Grande Torino, il ricordo a Superga senza tifosi e giocatori

Serie A
Paolo Aghemo

Paolo Aghemo

La commemorazione del Grande Torino nel 71esimo anniversario della tragedia di Superga è stata la prima senza il pellegrinaggio dei tifosi fino ai piedi della basilica. C'era il presidente Cairo, che ha posto dei fiori sotto la lapide con i nomi dei caduti. Nel pomeriggio l'omelia del cappellano della società davanti allo stadio Filadelfia

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Un 4 maggio così non si era mai visto. Per la prima volta in 71 anni nessun pellegrinaggio a Superga di tifosi e sportivi per rendere omaggio al Grande Torino, a causa delle norme per la tutela della salute. L’anomalia riguarda anche il meteo: il sole è pieno, quando, di solito, il cielo ricorda quello del piovoso pomeriggio del 4 maggio 1949 con la nebbia a circondare la Basilica e il colle.

 

Forti emozioni quando in tarda mattinata Don Robella guida il raccoglimento davanti alla lapide, ai cui piedi c’è la corona di fiori depositata dal presidente Cairo, insieme al dg Comi e al direttore operativo Barile. Al loro fianco, i rappresentanti dei famigliari delle vittime: Gigi Gabetto con il figlio Guglielmo, che porta il nome del nonno centravanti; Franco Ossola e  Susanna Erbstein, la figlia del condottiero del Grande Torino.  

Al Filadelfia

Il secondo momento delle celebrazioni è nel pomeriggio. Il cappellano della società celebra l’omelia in memoria dei caduti di Superga nel cortile del Filadelfia. Fuori si sono radunati in 300, cercando di tenere le distanze perchè non ci si può abbracciare, ma è come se – idealmente - tutti lo facessero guardando la gigantografia di Mazzola e compagni che domina l’ingresso dell’impianto. Dai balconi espongono drappi e bandiere granata. Alle 17.03, l’ora dello schianto sul terrapieno della basilica, suona la musica dei Sensounico con “Quel giorno di pioggia”. Tutti ascoltano in silenzio. Tragedia e amore. Il Grande Torino è più forte di tutto.