Nella mente di CR7. La seconda puntata de “L’uomo della domenica” indaga i misteri del bionico Ronaldo

Serie A

Giorgio Porrà

Quale carburante brucia nelle vene del neo-juventino? Come è stato costruito il potente motore di una macchina umana perfetta come quella del portoghese? Proveremo a scoprirlo grazie a Giorgio Porrà che, dalle sale del Museo dell’Automobile di Torino, traccia un profilo del numero 7 bianconero. Aspettando Juve-Napoli in esclusiva su Sky, anche sul digitale terrestre

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TORNA L’APPUNTAMENTO CON L’UOMO DELLA DOMENICA. PORRA’ RACCONTA ANCELOTTI

Fenomenologia di Cristiano Ronaldo. O meglio, il tentativo di ragionare attorno a un fuoriclasse, al suo fisico inossidabile, al suo impero mediatico, al suo marchio di fabbrica, che apparentemente non conosce altre ragioni all’infuori dell'estensione perpetua del proprio mito. Ne parliamo tra le auto storiche che sono state il carburante torinese della leggenda juventina con quella capacità di rinnovarsi sempre e scalare il tetto del mondo e del domani spinta dalla visionarietà di Sergio Marchionne. Anche Ronaldo è stato, continua ad esserlo, e lo sarà per chissà quanti anni, un vento che soffia dal futuro, il testimonial più cool della religione del sudore. A Torino, nella Juve, insiste ferocemente nella missione. Che l'ha spinto lassù, partendo da lontano, molto lontano, da una macchia verde in mezzo all'Atlantico.

Un luogo particolare Madeira, magico come l’isola che non c’è di Peter Pan, dove ogni sogno sembra potersi realizzare. “Non ho fatto altro che sognare – ha scritto Fernando Pessoa -. È stato questo, e solo questo, il senso della mia vita". Gli fa eco l’altro grande portoghese José Saramago, secondo il quale “Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono.” E lo stesso ragazzo Cristiano, trasformatosi nel Dio CR7, sembra la dimostrazione di questo assunto: un idolo che si è auto-creato e che non pare destinato ad avere una fine. Ma cosa c’è dietro?

Strano tipo di portoghese Ronaldo, viaggiatore, certo, con rotte rivoluzionarie, da Madeira alle Alpi, scoprendo tesori ovunque, come i grandi navigatori lusitani, e poi sportivo tormentato dall'inquietudine, una per tutte, lo sfinente duello con Messi, sfinente per lui, non certo per noi. Ma per il resto, in CR7, di portoghese, o meglio, di certi stereotipi portoghesi, c'è poco altro, nessuna malinconia struggente, una vita a cadenze metal e non certo al ritmo compassato di fado. Piuttosto, Cristiano, almeno in apparenza, sembra piovuto da Krypton, un Superman da laboratorio, ma con slanci umani, molto umani, e dall'irresistibile fascinazione mediatica. Altra natura rispetto al connazionale Eusebio che negli anni sessanta con i suoi trucchi aiutava i portoghesi a sopportare la feroce dittatura di Salazar. Cambiano i tempi, assieme agli uomini. E Ronaldo è andato oltre, continua a farlo, divorato dal suo ideale di perfezione. Sa bene di rappresentare il calcio del ventunesimo secolo. Eppure, sembra non bastargli ancora.  

Nella puntata dedicata al neo-juventino Ronaldo sentiamo il parere di alcuni giornalisti che ne hanno scritto come di una icona hollywoodiana. “E’ una superstar social, come quelle del cinema e della musica – commenta Paola Jacobbi di Vanity Fair - mi ricorda Michael Jackson per le sue stranezze come la crioterapia, per il perfezionismo maniacale, per la determinazione di voler essere sempre perfetto. Ma mi fa pensare anche a Tom Cruise che in ogni scatto, in ogni intervista, ha sempre lo stesso sorriso, ed è sempre identico a se stesso.” Secondo Malcom Pagani, della stessa testata settimanale, “Ronaldo strabilia perché in campo fa cose che vengono dal futuro, cose da playstation, che non si possono paragonare con nessun altro calciatore del passato o del presente. La sua esultanza con le braccia allargate ha qualcosa di gladiatorio, potrebbe stare nel Colosseo, è statuario, ma sa comunicare con i tifosi.”

