Quagliarella, tacco e non solo: le sue 10 reti più belle. L'arte del gol "impossibile"

Serie A

Vanni Spinella

Per anni è stato "quello dei gol da lontanissimo"; poi uomo delle rovesciate, senza dimenticare i colpi di tacco, in tutte le salse. Specializzato in gol impossibili, quelli che nascono senza pensarci su troppo

Fabio Quagliarella è stato per anni “quello dei gol da lontanissimo”. Ha attraversato anche la fase delle rovesciate, in cui spalle alla porta girava in rete qualsiasi palla gli si avvicinasse dalla cintola in su. Poi quella delle saette scagliate nel sette con violenza alternate a pallonetti morbidi come cuscini. Contro il Napoli, il “suo” Napoli, è tornato a quella dei colpi di tacco. L'ennesima perla aggiunta alla sua collezione, con la bellissima dedica alla città di Genova.

Viene da chiedersi innanzitutto cosa passi nella testa di un calciatore in quell’attimo fuggente nel quale elabora – se lo elabora – un gol impossibile. Come nasca la decisione di tentare la giocata più pazza anziché quella di sicurezza. Cosa spinga un giocatore ad andarci di tacco, al volo, in rovesciata piuttosto che sparare un missile da lontanissimo, quando potrebbe invece stoppare, controllare, passare: in una parola, ragionare. Ecco, forse è proprio questo il segreto: non bisogna pensarci troppo. Lo stesso Quagliarella, quando con mille domande hanno provato a entrare nella sua testa per analizzare come nasca un gol impossibile, ha sempre lasciato intendere che "in quei momenti hai un attimo per decidere", ma poi a prevalere è l’istinto. Rassegniamoci: o ce l’hai o non ce l’hai, la formula del gol impossibile non si riproduce in laboratorio. Per fortuna: il bello del calcio è anche questo.

Il gol da 40 metri senza guardare

1 aprile 2007, Chievo-Sampdoria 1-1
La follia di Quagliarella si manifesta pienamente il giorno in cui, senza nemmeno guardare la porta, scaglia in quella del Chievo un siluro da 40 metri. Un attimo prima è girato di spalle, apparentemente innocuo, quasi a metacampo; l’attimo dopo ha già centrato il bersaglio dopo uno stop fulmineo che si fonde con il tiro. Senza guardare, perché lui, la porta, la “sente”. Questione di fiuto più che di vista.

Un'altra girata senza guardare

6 gennaio 2010, Atalanta-Napoli 0-2
Appartiene alla stessa categoria la sberla rifilata all’Atalanta tre anni dopo. La dinamica è simile: stop spalle alla porta, parecchi metri fuori dall’area, girata improvvisa e palla all’incrocio dei pali senza bisogno di dover mirare. Analizzando bene il gesto, è cruciale quell’attimo immediatamente successivo allo stop dopo aver ricevuto palla, in cui dà proprio l’impressione di “decidere”. Un secondo in cui dice a se stesso “sì, lo faccio”, e in effetti lo fa: si sposta la palla e pum!

Al volo su respinta della barriera

20 dicembre 2006, Sampdoria-Livorno 4-1

Eccolo di nuovo, l’attimo fuggente. Quello in cui devi lasciare la mente libera di non pensare e far partire la gamba. Punizione di Volpi respinta dalla barriera, palla che si impenna e gli ricade quasi addosso, sempre al limite dell’area. Quagliarella ovviamente non si fa pregare e fa secco Amelia con una volée così pulita e spontanea (praticamente senza caricare) da sembrare quasi il primo passo di una tranquilla passeggiata

La rovesciata su corner

17 dicembre 2006, Reggina-Sampdoria 0-1

Di rovesciate belle se ne vedono di continuo; quelle difficili sono molto più rare. Perché se a girare un pallone in rete senza avversari nei paraggi sono buoni tutti (beh, quasi…), farlo con un paio di uomini attaccati alla schiena è tutta un’altra cosa. Quagliarella, sull’angolo battuto da Flachi, sembra usare i suoi marcatori come un muro al quale appoggiarsi per portare a compimento il suo piano. In sostanza usa a proprio favore l’arma dell’avversario e, tenendolo a distanza con la schiena, allontana le gambe quel tanto che gli basta per farle sforbiciare. Zac, un attimo e la palla è in rete.

Un'altra perla contro il Napoli

31 gennaio 2009, Napoli-Udinese 2-2

Quagliarella aveva già fatto male al suo Napoli con una prodezza da incorniciare: sforbiciata dal limite dell'area con coefficiente di difficoltà altissimo visto l'angolo di provenienza del pallone. Quella che gira in porta è praticamente una verticalizzazione: uno normale si limiterebbe a stoppare e decidere, un folle decide e basta.

Il ritorno della rovesciata su corner

19 dicembre 2010, Chievo-Juventus 1-1

Riproposizione della rovesciata su corner con marcatore incollato alla schiena. Mantovani addirittura gli tiene la maglia, Quagliarella lo lascia fare e con un guizzo lo punisce. Palla nel sette, a rendere il tutto ancor più scenico.

La rovesciata su corner diventa marchio di fabbrica

22 settembre 2012, Juventus-Chievo 2-0

Due anni dopo, ancora contro il Chievo, riecco la rovesciata, sempre da calcio d'angolo. Se l'uomo attaccato alla schiena sembra quasi aiutarlo, fornendogli un appoggio e un punto di riferimento, magari lasciandolo libero in area rimane spiazzato e sbaglia, devono aver pensato i suoi avversari nel momento in cui hanno scelto di non marcarlo. Beh, si sbagliavano.

Un altro genere di tacco

19 settembre 2010, Udinese-Juventus 0-4

Anche nel colpo di tacco si può essere fantasiosi, tanto che ne esistono di varie tipologie. Quello che infila su invito dalla destra di Krasic è furbo, quasi subdolo: Quagliarella lascia che il pallone gli passi tra le gambe e poi cadendo in avanti gli fa cambiare direzione in modo impercettibile ma sufficiente a farlo scorrere in porta.

Dolcezza anziché potenza

26 giugno 2010, Slovacchia-Italia 3-2

Tanti cambi di casacca, tanti gol da ex: ma ce n'è uno che ha unito tutti i tifosi d'Italia, in un attimo di speranza. La Nazionale è praticamente fuori dal Mondiale del 2010, sotto 3-1 contro la Slovacchia nell'ultima partita del girone. Al 92°, con la lucidità che solo i campioni folli sanno avere, Quagliarella disegna il suo capolavoro. La situazione impone una carica a testa bassa, la ricerca disperata del tiro che possa riaprire la gara: De Rossi ci prova alla sua maniera, tentando una conclusione di potenza da fuori area, ribattuta sul nascere dal muro slovacco; quando la palla arriva sul piede di Quagliarella, buona per un altro tentativo dalla distanza (specialità della casa, come sappiamo), lui ancora una volta sorprende tutti ribaltando il pensiero. Capisce che è inutile usare le maniere forti e calibra un pallonetto dolcissimo che si spegne nel sette. Anche questa è follia.