Conte e Sarri non si sono mai sfidati, ma le loro carriere si sono incrociate in modo singolare. Entrambi hanno già dato un'impronta precisa alle loro squadre, a decidere Inter-Juve sarà anche lo scontro tra le loro idee. L'appuntamento è per domenica 6 ottobre alle 20.45 live su Sky Sport Serie A, Sky Sport Uno e Sky Sport 251 (anche in 4K HDR per i clienti Sky Q)
La sfida di domenica sera tra Inter e Juventus è anche la sfida tra i due allenatori, Antonio Conte e Maurizio Sarri, alla loro prima stagione alla guida dei rispettivi club e già capaci di dare un forte impronta al calcio delle loro squadre, in accordo alla loro caratteristica di tecnici dal gioco fortemente caratterizzato e riconoscibile.
In maniera abbastanza sorprendente i due allenatori non si sono mai incontrati in match ufficiali nel corso della loro carriera, ma i loro destini si sono incrociati in maniera abbastanza singolare. Nel 2006-07 Maurizio Sarri sostituì Antonio Conte, alla prima esperienza da allenatore ed esonerato dopo 9 partite senza alcuna vittoria, sulla panchina dell’Arezzo in Serie B, lasciando il posto dopo 22 partite al ritorno in panchina dello stesso Conte. I due non riuscirono però a evitare all’Arezzo la retrocessione in Serie C.
Alla fine della stagione 2017/18 Antonio Conte è stato esonerato dal Chelsea dopo avere vinto la Premier League al primo anno sulla panchina dei “Blues” e la FA Cup nel secondo, fallendo però l’accesso alla successiva edizione di Champions League. Proprio come l’Arezzo undici anni prima, per sostituire Conte il Chelsea ha quindi scelto Maurizio Sarri, reduce dall’esperienza di Napoli, che condurrà la squadra al terzo posto in campionato e alla conquista dell’Europa League.
Al primo scontro diretto della loro carriera, il confronto tra Conte e Sarri sarà anche quello tra due stili di gioco diversi, che però presentano alcuni tratti comuni. In generale sia Antonio Conte che Maurizio Sarri possono rientrare a buon diritto tra gli allenatori che adottano molti dei principi del gioco di posizione, applicandoli però concretamente in maniera abbastanza diversa.
Come interpretano la fase di possesso
Il principio di base del gioco di posizione è quello di generare superiorità alle spalle della pressione avversaria. A tal fine vengono utilizzati alcuni strumenti tattici fondamentali: i giocatori si dispongono a diverse altezze per aumentare le linee di passaggio, l’occupazione dell’ampiezza è importante per dilatare le distanze tra i difensori avversari, è fondamentale creare triangoli mobili di possesso e creare una struttura di passaggi e conduzioni capace di attrarre e muovere la difesa avversaria per creare le condizioni ottimali a generare il cosiddetto “hombre libre”, il compagno libero lontano dalla pressione.
Il gioco di posizione di Antonio Conte si declina in maniera piuttosto verticale e fa uso di giocate preordinate e memorizzate dagli interpreti. Da anni ormai il tecnico dell’Inter fa un largo uso della difesa a 3 per garantirsi superiorità numerica in fase di impostazione e occupa l’ampiezza con gli esterni di centrocampo. La circolazione bassa tra i tre difensori, eventualmente supportati dagli esterni, serve ad attirare la pressione ed è finalizzata a trovare l’uomo libero, individuato nel mediano o nelle mezzali. A tal fine, Conte tende a svuotare il centrocampo per ampliare il più possibile il campo e gli spazi tra i difensori avversari.
In alternativa, le squadre di Conte non disdegnano di giocare sulle punte, sempre vicine tra loro, pronte a combinare in coppia. Come dimostrano le splendide costruzioni dal basso viste nella partita contro il Barcellona di mercoledì scorso, quando il pallone supera la prima linea di pressione avversaria, la manovra tende a svilupparsi molto velocemente, utilizzando pattern spesso predefiniti e giocate “al buio” memorizzate dai giocatori. È un gioco di posizione che tende a svilupparsi in maniera molto diretta e per molti meno riconoscibile di quello applicato da Maurizio Sarri.
