"Il tampone ogni quattro giorni per i calciatori era una misura pensata per il calcio professionistico e per la serie A, che poi è stata estesa alle serie inferiori senza che noi fossimo interpellati". La puntualizzazione del membro del comitato esecutivo dell'Oms e consulente del ministro della Salute a Sky Tg24
Questione tamponi e riapertura stadi. Sono i due temi di cui Walter Ricciardi ha parlato alla trasmissione "Buongiorno" in onda su SkyTg 24. "Il tampone ogni quattro giorni per i calciatori era una misura pensata per il calcio ultra professionistico e per la serie A, che poi è stata estesa alle serie inferiori senza che noi fossimo interpellati". Le parole del membro del comitato esecutivo dell'Oms e consulente del ministro della Salute. "Noi possiamo tarare, sempre sulla base dell'evidenza scientifica, delle
misure che allo stesso tempo siano sicure ma anche sostenibili da parte di squadre dilettantistiche o che non hanno le stesse possibilità della serie A. Per la serie A per il momento rimangono i quattro tamponi, però visto che la misura in qualche modo incide in maniera forte sulle mucose dei calciatori, perchè avere un tampone ogni quattro giorni è qualcosa che comunque ha un impatto, stiamo analizzando delle
alternative".
Sulla riapertura degli stadi non sembrano esserci grandi novità. “In questo momento assembramenti di massa che coinvolgono migliaia di persone non sono pensabili”, ha spiegato Walter Ricciardi. “In questo momento bisogna vedere l'effetto dell'apertura delle scuole, poi riconsiderare la riapertura di assembramenti un po' più grandi. Ma certamente, fino a quando non avremo un vaccino o una terapia specifica, portare decine di migliaia di persone, tutte insieme, a contatto uno con l'altra, non è possibile. Aperture parziali invece potranno esserci ma - aggiunge Ricciardi - l'apertura non deve essere fine a se stessa, ma va tutela sia nel momento di accesso sia nel momento di deflussso. Ovviamente si tratta di un consiglio tecnico scientifico poi, come è noto, e come è stato evidente con le discoteche, i presidenti di Regione possono prendere anche decisioni alternative. Il problema è che si rimette in circolazione il virus”.