Le parate di Consigli, un dribbling di Messias, un'azione corale della Roma e altre grandi giocate dall'ultima giornata di campionato
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L’undicesima giornata ha avuto il merito di accorciare ancora di più una classifica che in vetta sembra ormai una tangenziale nell’ora di punta. Il pareggio del Milan avvicina alla vetta tutte le altre che hanno vinto e in attesa del turno infrasettimanale ci sono 6 squadre in 6 punti. Lo spettacolo però non è solo in classifica: in campo si stanno vedendo partite divertenti, come Torino-Udinese, prestazioni eccezionali di squadra, come la Roma a Bologna o dei singoli, come quella di Andrea Consigli che ha permesso al Sassuolo di battere il Benevento. Oltre alle sue parate, queste sono altre grandi giocate da questa giornata di campionato.
Una delle tante parate di Consigli
Nella partita contro il Sassuolo, il Benevento ha creato 3.3 xg, ovvero secondo le statistiche la squadra di Inzaghi avrebbe dovuto segnare circa 3 gol, ma invece ne ha segnato zero. È raro che si produca un simile scarto tra occasioni prodotte e gol segnati e, quando accade, spesso è un misto di cose. Tra il Benevento e la porta del Sassuolo però si è frapposta solo una cosa: Andrea Consigli. Il portiere dei neroverdi è stato autore di almeno 4 parate di quelle salvarisultato, parate difficili che solitamente i portieri spalmano lungo il corso di una stagione, non di un singolo tempo di gioco. Abbiamo scelto questa sul colpo di testa di Lapadula un po’ per il minuto in cui è arrivata, in pieno recupero, un po’ per la sua spettacolarità. Lapadula si vede arrivare un bel cross a giro quasi al limite dell’area piccola e con una frustata lo gira alla sinistra di Consigli. Forse il suo colpo di testa non è perfettamente angolato, ma in queste situazioni di solito basta prendere la porta per fare gol. Consigli però è come se fosse già lì - gli americani chiamano questo stato di esaltazione be in the zone - e con la punta delle dita devia il pallone in aria. Non contento, poi, si rialza in un lampo e smanaccia via il pallone che era rimasto nella sua zona, perché non c’era verso potesse prendere gol sabato sera.
L’arte del dribbling di Junior Messias
La storia personale di Junior Messias - quella di un giocatore che fino al 2015 non era nemmeno un professionista e che ha giocato la sua prima partita in Serie B a 28 anni - è straordinaria e di riflesso rende ancora più straordinarie le cose che Messias ha mostrato in campo in questa prima parte di stagione. Nonostante il Crotone sia ancora ultimo in classifica, il giocatore brasiliano è uno dei primi in Serie A per dribbling riusciti (2.7 per 90 minuti, solo 14 altri giocatori fanno meglio tra quelli con almeno 150 minuti di gioco) e il più delle volte guardare le sue partite è un piacere per gli occhi. Quello che più impressiona di Messias è la leggerezza, forse dettata proprio dal fatto di essere arrivato in Serie A così tardi e dopo così tanto lavoro - come se la sua ambizione sconsiderata fosse un regalo che fa a se stesso per averci creduto in tutti questi anni. Contro lo Spezia, Messias ha superato l’avversario in dribbling tre volte (sulle sei totali), ma questa è di sicuro la più bella.
Su una transizione partita appena fuori dall’area, il giocatore brasiliano tenta il controllo in corsa con l’esterno sinistro ma la palla gli sfugge via e sembra destinata a finire oltre la linea del fallo laterale. Messias si impegna, la raggiunge, poi fa una prima pausa controintuitiva fermando il pallone con l’interno sinistro. Un gesto semplice ma complesso al tempo stesso perché mette un dubbio sotto pelle al suo diretto avversario: vuole rientrare dentro al campo con l’esterno o proseguire la corsa dritto per dritto con l’interno? A Messias basta aspettare che questo dubbio consumi dall’interno il suo avversario, che crolla a terra nel tentativo di sporcargli il pallone in scivolata; ballare sulla linea del fallo laterale e poi ripartire in verticale. In definitiva, la bellezza di questo dribbling sta tutto nel fatto che un giocatore abituato a trattare con gentilezza la palla, a toccarla spesso per fargli sentire il suo affetto, abbia messo letteralmente a terra un avversario senza averla mai sfiorata.
