
Mourinho alla Roma ritrova 4 giocatori: ecco chi ha già allenato
Con l'approdo alla Roma, Mourinho ritroverà 4 giocatori che ha già allenato in passato: due allo United, Smalling e Mkhitaryan, oltre a Santon ai tempi dell'Inter e Pedro, voluto al Chelsea e allenato poi per poche settimane a causa dell'esonero. Qual è il rapporto tra il portoghese e i 4 oggi in giallorosso?

HENRIKH MKHITARYAN. Partiamo dall'armeno che, tra i 4, è sicuramente quello che ha avuto il rapporto più complicato con Mourinho. Il giocatore si unisce al Manchester United nell'estate 2016, proprio in concomitanza dell'arrivo dello Special One. Il portoghese non lo schiera quasi mai dal primo minuto nei primi mesi - anche per via di qualche problema fisico -, ma alla fine Mkhitaryan riesce a conquistare la fiducia e diventa titolare nella seconda metà di stagione

LA CRITICA DI MOU. Nonostante Mkhitaryan diventi sempre più centrale nel gioco dello United, non mancano gli attriti con il suo allenatore. A svelarli è proprio l'armeno nel corso di un'intervista concessa al blogger russo Yevgeny Savin nel marzo 2020. "Una volta a colazione Mourinho mi vide e mi disse: «Per colpa tua la stampa mi critica» - racconta il giocatore -. E io risposi: «Davvero? Non lo faccio certo di proposito». È stato l'allenatore più duro che ho avuto in carriera, è un vincente di natura e vuole che tu faccia quello che ti chiede"

I TROFEI VINTI. "Ci sono state divergenze e conflitti, ma non hanno avuto un forte impatto sul buon lavoro e i tre trofei vinti" prosegue Mkhitaryan. E infatti la prima stagione del trequartista allo United con Mou in panchina arricchisce il palmares dello United con tre titoli, compresa l'Europa League dove l'armeno parte da titolare nella finale e segna il secondo gol con cui i Red Devils mettono a tappeto l'Ajax

LA PRIMA LITE. I veri problemi iniziano nella stagione successiva, 2017/18. Come riportò al tempo Espn, attraverso una fonte vicinissima allo United, i due litigarono durante un’analisi video di una partita (vinta 1-0 contro il Brighton). In quell'occasione Mourinho criticò eccessivamente il giocatore che era entrato in campo negli ultimi 19 minuti ma che non aveva soddisfatto il tecnico. A quel punto, Mkhitaryan non rimase zitto e replicò colpo su colpo alle lamentele del suo allenatore

MOU SPIEGA L'ESCLUSIONE. Mkhitaryan resta fuori dal match successivo e Mourinho spiega il perché: "Non ero contento delle sue ultime esibizioni - afferma lo Special One -. Non parlo di uno o due partite, ma di tre, quattro o cinque. Ha iniziato molto bene la stagione e poi, passo dopo passo, è scomparso. Le sue prestazioni in termini di gol, assist, pressing, recupero palla stanno calando. Gli altri hanno lavorato meglio e meritano una possibilità, è semplice"

6 TRIBUNE CONSECUTIVE. L'esclusione di Mkhitaryan non si ferma alla gara col Watford. Tra novembre e dicembre 2017, infatti, l'armeno resta in tribuna per sei partite consecutive, pur non essendo alle prese con alcun infortunio. È la goccia che fa traboccare il vaso e convince lo United a cederlo nel mercato di gennaio. "Una volta dopo una partita mi disse che dovevo pensare ad allenarmi di più - raccontò Mkhitaryan -. A quel punto pensai: non ho altro da fare qui a Manchester. Lavoro duramente, presso, segno, aiuto la squadra e qualcuno è pure insoddisfatto"

L'ADDIO SENZA RIMPIANTI. A gennaio 2018 l'armeno va all'Arsenal, in uno scambio con Sanchez, e Mourinho dice: "Sono contento per Miki, credo che ai Gunners potrà fare meglio di quanto ha fatto con noi, sfruttare di più il suo talento. Se ho rimpianti? Non credo". E a proposito di quell'esperienza Mkhitaryan aggiunge: " È stata molto difficile ma ho anche imparato tanto. Ho imparato a difendere, ad aiutare la squadra. Non si trattava solo di segnare gol e fare assist, l'importante era vincere"

