Balotelli: "Sono insoddisfatto, ma posso rimediare. Bravate? Solo due"

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L'attaccante del Brescia si racconta al Corriere dello Sport: "Sono cresciuto e Nizza è stata la svolta. Da giovane pensavo bastasse solo giocar bene e fare gol". Poi sul passato: "Il Milan è il Milan, ma io non ho problemi con l'Inter. Mancini figura principale della mia carriera. Ora mi alleno seriamente, ma soffro gli schemi"

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"Raiola ha detto che il mio problema è che sono contento di ciò che ho fatto? Non è così, niente va bene, so di poter fare di più e non sono soddisfatto. Sono ancora in tempo per rimediare. Avrei potuto essere più in alto, forse, ma non mi pento delle mie scelte, né di qualche stupidata giovanile. Non avrebbe senso ora", firmato Mario Balotelli. L’attaccante oggi al Brescia si racconta in una lunga intervista al Corriere dello Sport dove affronta diversi, soffermandosi in particolare sul suo passato: "Sono cresciuto, l'istinto l’ho sostituito con il lavoro. La svolta è stata a Nizza, ma anche l'ultima stagione al Milan è stata formativa. Nei primi anni pensavo che bastasse giocare bene e fare gol, che il calcio fosse tutto qui e non mi si dovesse chiedere altro". Capitolo allenatore: "Ho incontrato allenatori con i quali c'è stata sintonia e altri che non mi hanno aiutato. Ho litigato con Mourinho e Mancini, e ti parlo di chi è stato importantissimo per me. A diciotto anni non capivo, ma non sono mai stato così stupido", ha affermato Balotelli.

"Incidenti? Solo due, massimo tre. Il resto è fantasia"

Mario torna su alcune delle sue "bravate" più famose: "Quello della pistola giocattolo fu semplicemente uno scherzo tra amici che si risolse in un attimo. Quando prese fuoco l'appartamento di Manchester io non ero nemmeno in casa. Gli incidenti, un paio per colpa mia, tre al massimo. Tutto il resto è fantasia, pregiudizio, favola". Balotelli poi aggiunge: "Hanno scritto di un mio incidente l'ultimo dell'anno e non c'ero su quell'auto. Qualche giorno fa di una mia serata a Padova: ero lì, sono andato a cena e poi a bere con gli amici fino alle 2, ma la mattina dopo non c’era allenamento ma io sono andato ugualmente al campo per lavorare. Basta chiedere per sapere come stanno le cose, bisogna informarsi invece di creare uno scandalo dove lo scandalo non c'è". Sguardo ancora rivolto al passato, Balo torna sulle sue esperienze milanesi: "Il Milan è il Milan. Ma al tempo stesso non ho alcun problema con l'Inter, non io almeno. L'Inter mi ha dato tanto, tutto è partito da lì, il settore giovanile, Mancini, la gente. Mancini è la principale figura della mia carriera, le due occasioni in cui abbiamo discusso aveva sempre ragione lui".

"Mi alleno seriamente, ma soffro gli schemi in campo"

Balotelli parla poi delle vicende di campo: "I due turni di squalifica per aver offeso l’arbitro? Mi è scappato un 'vaffa' e l'arbitro mi ha cacciato. Ma se fossero puniti tutti i 'vaffa' che si sentono in campo, le partite finirebbero con due giocatori per squadra. Da quando sono tornato in Italia non ho rotto le scatole a nessuno, mi alleno seriamente, mi adatto alle esigenze dell'allenatore e dei compagni, anche se a volte in partita mi sembra di fare il centrocampista". L’attaccante del Brescia si sofferma proprio su questo aspetto: "Ho tiro, buona tecnica, ma non sono il massimo tatticamente perché soffro gli schemi. Penso che mi limitino, ma succede anche ad altri attaccanti. Io sono un istintivo". Balotelli motiva così la decisione di firmare col Brescia la scorsa estate: "Avevo anche altre opportunità, ma Brescia è la mia città. A fine stagione ci confronteremo con il presidente e si vedrà".

"Sfottò o razzismo? Quei cori fanno male"

Immancabile un passaggio sui cori razzisti di cui spesso è stato vittima, Balotelli parla di quanto avvenuto nella gara contro il Verona: "Sfottò anziché razzismo? Ne sono convinto anche io. Se presi singolarmente, quelli che fanno i buu allo stadio sono tutt'altro che razzisti. Però – aggiunge l’attaccante – quei cori fanno male. Mi facevano male a sedici anni, a venticinque, mi fanno male ancora oggi che ne ho quasi trenta e mi faranno male a sessanta. A Verona ho avuto quella reazione, ma nella partita con la Lazio al terzo episodio mi sono rivolto all'arbitro e gli ho chiesto di farli smettere. Questa forma di inciviltà, che si può spacciare anche per sfottò, non può essere tollerata, non va accettata", ha concluso Balotelli.