L’azione del gol della Roma
Distinguere nettamente tra i problemi di una squadra che perde e i meriti di una squadra che vince è difficile sempre, figuriamoci quando una squadra fa cinque gol ad un’altra in un singolo tempo. Quello che però abbiamo visto con chiarezza nella partita tra Bologna e Roma sono i principi di gioco di Paulo Fonseca. Da quando è arrivato in Italia non sempre hanno funzionato con questa fluidità - spesso per problemi di finalizzazione, c’è da dire - ma che sia stata sempre questa la direzione credo nessuno possa davvero metterlo in dubbio. Contro la squadra di Mihajlovic, i giallorossi hanno messo in mostra una ricchezza invidiabile nel gioco palla a terra - sfruttando la grande densità centrale, oppure andando lungo sulle catene di fascia come in questo caso. Forse la differenza principale rispetto allo scorso anno, durante il quale la Roma non è mai stata continua come sembra poter essere quest’anno, è la reattività dei mediani nel buttarsi in area, aggiungendosi ai trequartisti e a Dzeko. In questo caso di Veretout, che parte come un treno dal centrocampo quando la palla è ancora tra i piedi di Pellegrini per infilarsi nello spazio tra i due centrali avversari. La continuità con cui i mediani fanno questo lavoro ha aumentato esponenzialmente l'imprevedibilità della Roma, una squadra che non avendo grandi finalizzatori è sempre condannata a creare tante occasioni da gol per vincere le partite.
Il mini-sombrero di Tomiyasu
Dopo una prima stagione come terzino destro, Mihajlovic ha spostato Tomiyasu al centro della difesa con l’idea - probabilmente - di avere un centrale in fase d’impostazione con una spiccata capacità nel passare il pallone. La fase difensiva del Bologna non sta vivendo un grande momento, ieri la Roma ha segnato 5 gol e potevano essere anche di più, e Tomiyasu non sembra a suo agio al centro della difesa. Ieri a causa dell’infortunio di Mbaye è stato spostato sulla fascia e questa giocata - anche se arrivata in un contesto di risultato acquisito - dimostra come il giapponese ha una sensibilità con il pallone atipica per un difensore (e questo forse potrebbe dare anche qualche indicazione su quale dovrebbe essere il suo ruolo in campo).
È anche difficile spiegare come salta Karsdorp: dopo aver battuto all’indietro la rimessa, riceve il pallone di ritorno a mezza altezza, praticamente all’altezza della linea laterale. Invece di difenderlo con il corpo, quasi si sposta per invitare l’avversario all’anticipo e poi all’ultimo usa il piede come un dosso per farci rimbalzare il pallone sopra e scavalcare Karsdorp, mentre lui gli passa alle spalle. Poi il controllo di coscia e via come se fosse una giocata normale.
L’azione di Gervinho
È dal 2013, con un intermezzo in Cina, che Gervinho è imprendibile per le difese della Serie A. Ma se quando è arrivato, alla Roma, sembrava esserlo soprattutto grazie a una velocità fuori scala, oggi quando è in giornata l’ivoriano è semplicemente un attaccante di classe superiore. Tutta la giocata con cui manipola Kalulu, a cui alla prima della vita in Serie A non si poteva chiedere di più, è magnifica. Lo stop a seguire, perfetto. Le sterzate e contro sterzate per trovare lo spazio per il cross e anche il tempismo nel farlo passare tra le gambe dell’avversario. Anche il tipo di passaggio che sceglie, arretrato, forte e teso, è la soluzione migliore che poteva prendere.