Marotta lascia la Juventus, la sua storia: dai colpi a parametri zero all'arrivo di Cristiano Ronaldo

Serie A

Il 25 ottobre finirà il suo incarico da amministratore delegato dei bianconeri. In queste otto stagioni pochi flop (quasi esclusivamente il primo anno) e tantissime grandi operazioni in entrata, da quella di Barzagli a Higuain, per finire ai parametro zero come Pirlo e le cessioni da capogiro come quella di Pogba. In estate, l'arrivo di Ronaldo apre un nuovo ciclo

CdA JUVE, NON CI SONO NOMI NUOVI

I RETROSCENA DEL DIVORZIO

MAROTTA: "NON SARO' PIU' AMMINISTRATORE DELEGATO"

"Dal 25 ottobre non sarò più l’amministratore delegato della Juventus". Come un fulmine a ciel sereno – nel post vittoria sul Napoli – Beppe Marotta ha annunciato l’addio ai colori bianconeri. "Politica di rinnovamento” dice l’ad che occuperà, a fine mandato, il ruolo di direttore generale dell’area sport. Fino a quando? Difficile dirlo ufficialmente, anche se la separazione diventerà, come confermato direttamente dalle sue parole, definitiva. In casa Juve si chiude, dunque, un’era: 8 anni insieme, colmi di successi e, soprattutto di grandi colpi. Il mercato adoperato da Marotta in queste stagioni è stato molto variegato, alternando l’arrivo di giocatori affermati all’introduzione di elementi di grande talento, fino ai più noti colpi senza sborsare un euro (Pogba e Pirlo su tutti). Acquisti che hanno portato la Juventus alla rinascita, con il sogno Champions League sempre nel mirino. Per raggiungerlo il club di Andrea Agnelli ha piazzato il colpo Ronaldo, che porta la regia decisiva di Fabio Paratici. L'uomo forte del mercato, ormai vero e proprio punto di riferimento del presidente Agnelli, come conferma la trattativa Ronaldo, portata avanti in tandem. 

Dal flop al 1° Scudetto

Eppure, l’avvio di Marotta nella Juve non fu affatto una passeggiata: arrivò dopo un settimo posto e ne registrò un altro alla sua stagione di debutto dopo una campagna acquista molto larga e dispendiosa. Fu, sostanzialmente, l’anno del flop, con alcune operazioni sbagliate sia per valore tecnico che per spesa economica, come i 15 milioni versati per Krasic o i 13 per Martinez, o i poco funzionali prestiti di Rinaudo, Aquilani e Traoré. Nonostante un campionato ben al di sotto delle aspettative, alcuni degli investimenti effettuati si rivelarono azzeccati: il simbolo, a tal proposito, fu l’arrivo di Barzagli per soli 300 mila euro dal Wolfsburg. Un difensore che sarebbe diventato il pilastro futuro della Juve e che, tuttora, resta insieme a Bonucci l’unico eroe della prima Juve scudettata. Anche il difensore – passato per un solo anno al Milan e poi ‘tornato a casa’ – approdò nella stessa stagione a Torino, compiendo un percorso simile da Bari a quello affrontato da Ranocchia, preso invece dall’Inter. L’ad completò la squadra con Matri, Pepe e Quagliarella, pedine fondamentali l’anno successivo, quello con Conte in panchina, quello degli invincibili, quello del primo scudetto post Calciopoli, l'inizio di una serie da record. Fu quello, infatti, il primo capolavoro di Marotta, reso possibile dai grandi acquisti estivi: da Pirlo a Vidal, da Lichtsteiner a Vucinic, l’amministratore delegato creò un giocattolo in grado di non crollare mai per tutto l’arco del campionato, grazie anche all’aggiunta a gennaio di altri elementi, come Borriello e Caceres. L’unico flop fu Elia, ma furono i nuovi centrocampisti a prendersi la scena del mercato: il cileno fu pagato appena 11 milioni dal Bayer Leverkusen, mentre Pirlo arrivò a costo zero dopo aver chiuso la sua esperienza decennale al Milan e considerato ormai alla fase calante della carriera.

