Alla vigilia di Genoa-Juventus, Sturaro si è raccontato in esclusiva a Sky Sport. “I bianconeri mi hanno insegnato a vincere, il Genoa mi ha fatto crescere e mi sono tatuato un grifone sulla pelle. Sono grato alla Juve, ma qui sono tornato a casa. Lo scorso anno segnai, e battere i bianconeri fu una mezza impresa. Quest’anno sarà come minimo altrettanto difficile perché loro sono costruiti per vincere tutto”
Stefano Sturaro è nato in Liguria e cresciuto nel Genoa. Ha vinto una Supercoppa italiana con la Primavera rossoblù, prima di vincere tantissimo con i bianconeri. E proprio in un Genoa-Juventus, poco più che ragazzino, fu schierato titolare a sorpresa da Gian Piero Gasperini: in quella partita i dirigenti bianconeri lo osservarono e decisero di volerlo portare a Torino dove poi conquistò 4 scudetti, 4 Coppe Italia, e una Supercoppa Italiana. Allegri lo mandò anche in campo nell’11 titolare in una semifinale di Champions League e anche lì ha dato tutto per la maglia, da lottatore quale ormai è riconosciuto. Prima di tornare ancora in rossoblù, rientrare in campo un anno fa sempre in un Genoa-Juventus e segnare il più tipico dei gol degli ex a pochi istanti dal suo ritorno in campo.
Certe partite sono nel destino di alcuni giocatori, Stefano si può dire che Genoa-Juventus lo sia per te? “Sì, sono le due squadre per cui ho giocato in serie A, sono due realtà che chi prima o chi dopo hanno fatto parte della mia vita. Anche lo scorso anno è stato un bellissimo rientro dopo un brutto periodo. E sicuramente sarà una partita emozionante”.
Proprio in quel Genoa-Juve appena entrato in campo segnasti un gol decisivo per la vittoria e la salvezza del Genoa, quest’anno sarà più dura? “E’ stato un gol molto importante per noi, perché poi nel resto del campionato facemmo molta fatica… quindi alla fine quel gol si è rivelato importantissimo. Già lo scorso anno battere la Juve non fu una passeggiata, anzi, dovemmo fare una mezza impresa e quest’anno penso che sia almeno altrettanto difficile. La Juventus è una squadra costruita per vincere tutto. Ma noi proveremo a fare del nostro meglio”.
Cosa ti ha insegnato la Juventus? “Mi ha insegnato ad andare sempre al massimo, ovviamente a vincere. E mi ha fatto capire l’importanza del lavoro per raggiungere determinati obiettivi. Notavo anche le ore che certi grandi campioni trascorrevano al campo d’allenamento, all’inizio non capivo. Poi ne compresi l’importanza. E oggi nel Genoa mi riconosco in tanti giovani, e cerco di insegnare anche a loro questi dettagli come l’importanza di arrivare un’ora prima e andar via un’ora dopo”.
Cosa ti ha insegnato il Genoa? “Mi ha fatto diventare grande, mi ha saputo aspettare. Mi ha aiutato e poi mi ha lanciato. Tornare qui è stato quasi naturale. L’ho scelto prima di tutto per me stesso: avevo il bisogno di risentirmi a casa. E poi anche perché, nei limiti delle mie capacità, mi piacerebbe aiutare questa società. Sono sicuro che se noi giocatori riuscissimo a esprimerci al massimo, nelle prossime stagioni potremmo toglierci delle soddisfazioni e vivere campionati migliori di questi ultimi".
Sei andato alla Juventus con un grifone tatuato sulla pelle, ti sei mai pentito? “L’ho fatto che avevo 18 anni, mi sembra prima di andare a Modena. In tutti i miei tatuaggi voglio ricordarmi qualcosa che per me è importante. Il Genoa lo era e lo è, e per questo l’ho voluto fare e non mi sono mai pentito. Come ho fatto altri tatuaggi che mi ricordano il mio periodo alla Juve. Per me sono cose importanti che con piacere tengo sulla mia pelle”.
Nello spogliatoio di Torino, qualche tuo ex compagno, prima di un Genoa-Juve ti ha mai chiesto di coprire quel grifone tatuato? “Assolutamente no. Perché nelle questioni personali tra di noi c’è sempre stato grande rispetto e questa frase non mi è mai stata detta”.
Gasperini ti ha lanciato, Allegri ti ha consacrato, Conte ti ha voluto in Nazionale e ti ha portato all’Europeo. Nicola ha qualcosa in comune a questi grandi allenatori? “Tutti grandissimi allenatori che hanno sempre creduto in me. E spero di aver sempre ripagato la loro fiducia. Con mister Nicola c’è un grande rapporto. E’ un allenatore carismatico che riesce a entrare molto bene nella testa di noi giocatori. Mi piace molto, spero che con lui, tutti noi e la società si possa aprire un ciclo qui al Genoa, anche perché se lo merita”.
Anche quando eri alla Juventus non hai mai nascosto la tua riconoscenza per il Genoa. E il tuo primo scudetto in bianconero forse è stato un altro segno nel destino. “Forse sì, qualche mese dopo essere andato alla Juve abbiamo vinto il campionato proprio a Genova. Battemmo la Samp e festeggiai il mio primo scudetto nello spogliatoio del Genoa. Avevo voluto ricordare l’importanza di quelle circostanze anche per far capire a quelli che allora erano i miei vecchi tifosi che erano sempre nel mio cuore. Poi il destino ha voluto che siano di nuovo i miei tifosi. E penso che sia una di quelle belle storie del calcio che un giorno racconterò ai miei figli e ai miei nipoti”.