Serie A, Cairo: "Un rischio pensare di giocare fino a luglio"

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Il presidente del Torino ai microfoni di Sky Sport: "I tempi di ripresa della Cina ci dicono che sarà difficile allentare le restrizioni prima di fine maggio. E andare oltre il 30 giugno rischia di intaccare la prossima stagione"

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L'emergenza coronavirus costringe a navigare a vista, una soluzione per concludere il campionato di Serie A 2019/20 ancora da trovare: "Questa epidemia prima sembrava un problema cinese, poi nostro, alla fine se ne sono accorti anche tutti gli altri paesi", ha parlato Urbano Cairo ai microfoni di Sky Sport. "E tutto il mondo si è dovuto fermare: oggi il tema è che ci sono paesi in una fase del contagio molto avanzata e altri come la Francia o la Germania in cui deve ancora scoppiare. La diffusione internazionale rischia di essere molto pericolosa e complicata, non sappiamo quando arriveremo al picco". Motivo per cui, concludere la stagione entro il 30 giugno come auspicato in un primo momento, oggi sembra difficile. "Noi del calcio non possiamo giocare a tutti i costi, mettendo a repentaglio la salute della gente", spiega il presidente del Torino. "Chiudere tutto entro quella data vuol dire allenarsi a partire dalla metà di aprile, cioè tra una ventina di giorni: per come vedo le cose oggi mi sembra molto difficile. Per altro andare troppo avanti rischia di essere un problema futuro: significherebbe dover far riposare i giocatori ad agosto, anche perché si tratterebbe di chiudere una stagione molto lunga e particolarmente stressante visto quello che sta accadendo. Poi ci sarebbe un mese per prepararsi e si tornerebbe a giocare a ottobre e così si rischia di compromettere non una ma due stagioni. Non ci deve essere accanimento". La posta in gioco per i club è alta, soprattutto dal punto di vista economico. "Dobbiamo cercare di venirci incontro e ripartire i sacrifici tra tutti", l'esortazione di Cairo. "Poi dovremo essere bravi a ripartire con una nuova stagione. Salvo ormai inaspettate notizie molto positive per terminare il campionato entro giugno. Gli italiani si stanno comportando in modo eccezionale, ma a Wuhan c'erano delle restrizioni ancora maggiori e hanno avuto bisogno di molto più tempo per allentarle. La soluzione migliore andrà discussa in Figc e nelle sedi competenti, ma non si può ignorare lo stato attuale delle cose. Se finora non se ne è preso atto è perché in Lega Calcio molti fanno prevalere l'interesse di bottega a quello generale".