Mazzoleni e i cori contro Koulibaly in Inter-Napoli: cosa avrebbe potuto fare?

Serie A

Lorenzo Fontani

L'arbitro bergamasco chiuderà per limiti di età a fine campionato. Ma le sue decisioni non sono state sbagliate. All'origine di tutto gli insopportabili cori razzisti che hanno innervosito Koulibaly

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Se non fosse stata questa la sua ultima stagione – a fine campionato chiuderà la carriera per limiti di età – per un bel po’ Mazzoleni non avrebbe rivisto il Napoli. Il designatore Rizzoli, a prescindere dalle valutazioni sui singoli arbitri e sui singoli episodi delle singole partite, sa che certi “accoppiamenti” per un determinato periodo è meglio evitarli. Non sono peraltro poche le “preclusioni”, e col passare delle giornate incastrare arbitri e gare diventa sempre più complicato. Colpa di un clima pesante, con gli attori del gioco sempre pronti alla polemica, e di una cultura del sospetto che né il Var né gli incontri periodici tra arbitri e club sono riusciti ad estirpare.

Ancor peggio però è la non-cultura dei cori razzisti che sta all’origine di tutto quel che è successo nel finale di Inter-Napoli. Perché se Koulibaly non fosse stato – legittimamente – nervoso, magari avrebbe evitato quell’applauso di fronte al quale Mazzoleni non poteva fare altro che estrarre il rosso. Dando per scontato, come sembra chiaro, che il gesto fosse rivolto al direttore di gara.

Più discussioni possono farsi sul cartellino giallo immediatamente precedente, anzi proprio sulla punizione. Ma sono fini a sé stesse: impossibile avere certezze sull’entità della trattenuta del difensore del Napoli su Politano. L’interista sicuramente si lascia andare, ma la mano sulla spalla è palese e nella dinamica dell’azione è comprensibile che l’arbitro veda una azione fallosa: a quel punto, una volta fischiato, il giallo per aver “interrotto una promettente azione d’attacco” è automatico tanto quanto il rosso per l’applauso. Semmai, ma è il senno di poi, Mazzoleni avrebbe potuto cogliere il momento di tensione del giocatore e richiamarlo a sé per una ammonizione faccia a faccia" con annessa spiegazione. .

Tornando ai cori, a posteriori è facile pensare che l'arbitro, una volta risultato vano il primo annuncio dell’altoparlante, avrebbe poi dovuto farne fare un altro a gioco fermo, come prevede la procedura in tre fasi (la terza prevede la sospensione temporanea della partita con il rientro delle squadre negli spogliatoi, preludio all'eventuale sospensione definitiva da concordare col responsabile dell'ordine pubblico): evidentemente però l'arbitro bergamasco non ha avuto dal campo la percezione di cori forti, ripetuti e provenienti non da piccoli gruppi di tifosi, condizione necessaria per interrompere il gioco. E forse ci sarebbe anche da domandarsi se sia giusto che tale incombenza ricada sull'arbitro, già di suo in "trance" agonistica per il controllo regolamentare della partita.

A parte questo, non ci sono stati errori evidenti di Mazzoleni (ci sta lasciar correre sul sospetto rigore su Keita nel finale, così come è legittimo il rosso a Insigne per la reazione su Keita, che però andava ammonito), ma ancora una volta il nervosismo, un clima poco sereno e soprattutto la stupidità di certi “tifosi” hanno reso tutto più complicato.

Tra poche ore il verdetto del giudice sportivo: per Koulibaly prevedibili 3 giornate (una per l’ammonizione, era diffidato, due per il gesto irriguardoso nei confronti dell’arbitro), per Insigne possibili due turni per la reazione non violenta, ma attenzione al caos a fine partita, con Mario Rui tra i più “intraprendenti”.