Squalifica Koulibaly, domani la decisione sul ricorso del Napoli

Serie A

Venerdì alle ore 13.30 verrà discusso il ricorso contro la seconda giornata di squalifica di Koulibaly, rimediata nel finale della partita contro l'Inter nella quale il difensore era stato bersagliato da cori razzisti gridati da alcuni tifosi nerazzurri. Col senegalese ci sarà anche il presidente del Napoli, ecco la linea della società azzurra

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L'obiettivo è ottenere una sentenza che faccia 'cultura' e 'politica'. O comunque giurisprudenza. A guidare la missione il numero uno in persona, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che venerdì, alle ore 13.30, entrerà insieme a Koulibaly nell'aula della corte d'appello della Figc per discutere il ricorso contro la seconda giornata di squalifica comminata al difensore senegalese per le vistose proteste dopo il cartellino rimediato per un fallo negli ultimi minuti di gioco della partita di San Siro contro l'Inter. La prima (già scontata) era arrivata perché diffidato e ammonito; la seconda, invece, per il rosso diretto esibito da Mazzoleni allo stesso giocatore senegalese dopo le proteste: dunque, a livello di regolamento, anche quest'ultima tecnicamente impossibile da cancellare. Proprio per questo, considerato il grado di complessità del ricorso, la missione del presidente del Napoli potrebbe sembrare un vano e disperato tentativo. Se non si fosse un se...

La linea del Napoli

Il vero fulcro del tentativo della società azzurra di far cancellare la seconda giornata di squalifica sarà ovviamente il contesto ambientale nella quale si è svolta la partita, specialmente quella di Koulibaly. Il giocatore del Napoli, infatti, come molti ricorderanno, era stato bersagliato da diversi cori e ululati a sfondo razzista che provenivano da alcuni tifosi dell'Inter quasi ogni volta che il senegalese entrava in possesso di palla. Un fatto ampiamente denunciato nei giorni successivi alla partita e del quale tanto si è parlato nelle conferenze pre e post partita delle settimane seguenti, ma che non venne in alcun modo considerato dall'arbitro della gara Mazzoleni già prima del fattaccio incriminato. "Per due volte abbiamo chiesto di interrompere temporaneamente la partita", le parole di Ancelotti subito dopo la gara di San Siro. "Kalidou era molto nervoso per gli ululati ricevuti. Al momento dell’espulsione era nervoso e il suo stato d’animo non era dei migliori. Solitamente è educato e professionale, ma lui tiene molto a queste cose". Insomma, i cori e i fischi hanno condizionato lo stato d'animo del giocatore che ha reagito in maniera spropositata anche perché estremamente infastidito dal trattamento ricevuto specialmente negli ultimi minuti di gioco. Un annullamento della squalifica per razzismo, in sostanza. Per questo si potrebbe parlare di sentenza che possa fare cultura e, ovviamente, giurisprudenza.

Il precedente

Anche se, come detto, il ricorso appare tecnicamente e oggettivamente molto complicato, esiste un precedente di una squalifica annullata con l'attenuante degli insulti razzisti. E' quello che è successo il 30 aprile del 2017 a Sulley Muntari, protagonista di una vicenda ancora più clamorosa se possibile. Il centrocampista ghanese era stato espulso dall'arbitro Minelli per una doppia ammonizione a dir poco paradossale: la prima per aver chiesto a più riprese di intervenire contro i cori che stavano arrivando dagli spalti, la seconda per essere uscito di forza dal campo dopo il non intervento dello stesso direttore di gara. La beffa, oltre il danno, fu anche una giornata di squalifica, poi tolta dopo il ricorso della società abruzzese con la motivazione: "La C.S.A, sentito l’arbitro, considerata la particolare delicatezza del tema inerente i diritti personalissimi dell’uomo prima ancora che dell’atleta, verificata l’ammissibilità del ricorso ordinario, lo accoglie, e per l’effetto annulla la squalifica inflitta di 1 giornata". Situazione simile ma non proprio identica a quella di Koulibaly, che rimane comunque molto complessa. Ma per cambiare la cultura e i modi di un paese a volte ci vuole una sentenza coraggiosa.