Lazio, Milinkovic-Savic: "Lo scudetto non è un obbligo ma ci proviamo"

Serie A

Il centrocampista della Lazio parla in esclusiva a Sky: dal momento in cui è nata la nuova "consapevolezza" della squadra al suo cambio di ruolo, fino al sogno scudetto: "Per noi non è un obbligo, ma visto che siamo lì... E se finisce come spero, farò un tatuaggio sulla mano"

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È iniziato tutto da lì, da quel secondo tempo contro l’Atalanta, quando sotto 3-0 all’intervallo la Lazio riemerse dagli spogliatoi pronta a lottare per riaprire una gara che sembrava ormai persa. Iniziando, di fatto, un “nuovo” strepitoso campionato. Se dovesse individuare un momento preciso in cui è partita la cavalcata, Sergej Milinkovic-Savic indicherebbe quello: l’intervallo in cui “non abbiamo parlato troppo perché sapevamo cosa dovevamo fare, poi il mister ha detto due o tre parole che hanno cambiato tutti noi nella testa. Siamo usciti e abbiamo fatto quello che abbiamo fatto”, racconta il centrocampista della Lazio in esclusiva a Sky, e il riferimento è al 3-3 finale da cui è partito “tutto questo discorso”.

Dall'Inter all'Inter

Un discorso che qualcuno, sempre più a dir la verità, traduce nella parola “scudetto”, vietata ma non troppo ora che la vetta è a un punto e che arriva lo scontro diretto con l’Inter. “Loro sono una squadra forte, con tanti grandi nomi: giocano bene e hanno vinto un derby che ha dato loro forza”, dice Milinkovic. “Noi però giochiamo in casa, dobbiamo entrare in campo ‘cattivi’ dal primo minuto, e vediamo come finirà”. “Speriamo non come due anni fa”, aggiunge riferendosi allo “spareggio” Champions dell’ultima giornata vinto dai nerazzurri proprio all’Olimpico, ma c’è da “vendicare” anche il ko dell’andata (0-1), dal quale comunque è iniziata la serie di 18 risultati utili consecutivi in campionato. Con una squadra cresciuta partita dopo partita e lo stesso Milinkovic-Savic sempre più calato nei nuovi compiti richiestigli da Simone Inzaghi: “Il mio modo di giocare è cambiato, ora gioco un po’ più indietro: aiuto a difendere di più ma mi sento bene anche nel nuovo ruolo. Il mister mi ha chiesto quello che vuole da me, io provo a darglielo e sono contento”.

La ricetta del successo

“Sicuramente a inizio anno non avrei pensato di essere a questo punto, ma siamo cresciuti piano piano, abbiamo cambiato la mentalità”, confessa il centrocampista della Lazio, che svela anche la ricetta del successo biancoceleste: “Adesso siamo più famiglia, ci sono tanti ragazzi che sono qua da tanto tempo e i nuovi si sono integrati bene, meglio che negli anni precedenti”.

Un tatuaggio per lo scudetto  

Una combinazione perfetta che rende leciti i sogni scudetto: “Non ci pensiamo troppo ma ci proviamo, dato che siamo lì vicino. Ma per noi non è un obbligo vincere lo scudetto; l’obiettivo resta la zona Champions e daremo tutto per rimanere là. Poi, nel caso, se finisse come mi auguro, ci sarà spazio per un nuovo tatuaggio sulla mano…”.