L'attaccante della Fiorentina torna sulla piaga razzismo dopo gli insulti contro Balotelli a Verona: "Dal 2013, quando scagliai il pallone in curva per protesta in quell'amichevole con la Pro Patria, la situazione è peggiorata. Nel 2020 ci penso io. Sto organizzando una task force mia coinvolgendo altri calciatori. Sono stufo, la gente non capisce come si sentono Balotelli, Boateng o Koulibaly quando tornano a casa. Addosso ci restano cicatrici che non si possono cancellare"
Nel gennaio 2013 le sue immagini mentre con la maglia del Milan scagliava un pallone contro la curva della Pro Patria protestando così contro gli ululati nei suoi confronti, fecero il giro del mondo. Ora Kevin Prince Boateng torna a parlare della lotta contro il razzismo e lo fa a tre settimane dalla reazione di Mario Balotelli a Verona per gli insulti ricevuti dagli spalti. "La situazione è peggiorata - le parole dell'attaccante oggi alla Fiorentina al Corriere della Sera - all’epoca giocavamo un’amichevole, ora un comportamento del genere si dovrebbe ripetere se necessario in una gara di campionato. Rispetto ad allora girano ancora più soldi e sempre più bambini ci osservano. Occorrono misure più drastiche".
"Nel 2020 una mia task force contro il razzismo"
Secondo l'attaccante della Fiorentina è tempo di agire in prima persona e con maggiore efficacia. Mettendoci la faccia, come KPB ha intenzione di fare nei prossimi mesi: "Nel 2020 ci penso io. Sto organizzando una task force mia con eventi, coinvolgendo altri calciatori. Sono stufo, la gente non capisce come si sentono Balotelli, Boateng o Koulibaly quando tornano a casa. Noi siamo soli. Divento pazzo quando sento commenti del tipo 'tanto guadagni 5 milioni'. Addosso ci restano cicatrici che non si possono cancellare".
"Squalifica del campo o sconfitta a tavolino per gli insulti razzisti"
Boateng ha in mente le misure, radicali, da adottare. "Prima di tutto la squalifica del campo. Le società devono pagare per il comportamento dei loro tifosi. Oppure, se necessario assegnare la sconfitta a tavolino". Il messaggio passa anche dai giocatori: "Dovremmo garantire maggiore tranquillità all’arbitro affinché anche davanti alla pressione del pubblico in certi frangenti abbia la forza di dire 'non si gioca più'. Non mi basta che dopo gli insulti a Balotelli venga impedito l’accesso a una parte di tifosi. Io spero sempre in comportamenti positivi e mi auguro che il pubblico qualcosa abbia imparato e non replichi più certi atteggiamenti".
"La Fiorentina? Dopo cinque minuti al telefono Pradè mi disse 'ti amo'"
Nella sua intervista al Corriere della Sera, Boateng ha anche parlato dei campioni dai quali ha imparato di più in carriera, vestendo maglie prestigiose come quelle del Milan e del Barcellona: "Ho sempre cercato di carpire da ogni fuoriclasse un segreto. Da Ibra la professionalità, da Pirlo la calma, da Ronaldinho la gioia, da Messi di evitare di tirare come un matto in porta. Allegri mi ha insegnato l’importanza di difendere. Klopp è il migliore di tutti: ha carisma, vai in campo e vorresti morire per lui". Il presente si chiama Fiorentina e Boateng ha svelato un curioso aneddoto legato al suo trasferimento in viola: Ero in procinto di avviare una conference call con l’Eintracht quando il direttore sportivo Daniele Pradè chiama il mio procuratore. Ha parlato a lungo con lui al telefono e dopo appena cinque minuti mi dice 'io ti amo'. Dopo circa una decina di minuti il presidente Rocco Commisso ha dato l’ok al mio ingaggio". In attacco gioca con nomi del calibro di Federico Chiesa e Franck Ribery: "Sembrava improbabile che Federico rimanesse anche quest’anno poi il futuro dipenderà dalla sua volontà. Se vorrà compiere un altro passo nella sua carriera, la società dovrà tenerne conto. Io e Ribery siamo tutti e due pazzi uguali. Quando smetterà di giocare, sono certo di lui si dirà che è stato una leggenda".