Ventola: "Quel gol allo Spartak nato per gioco con Ronaldo"

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L'ex attaccante di Inter e Bari ospite di Casa Sky Sport: "Ronaldo e Baggio a volte mi lasciavano calciare le punizioni. Il gol allo Spartak nacque da una follia di Ronnie in allenamento il giorno prima". Sui ricordi in Puglia: "Per me diventare calciatore voleva dire vestire la maglia del Bari. Ora tifo per il loro ritorno in A".

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"Ho giocato in un Inter che faceva sognare, a quell'epoca Ronaldo e Baggio erano i due giocatori più conosciuti al mondo. Ma mi lasciavano calciare anche le punizioni". Ospite di Casa Sky Sport, Nicola Ventola ricorda i momenti più entusiasmanti vissuti all'Inter. Con un gol da incorniciare su tutti, la punizione vincente calciata in Champions League segnata nel 1998 contro lo Spartak Mosca: "Quel gol è nato per gioco in allenamento la mattina prima. C'eravamo io, Baggio e Ronaldo e Ronnie si divertiva a passarmi la palla con il tacco sulle punizioni. Poco prima della punizione lui mi dice 'lo facciamo?' e io gli rispondo 'siamo in Champions, evitiamo figuracce'. Invece l'ha fatto, è venuto fuori un gran tiro ed è andata bene. Iniziai a correre come un pazzp da solo per il prato di San Siro, non stavo capendo più nulla. Emozioni indelebili".

L'esordio indimenticabile

Come quelle provate all'esordio in A con la maglia dell'Inter. 13 settembre 1998, stadio di Cagliari: "Perdevamo 2-0. Escono Baggio e Zamorano, entriamo io e Pirlo. Segnai due gol, uno su assist fantastico di Andrea. Lì ho capito che nel calcio vero potevo starci anche io. E pensare che quando mi voleva l'Inter sono andato da Matarrese a chiedergli di restare un altro anno a Bari. Non avevo fiducia in me".

"Ho il record di operazioni, a 24 anni potevo smettere"

In quell'Inter Ronaldo vestiva la 9, Baggio la 10, Ventola l'11. "Le mie caratteristiche erano quelle di un giocatore molto potente -ricorda l'ex attaccante - arrivavo sulla palla prima di tutti. Poi ho subito nove interventi chirurgici e ho perso agilità e potenza, che erano le mie peculiarità. Per quello a un certo punto la mia carriera non era più a livelli top. Non ho nessun rimpianto, ho sempre visto la positività delle cose. A 24 anni potevo smettere, sono stato fermo un anno e mi sono operato in Colorado dal professor Stedman. Potevo fare di più, diciamo che è stato il destino". Tra i ricordi in casa Inter c'è anche la scelta del film cult L'allenatore nel pallone sul pullman: "Ho portato sempre la mia baresità dappertutto. Quel film anche nelle risate tirava fuori qualcosa che faceva riflettere. Cuper ce lo lasciava mettere sul pullman". Oggi degli anni nerazzurri restano le dirette Instagram con Vieri: "Siamo sempre insieme con Bobo e Lele Adani.. Alla fine il calcio ci lega, è un mix di aneddoti ed emozioni fantastiche che è bello condividere con tutti".

"Belotti mio erede, Cassano un fenomeno"

La certezza di Ventola sul presente è che "il calcio deve provare a ricominciare, sappiamo gli interessi che ci sono. Ci sono centri sportivi che aiuteranno le società, ora è inutile dire che non si ripartirà. Per me i calciatori hanno talmente tanta voglia di tornare in campo che non gli farebbe la differenza il momento della ripartenza". Ventola si concentra così anche su passato e presente: "A me è sempre piaciuto Alen Boksic, era tecnico e veloce. Mi ha fatto sempre sognare. Il mio possibile erede? Belotti mi ricorda il mio modo di giocare, per fortuna sua fa tanti più gol di me. Lotta, sa tenere palla, attacca la profondità. Mi rivedo in lui". Netto il giudizio su Antonio Cassano: "Si sapeva che era un predestinato, un fenomeno. Per me è il talento più forte che la Puglia abbia mai avuto. Si dice che potesse fare di più. Ha giocato un Europeo alla grande, ha giocato in tante squadre importanti".

"Bari nel cuore, tifo per il ritorno in A"

In questi giorni sul web Ventola è protagonista di un filmato in cui suona alla chitarra e canta un celebre coro del Bari: "Mi è sempre piaciuto cantare, in tutti gli spogliatoi dove ho giocato ho portato pianola e chitarra - spiega - ho nel cuore tutte le squadre per cui ho giocato, però è normale che per me il sogno da bambino fosse vestire la maglia del Bari". Indossata la prima volta il 6 novembre 1994, contro la Fiorentina: "Avevo 16 anni, ho giocato cinque minuti. Non ho preso nemmeno una palla e ho preso un calcio da Marcio Santos, campione del mondo con il Brasile qualche mese prima. Lo raccontavo con orgoglio al mio paese, a Grumo Appula". Degli anni a Bari ricorda Klas Ingesson ("Andavo bacchettato, avevo 18 anni e Klas lo faceva da capitano, grande uomo e giocatore") e un gol speciale: "Bari-Castel di Sangro, giugno 1997.  Segnai un gol bellissimo dopo 15 secondi, a 18 anni, nel giorno in cui tornammo in Serie A: è stato incredibile. Bari ha un tifo meraviglioso, in Serie C fa 10-15 mila spettatori. Credo siano un club importante e la famiglia De Laurentiis sta facendo un grandissimo lavoro".