Lazio-Inter, c'eravamo tanto amati. Ma adesso ci si gioca la Champions

Serie A

Dal pomeriggio del 5 maggio, con l'Olimpico intero a tifare Inter, al celebre "Oh nooo". Le vicende di Lazio e Inter si sono spesso intrecciate in maniera "amichevole". Questa volta, però, solo una delle due potrà sorridere

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Non ci sarà spazio per i sentimentalismi, questa volta. Lo impone l’obiettivo comune, quel quarto posto che vuol dire Champions, solo per una delle due. O Lazio o Inter: non potranno sorridere entrambe.

5 maggio, l'Olimpico tifa Inter

Ultima giornata di campionato, è ancora Lazio-Inter come nel 2012 e, soprattutto, nel 2002, l'anno del 5 maggio. L’Inter che "vedeva" lo scudetto, la Lazio ancora in corsa per un piazzamento Uefa e un epilogo difficile da immaginare al fischio d’inizio. A 90 minuti dal termine del campionato, un Olimpico completamente tinto di nerazzurro accoglie la squadra di Cuper, capolista con un punto di vantaggio sulla Juventus e due sulla Roma. All’Inter basta una vittoria per cucirsi il tricolore sul petto, ma è un altro lo scenario che preoccupa i tifosi laziali. La Roma gioca contro il Torino e, in caso di vittoria e di contemporanea sconfitta sia dell’Inter che della Juventus (contro l’Udinese), chiuderebbe in testa alla classifica. Ipotesi remota, ma la sola idea di poter contribuire a uno scudetto giallorosso (sarebbe il secondo consecutivo, oltretutto) fa accapponare la pelle ai tifosi della Lazio che così, per un pomeriggio, scelgono di inneggiare a Ronaldo.

Scelgono il pomeriggio sbagliato, perché alla fine la foto che resta del Fenomeno è quella che lo ritrae in panchina in lacrime, con l’Inter che perde lo scudetto per “colpa” di Poborsky (con la complicità di Gresko), “tradita” anche dall’ex Simeone. La Lazio, facendo il suo, si guadagna un posto in Uefa; i suoi tifosi sospirano per lo scampato pericolo perché anche la Juventus vince, e fa suo lo scudetto. Certo, l’Inter sarebbe stata meglio – pensano i biancocelesti – ma almeno non è la Roma…

Sul divano a tifare Lazio

Un’amarezza che gli interisti impiegheranno anni a cancellare: servirà un Triplete, ma anche in quel caso che fatica. Tra Lazio e Inter, stavolta, il tifo è addirittura reciproco, con un doppio "incrocio" nel giro di due settimane. Il 18 aprile, all'Olimpico, c’è il derby di Roma: soltanto sette giorni prima l’Inter di Mourinho ha perso la testa della classifica, scavalcata dalla Roma di Ranieri. Mancano 5 giornate al termine e, calendario alla mano, l’ultimo vero ostacolo sulla strada dei giallorossi è rappresentato dalla Lazio, che è sì invischiata nella lotta per non retrocedere, ma si sa che il derby è sempre una partita a sé e quindi… Venerdì 16 aprile l’Inter supera lo scoglio Juventus (2-0 con il gran gol di Maicon) e domenica pomeriggio si piazza sul divano con le bandierine biancocelesti in mano, sperando in un aiutino laziale per riprendersi la vetta.

Quel celebre "Oh nooo"

Rocchi fa saltare i nerazzurri sul divano portando avanti la Lazio, Floccari potrebbe chiuderla ma si fa parare un rigore da Julio Sergio. All’intervallo Ranieri sconvolge tutti richiamando in panchina Totti e De Rossi, ma la mossa psico-tattica dà i suoi frutti: doppietta di Vucinic e Roma che resta in testa. Ma proprio quando l’Inter pensa che nessuno, ormai, possa più fermare la corsa dei giallorossi, ecco che spunta il blucerchiato Pazzini con il suo doppio sgambetto: nerazzurri di nuovo primi e alla giornata dopo si gioca Lazio-Inter… Ancora una volta, quello scenario da incubo per i biancocelesti: una Roma in festa (anche) grazie al loro aiuto. Così, ancora una volta, l’Olimpico si schiera con l’Inter (al motto di “scansamose”) e quando Samuel, di testa, porta in vantaggio i nerazzurri, il sarcasmo dei laziali partorisce il famoso striscione “Oh nooo…”. Un vero peccato. Raddoppio di Thiago Motta e lo striscione rispunta. A due giornate dalla fine, la Lazio non è ancora matematicamente salva, ma probabilmente la Roma non vincerà lo scudetto.

Quanti doppi ex nella storia

E adesso? Adesso un po' di tregua, stavolta ognuno penserà innanzitutto al proprio interesse e trovare la concentrazione non sarà comunque semplice. Ad animare la vigilia ci ha già pensato il "caso de Vrij", ultimo di una serie di giocatori passati da un club all'altro portandosi dietro una storia particolare: dallo Stankovic "scippato" nel mercato di gennaio del 2004 al Vieri strapagato nell'estate 1999, con il sacrificio di Simeone; dal Cesar voluto ad ogni costo nel 2006 da Roberto Mancini (anche lui un "ex") al più recente salto di Candreva, ostacolato per settimane da Lotito; da Pandev (altro caso spinoso) a Crespo, scelto proprio per dimenticare Ronaldo e il 5 maggio. E ancora: Mihajlovic, Favalli, Colonnese, Winter, Conceiçao, Cruz, Corradi, Ruben Sosa, Hernanes... Anche loro, probabilmente, saranno sul divano per vedere come andrà a finire: e se vorranno fare il tifo per entrambe li potremo anche capire.