Il primario del reparto di Ematologia del Sant'Orsola di Bologna Michele Cavo ha descritto il percorso delle cure dell'allenatore rossoblù: "Dopo 40 giorni di chemio la vita riprende. E Sinisa è un testimonial per gli altri pazienti. Avrei dato il permesso anche a un avvocato o a un notaio"
FOTO. IL SELFIE CON LA MOGLIE A BOLOGNA
Inevitabile emozionarsi nel rivedere in panchina, dopo 40 giorni di cure, Sinisa Mihajlovic. La sorpresa della partita del Bentegodi tra Verona e Bologna, non ha lasciato indifferenti tifosi e appassionati. All’indomani Michele Cavo, primario del reparto di Ematologia del Sant’Orsola di Bologna, dove è ricoverato l'allenatore rossoblù per ricevere le cure contro la leucemia, ha parlato all'Ansa descrivendo il percorso del paziente: "Devo dargli merito, ancora una volta è stato scrupoloso e si è attenuto perfettamente alle raccomandazioni e posso anche ritenere che quello che è avvenuto ieri non sia un episodio isolato e mi riferisco alla possibilità di essere in campo. Per contro - ha aggiunto - ci saranno altri momenti, quando seguirà altri cicli di terapie, in cui questo, invece, non sarà possibile".
"Dopo 40 giorni di chemio, la vita riprende"
Per questo motivo, secondo il professor Cavo, Mihajlovic "serve come testimonial per dare un messaggio a tutti i pazienti: 'Sappi che che se fai un ciclo pesante di chemioterapia, dopo 40 giorni puoi ricominciare a fare quello che facevi prima, puoi iniziare il percorso pianificando il futuro professionale a breve termine, sapendo che la malattia non ti ha messo in ginocchio, sei in grado di risollevarti e ricominciare il tuo cammino'". E ancora: "La stessa accondiscendenza - dice riferendosi al permesso dato a Sinisa per scendere in campo - l'avrei avuta nei confronti di un avvocato o di un notaio che mi avesse chiesto, dopo 40 giorni, di tornare in studio per la stipula di un contratto". Una decisione, precisa, presa in presenza di un "forte desiderio del paziente, con rischi sufficientemente contenuti" e, "a fronte di un sicuro beneficio psicologico". Senza tralasciare "l'importanza del messaggio che si poteva trasmettere" anche a persone che affrontano una malattia simile.
"Mihajlovic paziente esemplare"
"Sinisa - ha proseguito il primario di ematologia - ha dimostrato di essere un paziente esemplare, come sempre è stato durante il periodo di ricovero. Ha fatto tutto quello che gli è stato detto e consigliato, non si è mai sottratto ai consigli. E ricostruisce gli ultimi giorni: giovedì l'allenatore gli aveva "manifestato un suo fortissimo desiderio di essere in campo". "Io gli ho risposto - ha raccontato - che in quel momento non ero in grado di dargli il mio sì, ancora mi sarei riservato giorno per giorno, sulla base della valutazione della capacità di ripresa della funzionalità del midollo osseo", dopo il ciclo di terapia. "Sinisa allora mi ha detto: 'Professore, non farei mai nulla contro la sua volontà’. E così facendo ha marcato una linea di confine". Venerdì, poi, ci sono stati "ulteriori segnali di miglioramento della funzionalità. Mi ha spiegato che sarebbe andato da solo, con contatti limitati a pochissimi minuti. Allora gli ho detto di organizzare, ma che mi sarei riservato di dargli l'ok finale tra sabato e domenica". Mihajlovic, "dalle immagini che ho visto, è stato ligio alle raccomandazioni che gli avevo dato: ha indossato la mascherina quando era in macchina con l'autista. Il consiglio che gli avevo dato era di presentarsi in campo a viso scoperto senza nessuna precauzione, visto che lì i rischi sarebbero stati inferiori".