Mihajlovic: "Sto vincendo la mia battaglia, ma non mi sento un eroe"

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Intervistato da Verissimo, l'allenatore del Bologna entra nei dettagli della terapia alla quale si sta sottoponendo per combattere la sua leucemia: "Per adesso la sto vincendo, anche se devo fare attenzione. Ho fatto 13 chemioterapie in 5 giorni, ma non penso di essere un eroe". Tanti i messaggi di vicinanza, uno in particolare da Ibra: "Un fratello"

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"Sono passati 78 giorni dal trapianto di midollo. Sto vincendo la mia battaglia, ma non devo smettere di fare attenzione". Sinisa Mihajlovic torna a parlare della sua battaglia contro la leucemia, questa volta con l'ottimismo di chi ha superato la parte più difficile. Intervistato da Verissmo, in onda domani, trasmissione in onda sabato pomeriggio su Canale 5, parla della malattia che ha annunicato in conferenza stampa la scorsa estate: "Sta andando tutto bene, non sto più prendendo il cortisone e questo è importante. I primi 100 giorni sono i più critici. Poi dopo è tutto in discesa, bisogna avere pazienza ancora per una ventina di giorni, ma superarli sarebbe già un bel traguardo. Sono molto contento, non ci sono state complicazioni gravi e va benissimo così. Adesso ho ripreso anche ad allenarmi un pochino per tornare in forze, perché dopo 4 mesi senza fare niente e prendendo 17 pastiglie al giorno mi sono un po’ gonfiato".

Il calvario: "Stavo male ma dovevo dare forza alla mia famiglia"

I progressi permettono a Mihajlovic di raccontare con lucidità i momenti più difficili della sua terapia: "Ho fatto tredici chemioterapie in cinque giorni, ma già dopo il terzo avevano annientato tutto. Il primo ciclo è stato il più pesante, mi sono venuti anche degli attacchi di panico che non avevo mai avuto perché ero chiuso in una stanza con l’aria filtrata: non potevo uscire e stavo impazzendo. Volevo spaccare la finestra con una sedia, poi mia moglie e alcuni infermieri mi hanno fermato, mi hanno fatto una puntura e mi sono calmato". L'allenatore serbo aggiunge: “Stavo male ma dovevo dare forza alla mia famiglia perché se mi avessero visto abbattuto sarebbe stato peggio. Cercavo di essere sempre positivo e sorridente, facevo finta di niente per non farli preoccupare. Questa è stata una delle cose più difficili perché non sempre ero al massimo della forma". 

 

Proprio la sua famiglia è stata fondamentale nel modo di Mihajlovic di affrontare la malattia: "E’ stato il Natale più bello della mia vita, con tutta la mia famiglia vicino. C’era anche mia mamma, che si è arrabbiata quando ho pianto durante la seconda conferenza stampa, però poi a casa mi ha preparato dei piatti serbi che sono molto saporiti e non li ho sentiti amari come quasi tutto il resto dei cibi. Grazie a lei ho recuperato un po’ di chili". Un momento importante a livello familiare, che fa crescere in Sinisa la nostalgia per una figura importante nella sua vita: "Purtroppo non ho visto mio padre nei suoi ultimi otto mesi di vita e neanche quando è morto nel 2010. Quello è l’unico rimpianto che ho, ma spero che mi abbia capito. Quando hai i genitori noti tutti i difetti, io per esempio non sopportavo che facesse rumore quando mangiava. Invece, quando poi non ci sono più ti mancano anche le cose che ti davano fastidio. Bisogna goderseli al massimo".

 

La malattia è stata un'altra prova per il temperamento di Mihajlovic, che da piccolo ha vissuto la guerra dei Balcani: "Quando la affronti, all’inizio, è bruttissima ma dopo se hai la forza di reagire e riesci ad andare avanti nella vita è tutto di guadagnato perché capisci quali sono le cose importanti e sai che quello che può succedere è sicuramente meno peggio della guerra. Se la superi puoi battere qualsiasi ostacolo ma non la auguro a nessuno. Nel mio paese dovevi essere forte non per scelta ma per obbligo: sono cresciuto così".

 

I messaggi di vicinanza e le parole di Ibra

Tanti, tantissimi i pensieri di vicinanza per Sinisa Mihajlovic in questi mesi difficili, tra dichiarazioni pubbliche, messaggi social o privati, tra cui quelli di Walter Zenga e Francesco Totti: "Ho sentito tantissima vicinanza da gente famosa e da gente normale, anche con gli striscioni negli stadi. Prima ero uno che divideva, con questo problema ho unito tutti. Hanno guardato l’uomo più che l’allenatore e questo era l’importante".

 

Un messaggio speciale è arrivato da Zlatan Ibrahimovic, che a fine dicembre ha scelto per il suo ritorno in Serie A ha scelto il Milan invece che il Bologna: "Avanti amico e fratello! Siamo tutti contenti che sei tornato in panchina. Sapevo che eri il più forte di tutti. Ti aspettiamo in campo ma non crearmi troppe difficoltà quando giocherò contro la tua squadra". Parole che hanno profondamente colpito Mihajlovic: "Ibra è come un fratello, da giocatori ci siamo anche scontrati, poi dopo siamo diventati amici. Mi è dispiaciuto che non sia venuto qui, ma capisco la scelta del Milan, anche se da noi si sarebbe divertito di più. Abbiamo un carattere molto simile e molto forte. Sono contento sia tornato in Italia, speriamo solo che contro di noi non possa giocare a causa di qualche ammonizione, così avremo un problema in meno".

 

"Non bisogna mai perdere la voglia di combattere"

Sinisa ha voluto dare anche un segnale a chi si trova nella sua situazione: "Non penso di essere un eroe, sono un uomo normale con pregi e difetti. Ho solo affrontato questa cosa per come sono io, ma ognuno la deve affrontare come vuole e può. Nessuno deve vergognarsi di essere malato o di piangere. L’importante è non avere rimpianti e non perdere mai la voglia di vivere e di combattere".