L’attaccante azzurro, partito dalla panchina, ha segnato la rete del 2-0. Settimo sigillo nelle prime dieci stagionali per lui: “Sì, sono più sereno – ha detto nel post gara – e poi Ancelotti mi ha avvicinato alla porta. In questo modo duro meno fatica in difesa e ripago i compagni e l’allenatore a suon di gol”
E’ partito dalla panchina, ma il risultato è sempre lo stesso: Lorenzo Insigne, quest’anno, la porta la gonfia sempre. Suo il gol che chiude la gara con il Sassuolo, un destro a giro sul palo più lontano che è una delizia per gli occhi oltre che oro colato per Ancelotti e i suoi compagni. Sei gol in otto giornate di Serie A, sette in dieci partite se si considera anche la rete con cui in settimana ha steso il Liverpool di Klopp. Tanto per rendere l’idea del balzo in avanti compiuto sotto la guida Ancelotti, nella passata stagione l’attaccante azzurro è arrivato a 14 gol totali. Ne mancano soltanto sette per eguagliare tale traguardo, peccato che l’anno calcistico sia appena iniziato. Otto le reti segnate in tutta la Serie A dell’anno scorso, gliene mancano solo quattro per superarsi. Perché i numeri non sono tutto, ma dicono tanto.
“Con Ancelotti mi diverto di più”
“Mi sento più sereno. E so di avere la fiducia dell’ allenatore e soprattutto dei compagni – ha dichiarato a fine partita ai microfoni di Sky Sport – scendo in campo sempre con l’obiettivo di fare gol, perché solo così posso ricambiare tutto questo. Ho sempre avuto consapevolezza nei miei mezzi, solo che quest’anno il mister mi ha messo più vicino alla porta, risparmiandomi un po’ di fatica in fase di ripiego”. Più cattiveria sotto porta, questo gli ha chiesto Ancelotti fin dal primo giorno di ritiro: “Ma anche se non segno, l’importante è vincere – ha continuato Insigne – I tifosi si aspettano sempre tanto da me e io sono più spensierato e più sereno. Sto vivendo un bel periodo, spero di continuare così. Al di là delle reti, spero che il Napoli possa arrivare fino in fondo in tutte le competizioni". Chiosa su Allan, compagno di club che potrebbe diventare compagno anche di Nazionale: “Sarei contento in questo caso – ha detto – non perché lo conosco e gioca con me, ma perché con la sua cattiveria aiuta molto. Spetta a lui decidere, spero che faccia la scelta per lui migliore". Muscoli e grinta da una parte, classe e gol dall’altra. Proprio quello che servirebbe al buon Mancini