In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Remember Me: 15 settembre 2002, Del Piero e l’ennesima opera d’arte alla "Pinturicchio"

Serie A

Marco Salami

La sventagliata di Nedved come la tela messa sul piedistallo, stop di petto orientato a guardare la porta: il punto di luce perfetto per incominciare a dipingere. Le pennellate come la palla che tocca terra: una, due, tre: la quarta non arriva, perché Del Piero calcia di collo pieno e fa gol

DEL PIERO: “PER LA JUVE FIRMEREI IN BIANCO ANCHE OGGI”

Condividi:

Per lui l’Avvocato Gianni Agnelli stravedeva. Tanto da dargli quel soprannome rimasto nella memoria collettiva del calcio e dello sport. “Pinturicchio", nome d’arte che più d’arte non si può: perché Del Piero come un pittore disegnava in campo qualcosa di bellissimo. Tocchi, passaggi, giocate e gol. Leggerezza e classe. Vederlo per rimanere estasiati, e qualcuno con la sindrome di Stendhal forse sarà anche svenuto a guardarlo giocare. Storia d’amore lunghissima e bellissima la sua con la Juve, con picchi di colore sulla sua tavolozza quando veniva sollevato al cielo l’ennesimo trofeo, o come quando regalava reti da ovazione di tutto uno stadio. Quella volta era il Delle Alpi, prima dell’Olimpico e anche dello Stadium dove oggi ci gioca Cristiano Ronaldo. Sedici anni fa tutto era lontano ma la costante era la stessa: Juve vincente. Sempre. Giocatori diversi ma filosofia uguale, nel passaggio da Gianni ad Andrea dove il tricolore ha quasi sempre avuto un padrone unico. Era allora anche quello un 15 di settembre: oggi qualunque, ieri giorno della sfida all’Atalanta e data dell’ennesima opera d’arte a firma “Pinturicchio”.

Succede tutto in pochi secondi: sventagliata di Nedved che suona un po’ come la tela messa sul piedistallo, stop di petto orientato a guardare la porta: il punto di luce perfetto per incominciare a dipingere. Le pennellate come la palla che tocca terra: una, due, tre: la quarta non arriva, perché ADP calcia di collo pieno. Taibi, il portiere con la tuta passato pochi mesi prima addirittura dal Manchester United, battuto. Signore e signori: Alessandro Del Piero.

Quella partita finirà poi 3-0. Il primo gol, manco a dirlo, lo fa sempre lui. Su rigore, procurato e segnato e altra specialità della casa. Uno e poi bis, ma non i primi di una stagione da 23 gol finali, dopo le reti (due anche lì) già arrivate in Supercoppa contro il Parma. La stagione finirà in trionfo in Italia, 72 punti in campionato e secondo titolo consecutivo per i bianconeri, ventisettesimo dopo il fotofinish del celebre (per molti ancor più della morte di Napoleone) 5 maggio. E ultimo, eccezion fatta per “Calciopoli” e i due scudetti revocati, prima del settebello di tricolori ininterrotto di queste ultime stagioni. In tutto questo il lungo leitmotiv è quasi sempre lui: Alex Del Piero. Uno dei pochi della storia ad avere un copyright su una propria giocata e idolo mai dimenticato da tutti i suoi tifosi. Vero, quello del 15 settembre 2002 non fu un gol “alla Del Piero”, ma una magia pur sempre degna del suo nome. Pardon, soprannome: un capolavoro “alla Pinturicchio”.