LE CAUSE DELLO SCARSO FEELING. Parlando con Gary Lineker al The Premier League Show nell'estate del 2018, Mourinho spiegherà poi le divergenze con Mkhitaryan: "Non riusciva a gestire i metodi di rotazione della squadra. Il modo in cui l'ha affrontato è diverso da quello degli altri giocatori. Si è reso conto di non essere pronto per questa realtà a livello fisico, mentale e di competitività. Anche il suo corpo ha avuto difficoltà ad adattarsi a quell'intensità, con poco tempo per recuperare da partita a partita"

CHRIS SMALLING. Quando Mourinho approda allo United, il difensore veste la maglia dei Red Devils già da sei anni. Il portoghese si affida a lui come titolare per l'intera avventura fino all'esonero, ma nella prima stagione con Mou in panchina Smalling è frenato da una serie di infortuni, motivo che crea alcune divergenze con l'allenatore

INFORTUNI E SCARSO CORAGGIO. Se Mou inizialmente non risparmia elogi sul sacrificio dell'inglese, definendolo "fenomenale" per aver giocato col dolore contro il Chelsea, qualche settimana dopo gli rifila una stoccata. L'allenatore lamenta lo scarso spirito di sacrificio di alcuni suoi giocatori che, leggermente infortunati, preferiscono non rischiare anteponendo gli interessi principali a quelli di squadra: lo Special One si riferisce in particolare a Smalling e Shaw

LE PAROLE DI SMALLING. Alla fine il problema di Smalling si rivela più grave del previsto, un infortunio al tendine, ma il difensore minimizza le critiche del suo allenatore: "Se ha chiesto scusa? Si tratta solo di professionalità. Tutti noi vogliamo giocare, penso fosse un discorso diretto a tutti. Abbiamo un ottimo rapporto: bisogna trarre degli aspetti positivi se l'allenatore ti vuole in campo. Vuole che tu lo rappresenti e che sia un combattente per lui"

SMALLING E QUEI PIEDI... Anche il centrale inglese è tra i titolari dello United che batte l'Ajax in finale e si aggiudica l'Europa League. Nel 2017, parlando durante un seminario all'Università di Lisbona, Mourinho spiega le scelte tattiche adottate in quella partita: "Prepariamo meglio una partita quando siamo consapevoli delle nostre debolezze. Così dissi ai miei giocatori di non dare ai nostri avversari ciò che volevano, scherzando con Smalling: «Con i tuoi piedi di sicuro non imposteremo da dietro» gli dissi"

GLI ELOGI. Critiche e battutine, ma anche tanti elogi. Come dopo la partita del 2018 contro il Watford, quando proprio una rete di Smalling regala la vittoria allo United: "L'unica cosa che non mi piace di Chris in questo momento è il taglio di capelli, ma non posso dirglielo" scherzò Mourinho

MOU, I DIFENSORI INGLESI E QUELLA DIMENTICANZA... Tra i due alla fine c'è stato un rapporto di stima e fiducia reciproca, ma forse Smalling non è riuscito a entrare nel cuore di Mourinho. In un'intervista rilascita a settembre 2019, infatti, allo Special One viene chiesto di nominare tre difensori inglesi che ha allenato: il portoghese ricorda subito Cahill e Terry, avuti entrambi al Chelsea, poi arriva un 'blocco' e non ricorda più nessuno, compreso il povero Chris

DAVIDE SANTON. Il rapporto più speciale è sicuramente quello che si instaura tra il giocatore e Mourinho. È proprio lo Special One a trasformarlo in difensore, facendolo debuttare con la prima squadra a 18 anni appena compiuti: l'esordio arriva in Coppa Italia, contro la Roma, poi la prima in Serie A quattro giorni dopo contro la Sampdoria