Insomma “Ronaldo è il giocatore del domani, intangibile e transnazionale, funziona ovunque vada.” Ovviamente anche nella Juventus, che ha intelligentemente unito il proprio brand a quello di CR7 per allargare la propria notorietà in ogni angolo del pianeta, come pensa Alessandro Del Piero, anche lui intervistato nella seconda puntata di “L’uomo della domenica”, il quale ci spiega la mentalità necessaria a un bomber per fare una rovesciata come quella che Ronaldo ha utilizzato per fare gol alla Juve. Una prodezza dalla quale, forse, è nata l’idea di portare il campione in bianconero.

E’ così che va in porto l’affare dell’anno e forse del secolo per il calcio italiano: infatti non è solo la Juventus a fare un salto di qualità con l’arrivo di Ronaldo, è tutto il campionato di Serie A che sale, o ri-sale, qualche gradino nel gotha del calcio internazionale: lo fa notare lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, che contribuisce al ritratto ronaldiano di questa puntata. Si pone quindi, istintivamente, il paragone con l’arrivo di Maradona nel Napoli degli anni ’80 del ‘900, soprattutto nella settimana in cui si gioca Juve-Napoli, il derby dei marziani di ieri e di oggi.

Di Maradona si diceva: è come un gatto, ed il gatto non suda in palestra, gli basta nutrirsi e riposarsi per essere il migliore. Un privilegio, uno dei tanti, di chi nasce predestinato. Per CR7, al contrario, non esiste arte senza ossessione. Le sue sono gli squat appena sveglio, i sei micropasti al giorno, la crioterapia. Il mito poggia sulla mentalità da marine, subito forgiata, a 12 anni, quando lasciò Funchal, le sue umili origini, il rapporto complesso col padre, la devozione per la madre, quel soprannome di Spaghetto, per via della magrezza, che oggi fa sorridere. Eppure stanno lì, in quell'isola, che gli ha eretto una statua e intitolato un aeroporto, le fondamenta della “ronaldeide”, le ragioni della sua bulimia professionale, dell'urgenza compulsiva di esercizio fisico, della spontaneità scambiata per arroganza, della generosità nei confronti dei compagni meno influenti dello spogliatoio.

Il funambolo da cortile che diventa star a Lisbona, Manchester, Madrid, in Nazionale, imparando già nella culla a improvvisare, a cavarsela da solo, arrampicandosi sugli alberi, correndo dalla scuola alla spiaggia, usando la strada per affinare quella tecnica incredibile con entrambi i piedi. Oggi è lo stesso Ronaldo a confessare che il suo unico rimpianto resta quello di aver avuto un’infanzia troppo breve. Eppure sufficiente per strutturarne il carattere, per tracciargli la strada.

Oggi, quella infanzia la restituisce ai suoi figli: il Ronaldo-padre, anche lui teneramente esposto alla curiosità mediatica, uomo dal sentimentalismo insospettabile e dalla lacrima facile, sotto la scorza del guerriero invincibile. Spopola in rete quella clip nella quale il padre insegna al figlio l'arte degli addominali, il piccolo esegue, il padre li conta, e poi stringe tra le braccia l'erede, lanciando un urlo di gioia. Con la nonna-mamma Dolores a monitorare tutto, sorta di Stonehenge piazzata al centro del grande traffico ronaldiano.

Facciamo dunque un tuffo anche nel privato di un personaggio che non è e non sarà mai “soltanto” un campione, un calciatore, ma anche, come si diceva in apertura, un oggetto di studio fenomenologico.

Appuntamento dunque con Giorgio Porrà che, dalle sale del Museo dell’Automobile di Torino, ci racconta il fenomeno Ronaldo nell'appuntamento con “L'uomo della domenica”:  in onda sabato 29 settembre alle 21 su Sky Sport (Ch. 251), a mezzanotte su Sky Sport Uno e alle 00.30 su Sky Sport Serie A. Domenica 30 settembre alle 12 su Sky Sport Serie A, alle 20 su Sky Sport Football e a mezzanotte su Sky Sport Uno. Disponibile anche su Sky On Demand.