Lazio, Luis Alberto: il vero insostituibile di Simone Inzaghi

Serie A

Matteo Petrucci

Leader e centro di gravità della Lazio di Simone Inzaghi: dal campo (nessuno migliore di lui in Italia con 11 assist ai compagni), al mercato (è l'unico big che per sua scelta non ha ancora rinnovato - ma lo farà) i tempi li detta lui

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Se non si corresse il rischio di essere scomunicati, a vederlo con la nuova maglia per i 120 anni, molto simile a quella dei tempi d’oro della Lazio degli anni 2000 e con quel 10 sulle spalle, l’accostamento con Mancini verrebbe naturale. Soprattutto in un’annata dove parlare di scudetto non è solo un esercizio di pura nostalgia. E se a dirlo sono i tifosi della Lazio, per Luis Alberto complimento migliore proprio non può esserci. Sempre più leader e centro di gravità della Lazio di Inzaghi.  La Lazio corre forte e i tempi della squadra li detta lui. Non chiamatelo solo uomo assist, nessuno meglio di lui in Italia con 11. C’è molto di più.  Mvp anche contro il Verona, ormai una bella abitudine.  Due pali e un portiere in stato di grazia gli hanno impedito di vivere un’altra serata di gloria, per lui e per la Lazio.  Silvestri, un gatto. Lui lo chiamavano Lupo Alberto e, battute a parte, non era certo un complimento. 

Inizio a fatica, poi la rinascita

Arrivato a Roma nel 2016 da vice Candreva ha faticato ad imporsi. Solo briciole di minuti, appena 382, nel suo primo anno in biancoceleste.  La voglia di mollare, non solo la Lazio ma addirittura il calcio, le rassicurazioni di Tare -uno che quando ti sceglie difficilmente sbaglia-  l’aiuto prezioso di un mental coach, il classico sliding-doors con l’infortunio all’inizio della stagione successiva di Felipe Anderson e l’intuizione di Inzaghi di provarlo prima regista poi trequartista. Il talento dello spagnolo è sbocciato così. Per tutti diventa il Mago, ma stavolta non sparisce più.  Da seconda punta vive la sua miglior stagione in carriera. Questione di feeling con Immobile e tanti gol: 12. Tutto talmente bello da sfidare anche la maledizione del 10. In estate cambia numero di maglia, la stessa che pesò troppo sulle spalle di Zarate prima e Felipe Anderson poi. Non aveva fatto i conti con la pubalgia, perde certezze, stimoli e anche il posto fisso. Dopo un derby perso Inzaghi e Tare usano la terapia d’urto: nessuno ha una maglia da titolare garantita gli fanno capire anche con le “cattive”. Lui allora capisce, guarisce e riparte. 

Un'altra svolta

La nuova svolta a inizio 2019. Per trovare spazio a tutte le sue stelle, Inzaghi gli fa fare un passo indietro in campo. Da trequartista a mezz’ala. Un compromesso tattico? No, una risorsa che ha trasformato la Lazio. Diventa il regista offensivo della squadra. Torna un insostituibile e infatti a lui Inzaghi non rinuncia quasi mai. Carattere fumantino, con l’allenatore rapporto schietto, qualche sfogo e tanti abbracci; con Lotito invece quest’estate botta e risposta a mezzo stampa per qualche dichiarazione d’amore di troppo dello spagnolo verso il Siviglia, casa sua, dove un giorno gli piacerebbe tornare. In Spagna però ha già fatto ritorno. Anche grazie alla Lazio ha riconquistato la nazionale: Gli Europei della prossima estate sono un obiettivo concreto.

Già, il futuro. Nella Lazio tra i big è rimasto l’unico che non ha ancora rinnovato di recente. Per sua scelta. Sarà però solo questione di tempo. Quelli d’altronde li detta lui, anche sul mercato.

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