IL DUELLO CON CRISTIANO RONALDO. Mourinho nutre talmente tanta fiducia in Santon che lo schiera titolare anche nella doppia sfida di Champions, valevole per gli ottavi, contro il Manchester United: per il terzino è l'esordio assoluto in Europa e il cliente da affrontare non è affatto tra i più semplici. Santon, infatti, è chiamato a occuparsi di Cristiano Ronaldo e ripaga la fiducia del suo allenatore neutralizzando la forza di CR7 nell'arco dei 180 minuti, anche se a qualificarsi alla fine sono proprio i Red Devils

"IL NUOVO MALDINI". "Il bambino". Questo è l'appellativo con cui Mourinho si rivolge a Santon, verso cui il portoghese nutre grandissime speranze in ottica futura: "È un fenomeno, e dopo averlo visto contro la Roma, sapevo che poteva giocare contro qualsiasi squadra, anche contro i campioni d'Europa - dice lo Special One -. Aveva solo bisogno di un allenatore che potesse dargli fiducia: penso che possa diventare il nuovo Maldini, o il nuovo Zanetti o Facchetti per l'Inter nei prossimi 10-15 anni"

GLI ELOGI DI SANTON A MOU. La carriera di Santon non prende il balzo come pronosticato da Mourinho, ma il difensore resta legatissimo all'allenatore. "Ha avuto una grande influenza sulla mia avventura all'Inter - racconta in un'intervista nel 2012 -. Ha avuto fiducia in me nel mettermi in quella posizione e farmi salire in prima squadra. Mi consigliava sempre di non uscire con Balotelli (ride ndr). Gli devo molto: più che un allenatore è stato un eccellente motivatore. È stata una grande esperienza lavorare con lui e lo ringrazierò sempre per quello che ha fatto"

PEDRO. Chiudiamo, infine, con Pedrito. Lo spagnolo viene allenato da Mourinho ai tempi del Chelsea e non è una casualità: è proprio lo Special One, infatti, a insistere con la società per prendere il giocatore dal Barcellona e anticipare la concorrenza del Manchester United. "Abbiamo uno dei migliori attaccanti al mondo - spiega dopo l'avvenuto acquisto -. Un giocatore con tanta esperienza e con qualcosa che mi piace davvero molto, moltissimo: la voglia di lasciare un gigantesco club per cercare qualcosa di nuovo, con la stessa ambizione di vincere"

LA CHIAMATA DI MOU. Il manager portoghese svolge un ruolo chiave per l'approdo di Pedro al Chelsea. "Tutto è iniziato con una chiamata di Fabregas - racconta lo spagnolo -. Mourinho mi ha poi chiamato e questo mi ha aiutato a prendere una decisione: mi ha fatto sentire importante. La verità è che uno ha un'immagine di lui che, quando lo conosci, cambia molto. Non è quello che sembra. Ti tratta come uno della sua famiglia, apprezza e rispetta i suoi giocatori e pretende molto da loro. Mi piace il modo in cui lavora, ha una mentalità positiva e vincente"

PEDRO 'PUPILLO' DI MOU. Lo spagnolo è da subito il pupillo dell'allenatore che, fatta eccezione per due gare saltate per infortunio, lo schiera sempre in campo per 14 giornate di Premier (una sola partendo dalla panchina) più 5 presenze nelle coppe. Peccato, poi, che il binomio Mourinho-Pedro duri appena pochi mesi. Gli scarsi risultati del Chelsea, infatti, convincono la società a esonerare a dicembre 2015 lo Special One

CATTIVA GESTIONE. Apparentemente una grande unione d'intenti tra i due, anche se Pedro nel 2016 - a un anno di distanza dall'esonero di Mou - non nasconde i problemi avuti con l'allenatore da tutta la squadra in quel periodo: "Non c'era un grande feeling tra lui e lo spogliatoio - racconta l'ex Barça -. Eravamo molto giù in campionato, il morale era basso, non c'era fiducia. Tutto stava andando storto. Lui faticava a farci entrare in forma e a risalire in classifica, semplicemente non funzionava nulla". Ora, a Roma, l'occasione di ritrovarsi e riscattarsi insieme