Sassuolo-Juventus, De Zerbi: "Potrei allenare la Juve, ma a modo mio"
Serie AL'allenatore del Sassuolo si racconta verso la sfida del Mapei Stadium: "Ammiro la capacità di Allegri migliorare i suoi calciatori. Nel mio calcio c'è sempre spazio per il bel gioco. Sono uno che vive per questo sport: stimo Guardiola, ma non lo scimmiotto. Qui sto bene, è l'habitat ideale"
“Coraggio, che significa carattere. Pensare a 32 anni di voler allenare in A è coraggio. Il mio calcio vuol dire prima di tutto essere coraggiosi”. Benvenuti nel modo di concepire la panchina di Roberto De Zerbi, allenatore del Sassuolo che galleggia a 5 punti di distanza dalla zona Europa League e attende al Mapei Stadium la capolista Juventus. “Se partiamo pensando che sono in difficoltà, è la volta che ci fanno neri. C'è troppo divario tra loro e gli altri” è la certezza dell'allenatore neroverde nell'intervista rilasciata al Corriere dello Sport.
“Allegri? Ammiro la sua capacità di migliorare i calciatori”
Da una parte la costante ricerca di un calcio ragionato e tecnico di De Zerbi (“Il calcio non è uno solo”), dall'altra il pragmatismo di Massimiliano Allegri. Sassuolo-Juventus, in calendario domenica 10 febbraio alle 18 al Mapei Stadium, sarà anche questo. “Allegri? Lo stimo molto – ammette De Zerbi - non l'ho visto allenare, ma ha una gestione straordinaria dei giocatori. Vorrei rubargli un'altra qualità: sa migliorarli come pochi. Vedi Pjanic, Bernardeschi, Alex Sandro, anche Cancelo non è quello dell'Inter”. Con un appunto sul concetto di bel gioco: “Il giocare bene non è identificabile, non corrisponde a una verità assoluta. Io però sono ingordo: voglio giocare bene e vincere. Se gioco male, non vado lontano". Un concetto trasmesso nello spogliatoio del Sassuolo, dove ci sono dei punti di riferimento ben distinti: “Boateng? Il suo addio ci ha indebolito, ma non potevo frenare la sua voglia di Barcellona. Lui era il mio buon selvaggio. Magnanelli è quello tatticamente più evoluto, Matri e Peluso sono gli esempi. Djuricic, Boga e Babacar sono il talento che non deve essere sprecato. Berardi e Locatelli sono pronti per un grande club. Sensi è come Verratti, ha il coraggio delle sue idee”.
Da Sarri a Guardiola, ma “mi sarei buttato nel fuoco per Marino e Mandorlini”
C'è chi associa il calcio di Roberto De Zerbi al guardiolismo, ispirato all'allenatore catalano del Manchester City. “Guardiola mi ha elogiato pubblicamente e mi rende felice – spiega l'allenatore del Sassuolo - lui è un genio, ma non lo scimmiotto. Io resto un uomo di trincea, vivo come quello che di qui a due settimane potrebbe essere esonerato”. Tra i riferimenti c'è anche Maurizio Sarri: “E' un grande allenatore, peccato che sia arrivato così tardi a certi livelli. Ancelotti a Napoli ha avuto il coraggio di mettere qualcosa di suo in meccanismi top: pochi l'avrebbero fatto e forse nessuno ci sarebbe riuscito". A proposito di allenatori, De Zerbi si sentiva tale sin dai tempi in cui in campo vestiva la maglia numero 10: “Se si perde sono un c*****ne, il presuntuoso che vuole giocare da dietro, che imita il Barcellona. La domenica dopo vinco e sono un profeta. Mi fa impazzire vedere una mia squadra in campo non organizzata e non motivata. In campo ragionavo già da allenatore. Ero maniacale nell'applicazione, un tedesco. Ero strano nel rapporto con gli allenatori. O li amavo o andavo allo scontro. Per chi mi sarei buttato nel fuoco? Pasquale Marino e Andrea Mandorlini”. Il vero segreto, però, è in famiglia: “Io e mia moglie Elena siamo cresciuti insieme. Lei mi conosce meglio di chiunque altro. Sa che, per stare bene, il mio lavoro lo devo vivere così. L'altro giorno passeggiavamo insieme e lei a un certo punto mi fa: Roberto, confessa, stai pensando alla mezz'ala e al centravanti per domenica? Era vero". In Emilia ha trovato l'habitat ideale (“Ho sempre anteposto il calcio a tutto, mai spinto dalla voglia di soldi o di carriera. Il calcio mi fa stare bene. Mia madre dice che in 40 anni nono sono ancora riuscito a gestire l'altro mio gemello”), ma nel futuro ogni porta è aperta: “Posso stare in qualunque mondo – assicura De Zerbi - Sassuolo, Juventus, Real Madrid, ma a modo mio. Se ci si sceglie per le rispettive identità, occorre stare nelle regole. E le regole le devo determinare io. Io voglio giocare bene e vincere”.