Lautaro aggancia Toloi, tutte le immagini del rigore contestato in Inter-Atalanta

Serie A
Lorenzo Fontani

Lorenzo Fontani

A fine primo tempo, con l'Inter in vantaggio per 1-0, negato all'Atalanta un rigore per un contatto tra Lautaro Martinez e Toloi, che da terra afferra con la mano la gamba del brasiliano e lo fa cadere. L'episodio è stato analizzato al Var che, però, non ha visto l'irregolarità dell'attaccante argentino. Un'altra inquadratura, invece, esclude eventuali spinte a Lautaro

Diciamo che quella porta di San Siro non porta bene a Rocchi e Irrati. Poco meno di due anni fa, era il 28 gennaio del 2018, a parti invertite, cioè con Irrati in campo e Rocchi in cabina Var, non videro il tocco di braccio con cui Cutrone aveva segnato il gol del vantaggio rossonero (sempre nel primo tempo): i rossoneri vinsero 2-1, l'immagine saltò fuori soltanto nell'intervallo, nessuno se ne era accorto. Stavolta la posizione è praticamente la stessa, totalmente diversa invece è la dinamica sia dell'azione che dell'errore. Allora un'inquadratura che, tra le tante, non era stata proprio controllata, qui invece la disattenzione nel non controllare il dettaglio di un replay. Quella manina furtiva di Lautaro che tenta di agganciare la gamba di Toloi il Var Irrati non l'ha vista, concentrato solo su eventuali spinte (a quello lasciavano pensare le proteste degli atalantini) e sulla caduta dell'attaccante argentino. Dopo un check non lungo, ma nemmeno brevissimo, Irrati ha dato il via libera a Rocchi (che dal campo mai avrebbe potuto vedere il contatto incriminato) archiviando l'accaduto come uno scontro di gioco, con Lautaro cioè che frana involontariamente sul corpo di Toloi, senza l'evidenza di un comportamento falloso.

 

Se si fosse accorto dello “sgambetto di mano” dell’argentino, nessun dubbio che avrebbe richiamato Rocchi e che l’arbitro avrebbe chiuso la review con rigore ed espulsione di Lautaro (chiara occasione da gol e fallo non “onesto”, quindi nessuna decurtazione da rosso a giallo). Le immagini basse della telecamera posizionata all’altezza della porta opposta inoltre permettono di escludere eventuali chiare irregolarità degli attaccanti dell’Atalanta prima del fallo da rigore: Zapata, che da alcune inquadrature sembrava aver spinto Lautaro, in realtà ha le mani su Toloi, e semmai è proprio Toloi  che spinge leggermente Lautaro e poi si appoggia appena col gomito sull’avversario. Contatti di un’entità minima che sicuramente in caso di revisione non sarebbero stati tali da “annullare” il fallo di Lautaro.


Rimane il fatto che sarebbe stato necessario un controllo più approfondito. "Accuracy is more important than speed", recita uno dei principi base del protocollo Var. La precisione è più  importante della rapidità, è vero. Poi però quando i tempi di un "check" si allungano in tanti sembrano dimenticarlo, non ultimo il presidente dell'Uefa Ceferin, che ha recentemente criticato la (presunta) lentezza degli arbitri italiani davanti al monitor. Eppure il calcio alla moviola è infido, chi lavora con le immagini lo sa: l'apparenza può ingannare e l'eccesso di confidenza ancora di più. Ecco, forse a un Var meno esperto di Irrati non sarebbe successo, chissà. Lui, il video-controllore più quotato in Italia e nel mondo, che ha monitorato dalla Var Room di Mosca la finale del Mondiale, è forse inciampato sulla fiducia nella propria capacità di riavvolgere e analizzare in breve tempo il nastro di un'azione sospetta. Non ci ha dormito la notte (e Rocchi idem) e ovviamente non tornerà a breve in sala Var. Che è l'acronimo di un uomo (video-assistente arbitrale), non di una macchina: è bene ricordarlo ogni tanto.