’impresa mai riuscita a nessuna squadra, in Italia. Eppure, nel momento del trionfo juventino, il Napoli riesce a evitare una umiliazione che sarebbe stata fortemente ingiusta: riduce a quattro punti il distacco dai campioni d’Italia, condizione indispensabile per mantenere vivo anche il rammarico per una stagione che resta straordinaria. Una distanza maggiore avrebbe raccontato la sfida che ha animato la serie A con accenti lontani dalla realtà: tra dieci o venti anni, riguardando i files d’archivio, chi non è stato testimone del duello, potrebbe essere indotto in errore, Juventus e Napoli hanno combattuto colpo su colpo, nonostante sulla carta, la scorsa estate, il pronostico pesasse tutto dalla parte bianconera. Più forte le individualità, più ricche le alternative: chi avrebbe puntato su un corpo a corpo, quasi impossibile da prevedere?

È stato il campionato più bello, e il riferimento al concetto di bellezza – anzi, di Grande Bellezza - nobilita tutto il calcio italiano: gli applausi (e soprattutto il pieno consenso) di Guardiola a Sarri hanno rappresentato la vera svolta, il salto che mancava dai tempi del Milan di Sacchi. Le rimonte di Juventus e Roma in Champions hanno fatto il resto, completando il riscatto italiano nell’anno dell’infamante eliminazione mondiale della nostra nazionale. Ha contato molto anche l’emulazione, solo chi studia da sempre questo sport che somiglia a una scienza sa quanto possa la volontà di imitare il modello giusto. Allegri ha dotato la sua Juventus di un campionario vasto quanto la rosa di cui dispone: il dualismo con Sarri è stato anche una contrapposizione tecnica, ma i moduli juventini vivono ancora molto sull’estro dei singoli, e quindi sono difficilmente replicabili. Le altre squadre, invece, ci hanno provato; le voci di dentro narrano di sedute tattiche supplementari dedicate spesso a osservare le partite perfette. Certo, l’originale è ancora un’altra cosa; vedere il Napoli, procura emozioni forti: scoprire Insigne, Mertens, Jorginho, ma anche il colosso Koulibaly, e ora (finalmente) Milik muoversi con la leggerezza inafferrabile che ammiravamo negli altri (gli assi di altri paesi) regala un senso di appagamento prima sconosciuto. E il piacere vale non solo per chi tifa Napoli: ecco perché è ancora più deprecabile assistere a manifestazioni di inciviltà come quelle che a Genova hanno costretto l’arbitro a fermare per tre minuti la partita con la Sampdoria. Vedere il presidente Ferrero scendere in campo per parlamentare con un gruppo di curvaioli per indurli al silenzio sui cori razzisti è stato lo spettacolo più triste. E il calcio non può essere altro che divertimento. Quello che questo nuovo calcio all’italiana ha abituato a regalarci. E che tornerà utile anche a Mancini, in arrivo per rifondare la Nazionale.

Sono i giorni della celebrazione juventina, sabato l’Allianz Stadium sarà il teatro per la festa popolare per festeggiare i sette scudetti in sette anni. È giusto rendere onore anche a chi ha reso l’ultima vittoria ancora più esaltante. Non perdiamo l’abitudine di divertirci. Una ragione in più per convincere Sarri (ammesso che sia davvero possibile) ad allontanare i propositi di fuga da Napoli. La sua crociata non è ancora finita.