Mission "parametro zero"

A partire da Andrea Pirlo, Beppe Marotta ha coltivato una grande specialità in questi anni: quella dei parametro zero. Emre Can (costato comunque 16 milioni di commissioni) è solo l’ultimo di una lista inaugurata dall’ex rossonero. Nel 2012-13, invece, toccò a Paul Pogba arrivare gratis da Manchester, sponda United. Il francese, a cui quell’anno si unirono dall’Udinese Asamoah ed Isla, rappresenta anche il fiore all’occhiello in tema di cessioni di Marotta: fu rivenduto, infatti, quattro anni dopo agli stessi Red Devils per 100 milioni. Oltre al centrocampista, l’ad piazzò successivamente a costo zero altri grandi colpi, come Kingsley Coman, Neto, Sami Khedira e Dani Alves, tutti decisivi nella conquista di Scudetti e coppe, oltre al raggiungimento della finale.

Attacco, colpi da 90 e malus alle rivali

Nell’estate del 2013 a parametro zero approdò anche Fernando Llorente, 27 reti e 10 assist in maglia bianconera. Quella fu una campagna acquisti particolarmente offensiva: fu l’anno dell’acquisto di Carlitos Tevez, uno dei migliori colpi dell’era Marotta, che lasciò Manchester per appena 9 milioni. L’Apache si prese la 10 di Del Piero e ripagò alla grande l’investimento, chiudendo il suo biennio con 39 centri in Serie A. Oltre a loro, furono perfezionate anche le operazioni di due giovani, poi girati al Sassuolo: Zaza e Berardi. Con il reparto d’attacco l’ad bianconero ha sempre avuto un ottimo feeling: l’anno dopo, infatti, ebbe grande intuito con Alvaro Morata, poi lasciato rientrare a Madrid per “un’amara” clausola di recompra. Nel 2015 l’ex direttore generale della Samp raddoppiò la posta in gioco: 40 milioni per il talento del Palermo Dybala e la metà per Mandzukic, reduce da un’esperienza non esaltante all’Atletico Madrid dopo aver vinto la Champions con il Bayern Monaco. Furono proprio i bavaresi che interruppero il cammino europeo della squadra di Allegri e così Marotta, non sazio, decise di fare il colpo da 90. Novanta, come i milioni sborsati al Napoli per Gonzalo Higuain, l’uomo giusto individuato dalla dirigenza per puntare alla Champions. Il mercato, però, non si fermò al Pipita: arrivarono anche Pjanic, Pjaca, Dani Alves e Benatia, una campagna trasferimenti volta a rafforzarsi e, contemporaneamente, indebolire le avversarie. Una strategia, quest’ultima, andata avanti negli anni in modo indiretto, come testimoniano gli acquisti di Szczesny, De Sciglio e Cancelo. L’obiettivo in quella stagione fu quasi raggiunto, ma la finale di Cardiff negò la gioia sul più bello. Nella passata stagione è stato il pacchetto di esterni quello maggiormente rafforzato (Bernardeschi e Douglas Costa). Nell'estate 2018 il colpo del secolo (quello che ha portato Cristiano Ronaldo in bianconero), ha visto affermarsi la figura di Fabio Paratici. L'acquisto è stato chiuso direttamente dal presidente Andrea Agnelli dopo i primi contatti che il direttore sportivo, arrivato alla Juve proprio grazie a Marotta, aveva avviato con l'agente del portoghese Jorge Mendes. Un acquisto che potrebbe aver avviato una nuova era alla Juve.

Testa al futuro e gregari

Trattative da capogiro, ma non solo. La bravura di Marotta in questi 8 anni è stata, infatti, anche quella di piazzare grandi colpi in ottica futura e arricchire le rose di gregari preziosi e, nella maggior parte dei casi, italiani. Quest’ultimi riguardano i vari Giaccherini, Padoin, Sturaro, spesso presi per talismani dai tifosi bianconeri, ma soprattutto elementi fondamentali per gli allenatori, sicuri di poter sempre contare su di loro. La strategia vincente utilizzata dalla Juve in queste stagioni ha, tra le basi, la progettualità. Guardare al futuro con largo anticipo e non farsi trovare impreparati. Marotta lo ha capito subito ed è così che si è preso, per pochi spiccioli o comunque molto meno rispetto all’attuale valutazione, gente di valore come Rugani, Alex Sandro, Caldara, Pjaca e Bentancur. Capacità, opportunità e funzionalità. L’identikit perfetto per entrare nel regno di Marotta.