Il tecnico bianconero ha sviluppato un gioco di posizione che tende a fare largo uso del palleggio corto e dell’alternanza dei passaggi in avanti e all’indietro lo strumento per muovere gli schieramenti difensivi avversari e generare la superiorità alle spalle della pressione. La tendenza è al sovraccarico della zona palla, anche in funzione della riaggressione successiva alla perdita del pallone, da utilizzare come imbuto per attirare il pressing avversario e muovere successivamente il pallone negli spazi liberi.
La declinazione del gioco di posizione di Sarri, meno verticale e per certi versi più articolata, pone quindi maggiormente l’accento sul dominio del possesso, che viene talvolta utilizzato anche a fini difensivi. Emblematica, per illustrare la differenza tra le interpretazioni dei due tecnici, la mancata convocazione – agli Europei del 2016 – di Jorginho da parte di Antonio Conte. All’epoca ritenuto forse il migliore centrocampista italiano, il centrocampista del Chelsea era perfetto, con la sua abilità sul corto e le sue scelte perennemente orientate ad attirare avversari in zona palla, per il gioco di Sarri, ma meno adatto al calcio di Conte che aveva necessità di giocatori capaci di muovere il pallone più in verticale e su maggiori distanze.
A differenza del tecnico dell’Inter, Maurizio Sarri impiega sempre una linea arretrata composta da 4 uomini e, anche in fase di impostazione, non utilizza strumenti tattici, quali, ad esempio la salida lavolpiana, per disegnare una linea a 3 in costruzione. Per il tecnico juventino è fondamentale che il mediano sia posizionato a un’altezza diversa dai centrali e alle spalle della prima linea di pressione avversaria, al fine di creare una linea di passaggio avanzata aggiuntiva. La scelta è inoltre influenzata dalle diverse interpretazione della fase difensiva dei due allenatori.
Come difendono Conte e Sarri
Maurizio Sarri applica in fase difensiva una zona molto ortodossa che mira a controllare gli spazi e in cui il riferimento per il posizionamento difensivo dei calciatori è, in ordine di priorità, la posizione del pallone, quella dei compagni e, solo in ultima istanza, quella degli avversari.
In tale ottica la difesa a 3 è in genere poco indicata, per il semplice fatto che 3 uomini sono insufficienti a controllare tutto lo spazio in ampiezza del campo e, pertanto, sarebbe costantemente necessario l’abbassamento degli esterni di centrocampo. La preferenza di Sarri è quella di una linea arretrata alta, che accompagni il pressing del resto della squadra e che consenta di difendere lontani dalla propria area di rigore.
All’interno della struttura predefinita in fase di non possesso della sua squadra, Antonio Conte invece predilige un’attenzione particolare al posizionamento dei difensori in funzione della posizione degli avversari. Ciò gli consente agevolmente di utilizzare la difesa a 3, che permette anche una maggiore dose di aggressività individuale sugli attaccanti. Rispetto alle squadre di Sarri, l’altezza della linea difensiva è variabile e quelle di Conte non rifiutano concettualmente di potere talvolta difendere basse intasando gli spazi arretrati, lasciando davanti a sé ampi spazi da attaccare in ripartenza e negando la profondità agli avversari. Anche il pressing è modulato in funzione delle esigenze tattiche del match. Le squadre del tecnico dell’Inter sono perfettamente capaci di giocare fasi di pressing ultra-offensivo, ma possono scegliere in diverse fasi del match e in diverse partite di aspettare ad altezza medio-bassa gli avversari.
Lo spettacolo di Inter-Juventus sarà quindi anche lo spettacolo del confronto tra due dei migliori allenatori italiani, capaci di dare un’identità precisa alle loro squadre e che finalmente, dopo tanti anni di carriera e successioni in panchina, si incontrano in uno scontro diretto di estrema importanza per il destino del campionato di serie A.